Roma, 16 novembre 2025 – Famiglie e imprese italiane hanno aumentato la loro presenza nel mercato dei Bot e Btp, arrivando a detenere, ad agosto 2025, 442,4 miliardi di euro di debito pubblico italiano. Questa cifra rappresenta il 14,4% del totale, che ha raggiunto quota 3.081 miliardi, quasi il doppio rispetto al minimo storico del 7,9% toccato nel 2021. I dati diffusi oggi dalla Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) mostrano un cambiamento importante nel profilo degli investitori, spinto da rendimenti alti e dalla crescente voglia di strumenti considerati sicuri.
Famiglie e imprese: sempre più protagonisti nei titoli di Stato
La Fabi spiega che il ritorno delle famiglie italiane ai titoli di Stato dipende da diversi fattori. Da una parte, il successo delle emissioni pensate per il pubblico retail – come il Btp Valore, che dal 2023 ha raccolto 93 miliardi. Dall’altra, la percezione di una maggiore stabilità del Paese, in un mondo che resta incerto. “Le famiglie italiane stanno tornando a investire nei titoli di Stato perché hanno fiducia. Fiducia nel Paese, nella sua tenuta sociale e politica”, ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. Una fiducia che, secondo Sileoni, non arriva per caso: “Le famiglie non mettono i loro risparmi nei Btp se non vedono stabilità, continuità e una prospettiva credibile”.
Investitori esteri in ripresa ai livelli di sei anni fa
Anche gli investitori esteri hanno aumentato di molto la loro presenza. Ad agosto 2025, secondo la Fabi, gli operatori internazionali detenevano 1.039,9 miliardi di euro di debito pubblico italiano, pari al 33,8% del totale. Un livello che non si vedeva da sei anni e che segna un netto balzo rispetto al 26,8% registrato nel 2022. La domanda internazionale torna così a essere uno dei pilastri principali del mercato del debito sovrano italiano. “È prima di tutto un segnale politico, più che economico”, ha sottolineato Sileoni. “L’Italia è oggi vista come più stabile e credibile rispetto ad altri grandi Paesi europei”.
Banca d’Italia riduce la propria esposizione
Diversa la situazione della Banca d’Italia, che agisce per conto dell’Eurosistema. L’istituto centrale ha ridotto la sua esposizione, passando dai 721 miliardi del 2022 ai 592,1 miliardi del 2025. La quota detenuta è scesa dal 26,1% al 19,2%. Questo calo è legato soprattutto alla fine degli acquisti netti da parte della Bce. Anche fondi e assicurazioni hanno visto una leggera flessione: oggi rappresentano il 12,5% del totale (386,3 miliardi), contro il 15,8% del 2019.
Banche italiane: ruolo solido ma quota in calo
Le banche italiane mantengono una presenza importante nei Bot e Btp, con oltre 620 miliardi di euro in portafoglio. Tuttavia, il loro peso relativo sul totale del debito pubblico è sceso dal 26% prima della pandemia al 20% attuale. Nel biennio 2024-2025 la tendenza si è ulteriormente accentuata: a settembre si registravano 601,4 miliardi, pari al 21,7%. Questo calo non è dovuto a una fuga degli istituti, ma alla crescita complessiva del debito e all’ingresso di nuovi investitori esteri e privati.
Debito pubblico in costante crescita
Nel complesso, il debito pubblico italiano è salito dai 2.415,6 miliardi del 2019 ai 3.080,9 miliardi di settembre 2025: un aumento di circa 665 miliardi in sei anni (+27,5%). Dietro questa crescita ci sono sia le necessità finanziarie legate alla pandemia sia le tensioni internazionali degli ultimi anni.
La fiducia come motore degli investimenti
Secondo la Fabi, la nuova fiducia delle famiglie e la stabilità garantita dal sistema bancario sono oggi due pilastri cruciali per l’equilibrio finanziario del Paese. “Il ruolo delle banche resta fondamentale: anche se la loro quota è diminuita, continuano a gestire oltre 620 miliardi di debito”, ha ricordato Sileoni. Questa presenza testimonia quanto il settore bancario sia ancora centrale per la stabilità finanziaria dell’Italia.
In questo quadro, il crescente interesse degli investitori esteri viene letto come un segnale positivo anche sul piano politico. L’Italia, dicono gli analisti, appare oggi più solida agli occhi dei mercati rispetto ad altri Paesi europei. Un dato che potrebbe influenzare le future strategie di emissione e la percezione internazionale della solidità economica nazionale.
