Milano, 16 novembre 2025 – Si spacciava per un nomade digitale, un lavoratore da remoto con passaporto regolare e laptop sempre acceso. In realtà, secondo la polizia, era il cervello di un traffico internazionale di stupefacenti tra Italia e Sud-Est asiatico. Un ragazzo di 26 anni, originario di Asti e residente a Cambiano, è stato arrestato dieci giorni fa a Bangkok, in Thailandia, dopo mesi di indagini che hanno fatto emergere un sistema ingegnoso per spedire droga in Italia usando i locker automatici. “Qui la polizia non ci capisce niente, sono dei minchioni”, avrebbe detto al telefono ai suoi complici, convinto di poter scavalcare i controlli. Ma la sua sicurezza è durata poco.
Tra Italia e Thailandia, un vero mercato della droga online
Gli investigatori della procura di Asti e i carabinieri hanno ricostruito il meccanismo: il giovane, che ufficialmente lavorava come nomade digitale, gestiva dal computer un vero e proprio supermercato della droga online. Hashish, cocaina, eroina, ketamina, oppio, Lsd: un catalogo quasi completo di sostanze. Le spedizioni partivano dal Sud-Est asiatico, soprattutto da Vietnam e Thailandia, e arrivavano in Italia tramite il servizio postale. Il trucco stava nell’uso dei locker automatici per ritirare i pacchi, così da rendere più difficile rintracciare le consegne.
Gli inquirenti spiegano che il sistema puntava a sfruttare le lacune nei controlli doganali e la velocità delle spedizioni internazionali. “Pensava di poter gestire tutto a distanza senza lasciare tracce”, ha detto una fonte della polizia. Ma le indagini hanno seguito i movimenti dei pacchi e delle persone coinvolte, fino a smantellare la rete.
Complici arrestati uno dopo l’altro
Il 26enne non agiva da solo. Con lui c’erano alcuni amici di vecchia data, messi a gestire la logistica in Italia: ritirare i pacchi dai locker, smistarli e consegnarli ai clienti. Nonostante le rassicurazioni del giovane – “qui la polizia non ci fa nulla” –, uno dopo l’altro sono stati sorpresi in flagranza. Le manette sono scattate soprattutto vicino ai punti di ritiro automatici, spesso all’alba o nel tardo pomeriggio.
Quando i suoi collaboratori sono finiti in carcere, il giovane ha cercato di sostituirli di persona. Ma con la pressione delle indagini che cresceva, ha deciso di lasciare l’Italia e rifugiarsi all’estero. Prima in Vietnam, poi in Thailandia: sempre con un visto da nomade digitale, sempre connesso.
La cattura a Bangkok e il rientro in Italia
La fuga è durata poco. Una decina di giorni fa, la polizia thailandese lo ha trovato in un appartamento nel cuore di Bangkok. L’arresto è stato tranquillo: il ragazzo si è arreso senza opporre resistenza e ha subito chiesto di tornare in Italia. “Voglio chiarire la mia posizione”, avrebbe detto durante l’interrogatorio.
All’aeroporto di Milano Malpensa ad attenderlo c’erano gli agenti italiani. Poche ore dopo l’atterraggio è stato trasferito al carcere di Busto Arsizio. Ora dovrà rispondere davanti ai magistrati piemontesi del reato di traffico internazionale di stupefacenti.
Locker automatici, la nuova frontiera del narcotraffico
Questo caso ha acceso i riflettori su una tecnica sempre più diffusa tra i trafficanti: usare i locker automatici per consegnare la droga. Secondo gli investigatori, è un metodo che complica le indagini ma non le rende impossibili. “Abbiamo incrociato dati sui movimenti dei pacchi, immagini delle telecamere e tabulati telefonici”, ha spiegato una fonte vicina all’inchiesta.
Il fenomeno dei “nomadi digitali” che sfruttano la mobilità internazionale per attività illegali preoccupa anche le autorità europee. In questo caso, la collaborazione tra polizie di diversi Paesi è stata decisiva per chiudere il cerchio.
L’inchiesta continua
Gli investigatori non escludono che la rete sia più ampia. Al momento stanno controllando altri nomi e contatti trovati nei dispositivi sequestrati al giovane astigiano. “Stiamo analizzando chat e transazioni”, hanno detto dalla procura. Nel frattempo, il 26enne resta in carcere a Busto Arsizio, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.
Il suo profilo – giovane, fluente in inglese, esperto di tecnologia – racconta una nuova generazione di trafficanti che si muove tra continenti e piattaforme digitali. Ma anche stavolta la sua certezza di poter sfuggire ai controlli si è scontrata con la realtà delle indagini.
