Tel Aviv, 16 novembre 2025 – Israele mette un punto fermo: nessuno Stato palestinese. Il ministro della Difesa, Israel Katz, lo ha ribadito con chiarezza oggi, lanciando un messaggio su X (ex Twitter) mentre la tensione nella regione non accenna a calare e la diplomazia internazionale arranca.
Israele non molla: “Niente Stato palestinese”
“La nostra linea è netta: non ci sarà uno Stato palestinese”, ha scritto Katz, confermando quello che il governo di Benjamin Netanyahu sostiene da mesi, specialmente dopo la ripresa degli scontri nella Striscia di Gaza. Le Forze di Difesa israeliane (Idf) resteranno attive non solo sul Monte Hermon – area chiave al confine con Siria e Libano – ma anche in “zone di sicurezza” e in punti cruciali di Gaza. Il governo vuole così blindare i confini e prevenire nuove minacce.
Gaza sotto controllo: smilitarizzazione fino all’ultimo tunnel
Katz ha spiegato che la smilitarizzazione di Gaza sarà spinta fino all’ultimo tunnel. “Hamas sarà disarmata nella cosiddetta area gialla dalle nostre forze”, ha detto. Si tratta delle zone più delicate sul piano militare. Per il resto della Striscia, il controllo potrebbe toccare a una “forza internazionale o direttamente all’Idf”, anche se per ora non ci sono conferme ufficiali da Nazioni Unite o altri enti coinvolti nei negoziati.
La diplomazia internazionale resta in attesa
Le parole di Katz arrivano mentre la comunità internazionale – da Washington a Bruxelles – continua a spingere per una soluzione politica basata sui “due Stati”. Ma la posizione del ministro israeliano sembra allontanare questa strada. “Niente Stato palestinese”, ha ripetuto Katz, mettendo la sicurezza interna e il disarmo delle milizie davanti a tutto.
Presenza militare nei punti chiave
Fonti militari israeliane confermano che l’Idf rimarrà sul Monte Hermon e nelle “zone di sicurezza” per tenere d’occhio i movimenti ai confini nord e sud. Il Monte Hermon, in particolare, è fondamentale per controllare le alture del Golan e bloccare infiltrazioni dalla Siria. A Gaza, invece, l’obiettivo è chiaro: impedire che Hamas ricostruisca le sue infrastrutture militari e si riarma.
Il futuro di Gaza resta un’incognita
Non è chiaro chi governerà la Striscia di Gaza dopo questa fase militare. Katz ha lasciato intendere che la smilitarizzazione sarà gestita in parte da Israele, in parte forse da una forza internazionale. Ma al momento non ci sono dettagli né accordi concreti. Fonti europee sentite oggi sottolineano che “qualunque soluzione deve passare da un negoziato diretto”. E avvertono: una presenza militare prolungata rischia solo di complicare le cose.
La risposta palestinese
Dall’altra parte, l’Autorità Nazionale Palestinese ha definito la posizione di Katz “inaccettabile”. In una nota da Ramallah si legge: “Il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese non si può negare”. Fonti vicine a Hamas parlano invece di “provocazione” e di un tentativo di “legittimare l’occupazione”. Intanto, sul terreno, la tensione resta alta: nelle ultime 24 ore sono scoppiati nuovi scontri vicino al valico di Rafah e nel nord della Striscia.
Un futuro ancora tutto da scrivere
Lo scenario politico resta incerto. Le parole di Katz confermano che per Israele la priorità è la sicurezza e il controllo militare delle zone strategiche. Solo dopo, forse, si potrà tornare a parlare di negoziati. Ma per ora, secondo il ministro della Difesa, l’idea dei “due Stati” è fuori discussione.
