Tragedia evitabile: la morte di Leonardo e il pericolo delle felpe vietate da decenni

Tragedia evitabile: la morte di Leonardo e il pericolo delle felpe vietate da decenni

Tragedia evitabile: la morte di Leonardo e il pericolo delle felpe vietate da decenni

Matteo Rigamonti

Novembre 15, 2025

Arezzo, 15 novembre 2025 – Leonardo Ricci, appena due anni, è morto il 12 novembre scorso nell’asilo nido Ambarabà Ciccì Cocò di Soci, frazione di Bibbiena, in provincia di Arezzo. Il bimbo si sarebbe strozzato con il cordino della felpa che indossava mentre giocava nel cortile della scuola. Un particolare che fa scalpore: quel laccio, secondo le norme europee, non doveva esserci su un indumento pensato per i più piccoli. Eppure, quella mattina, Leonardo aveva proprio una felpa con un cordino al collo. Ora cinque persone sono indagate per la sua morte, tra cui una maestra dell’asilo.

Lacci pericolosi: le regole europee in vigore da quasi vent’anni

La normativa europea EN 14682, in vigore dal 2007 e aggiornata nel 2014, vieta di produrre o vendere abbigliamento per bambini da 0 a 7 anni – o più piccoli di 134 centimetri – che abbia lacci, corde o decorazioni pericolose attorno al collo o al cappuccio. La legge è chiara: niente lacci più lunghi di sette centimetri, niente frange o parti che possono impigliarsi o causare strangolamento. “È una regola fondamentale per la sicurezza – spiega Barbara Bertocci, co-fondatrice e direttrice creativa di Monnalisa – chi non la rispetta può incorrere in multe salate”.

La Commissione europea ha fissato queste regole nel 2007, valide per tutti i Paesi membri. Nel 2014 sono state rese ancora più precise: per i più piccoli, i lacci possono esserci solo se non sporgono più di sette centimetri. Per i bambini dai 7 ai 14 anni, sono ammessi solo lacci ad anello senza estremità libere, sempre entro limiti precisi.

Felpa fuori norma: cosa dicono gli investigatori

Secondo le prime indagini, la felpa indossata da Leonardo non avrebbe dovuto essere in circolazione. “Il rischio di strozzamento è alto”, ribadisce Bertocci. Eppure quel capo era nelle mani di una famiglia e addosso a un bimbo di due anni. Gli inquirenti stanno cercando di risalire all’origine della felpa: potrebbe essere un vecchio indumento, forse comprato in un mercatino dell’usato o passato di mano in mano. Spesso, però, queste felpe arrivano da piccole aziende che sfuggono ai controlli delle grandi marche e alle certificazioni obbligatorie.

La Procura di Arezzo ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Cinque persone sono indagate, tra cui una maestra dell’asilo e alcuni responsabili della struttura. Gli investigatori stanno ascoltando testimoni e raccogliendo documenti sulle procedure interne e sulla provenienza del capo incriminato.

Controlli e responsabilità: cosa dice la legge

Le norme europee obbligano produttori e distributori a seguire regole rigorose sulla sicurezza degli indumenti per bambini. Chi non rispetta rischia sanzioni amministrative e penali. Ma controllare davvero il mercato è complicato. “Il fatto che un capo con lacci pericolosi si trovi ancora in circolazione dipende da tanti fattori – spiega Bertocci – spesso si tratta di prodotti vecchi o di aziende che non fanno controlli adeguati”.

Nel caso di Leonardo, gli inquirenti vogliono capire come una felpa non a norma sia arrivata fino a un asilo nido. La scuola aveva preso tutte le precauzioni? C’erano controlli sugli indumenti dei bambini? Sono domande a cui si cercherà risposta nei prossimi giorni.

Una tragedia che riapre il dibattito sulla sicurezza

La morte di Leonardo ha scosso profondamente la comunità locale e riacceso il dibattito sulla sicurezza degli abiti per l’infanzia. Il 13 novembre, davanti all’asilo di Soci, fiori e biglietti lasciati dai genitori degli altri bambini hanno raccontato il dolore e lo sgomento. “Non si può morire così”, ha detto una madre all’uscita della scuola.

Le indagini vanno avanti. Intanto, le associazioni dei consumatori chiedono controlli più severi e campagne di informazione rivolte alle famiglie. Perché tragedie come questa non devono più succedere.