Londra, 16 novembre 2025 – Il governo laburista britannico ha annunciato oggi una stretta importante sulle tutele per i rifugiati nel Regno Unito, confermando quanto già anticipato dalla BBC nei giorni scorsi. La ministra dell’Interno, Shabana Mahmood, ha detto chiaramente che l’obiettivo è “mettere fine al golden ticket del Regno Unito per i richiedenti asilo”, una frase che ha subito acceso un acceso dibattito politico e sociale in tutto il Paese.
Rifugiati, nuove regole più rigide
Il Ministero dell’Interno ha comunicato che la durata dello status di rifugiato passerà da cinque anni a soli trenta mesi, con obbligo di revisioni periodiche. Non solo: per chiedere la residenza permanente si dovranno aspettare vent’anni, rispetto ai cinque di prima. Un cambiamento netto, pensato per scoraggiare gli arrivi e tenere più sotto controllo i flussi migratori.
Lunedì prossimo, la ministra Mahmood illustrerà in Parlamento l’intero pacchetto di misure. Fonti vicine al governo lasciano intendere che potrebbero arrivare anche altre restrizioni, ma per ora nessun dettaglio in più. “Vogliamo un sistema più giusto e rigoroso”, ha ribadito Mahmood in una nota nel pomeriggio.
Politica e associazioni si dividono
La notizia ha subito scatenato reazioni tra chi si occupa di diritti dei migranti. Amnesty International UK ha bollato la proposta come “un passo indietro per la protezione umanitaria”. Refugee Council ha parlato di “misure che rischiano di lasciare migliaia di persone in una lunga incertezza”. Anche alcuni deputati laburisti hanno sollevato dubbi, chiedendo un confronto più ampio prima di dare il via libera definitivo.
Dall’altra parte, diversi esponenti conservatori hanno accolto con favore la svolta. Il deputato Tory Mark Harper ha detto: “Era ora di mettere un freno agli abusi del sistema”, sottolineando come negli ultimi anni siano aumentate le richieste d’asilo, soprattutto attraverso la Manica.
Immigrazione sotto la lente
Negli ultimi dodici mesi, secondo i dati ufficiali del Ministero dell’Interno, sono state presentate oltre 80mila domande di asilo nel Regno Unito. Circa il 60% è stato accolto in prima istanza. Il governo sostiene che il sistema attuale non regge più, sia per i costi sia per le difficoltà di integrazione.
La questione dei flussi migratori è tornata al centro dell’attenzione dopo alcuni sbarchi sulle coste del Kent, dove negli ultimi mesi sono arrivati centinaia di migranti su piccole imbarcazioni. Le immagini diffuse dai media hanno aumentato la pressione sull’esecutivo per misure più dure.
Cosa cambia per chi ottiene lo status di rifugiato
Chi ottiene lo status di rifugiato vedrà cambiare molto la propria situazione: non più un permesso di cinque anni, ma solo due anni e mezzo, con controlli regolari per verificare che restino valide le condizioni per rimanere. Per chiedere la residenza permanente bisognerà aspettare vent’anni, un tempo lungo che, secondo molte associazioni, rischia di creare “una generazione sospesa”.
Il governo difende la scelta, spiegando che serve a “garantire che restino solo chi ha davvero diritto alla protezione”. Ma le organizzazioni umanitarie stimano che migliaia di persone saranno coinvolte ogni anno dalle nuove regole.
Il futuro in Parlamento
Lunedì mattina la ministra Mahmood presenterà alla Camera dei Comuni il testo completo delle nuove norme. Il dibattito si preannuncia acceso: molti deputati vogliono chiarimenti su come funzioneranno le revisioni periodiche dello status e sulle garanzie per i minori non accompagnati.
Intanto, da Downing Street fanno sapere che il governo vuole andare avanti in fretta. “Non possiamo più permetterci ritardi”, ha detto un portavoce. Resta da vedere se questa linea dura sui richiedenti asilo cambierà davvero la politica migratoria britannica o se, invece, aprirà nuovi fronti di tensione nella maggioranza.
