La madre di Alberto Trentini: La pazienza è finita, il governo ha speso troppo poco per mio figlio

La madre di Alberto Trentini: La pazienza è finita, il governo ha speso troppo poco per mio figlio

La madre di Alberto Trentini: La pazienza è finita, il governo ha speso troppo poco per mio figlio

Matteo Rigamonti

Novembre 16, 2025

Milano, 16 novembre 2025 – A un anno dall’arresto di Alberto Trentini in Venezuela, sua madre, Armanda Colusso, ha scelto la sala di Palazzo Marino, nel cuore di Milano, per lanciare un nuovo appello al governo italiano. “La pazienza è finita: si sono mossi troppo poco per mio figlio”, ha detto davanti ai giornalisti, visibilmente provata. Era il 16 novembre 2024 quando il cooperante veneto veniva fermato a un posto di blocco, pochi giorni dopo il suo arrivo in Sud America. Da allora, la famiglia vive sospesa tra attesa e frustrazione.

“Un anno senza risposte”: la denuncia di una madre disperata

Durante la conferenza stampa, Armanda ha raccontato i mesi passati senza notizie chiare sul destino di Alberto Trentini. “Fino ad agosto il nostro governo non aveva avuto alcun contatto con quello venezuelano. È la prova di quanto poco si sono impegnati per mio figlio”, ha spiegato. La rabbia è palpabile: “Sono qui dopo 365 giorni per dire che non ne posso più. Per Alberto non si è fatto quello che si doveva fare. Sono stata paziente e rispettosa, ma adesso basta”.

Colusso ha ricordato di aver ricevuto solo “tre telefonate” dalla premier Giorgia Meloni e due incontri con il sottosegretario Alfredo Mantovano, con cui però – dice – “c’è un contatto costante”. Il silenzio iniziale imposto dal governo, secondo lei, avrebbe dovuto proteggere Alberto. Ma solo un’interrogazione parlamentare, qualche mese fa, ha riportato il caso alla luce.

Il governo: “Nessuno resta solo”

Alle accuse della famiglia aveva già risposto il ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Non siamo fermi, abbiamo già riportato a casa due italiani dal carcere. Tutti i nostri connazionali detenuti in Venezuela sono uguali, nessuno è più importante degli altri. Il lavoro per Trentini è lo stesso che facciamo per gli altri. Continuiamo a muoverci, anche se non è facile”, aveva detto in una nota a settembre.

Fonti della Farnesina confermano che la situazione è “complessa”, anche per le relazioni tese tra Caracas e diversi Paesi europei. L’ambasciatore italiano Giovanni Umberto De Vito ha potuto incontrare Trentini una sola volta, riferendo che il cooperante “sta bene, anche se ha perso peso”.

Un anno rubato: la vita sospesa di Alberto

La madre racconta i giorni pieni di angoscia: “Non riusciamo a trovare pace. Alberto ci manca ogni singolo giorno”. Il marito di Armanda, aggiunge, “non sta affatto bene”. Le notti sono lunghe e piene di domande: come sta Alberto? Cosa pensa? Di cosa ha paura? “Gli hanno tolto un anno di vita, senza affetti. Ha perso Natale, Pasqua, il compleanno, le passeggiate, la musica, la lettura”. Solo grazie a un paio di occhiali trovati in carcere è riuscito a leggere qualche pagina e a trovare un po’ di sollievo.

I contatti con l’esterno sono pochissimi: tre telefonate in dodici mesi e una sola visita ufficiale. La famiglia riceve notizie a spizzichi, spesso filtrate dalle autorità venezuelane.

Chi è Alberto Trentini: dieci anni tra Africa e Sud America

Alberto Trentini, 38 anni, nato al Lido di Venezia, si era laureato in Storia a Ca’ Foscari e aveva fatto un master in assistenza e sanificazione dell’acqua a Liverpool e Leeds. Da oltre dieci anni lavorava come cooperante in progetti umanitari in Ecuador, Etiopia, Paraguay, Nepal e Perù. Nell’ottobre 2024 era arrivato in Venezuela come coordinatore della Ong francese Humanity and Inclusion, che aiuta persone con disabilità.

L’arresto è arrivato senza accuse chiare e senza processo. Da allora è detenuto nella sezione più dura del carcere di El Rodeo I, alle porte di Caracas. Le autorità venezuelane parlano solo di una “cospirazione”, senza dettagli.

Un caso politico: vittima delle tensioni tra Caracas e l’Europa

Secondo fonti diplomatiche europee, la detenzione di Trentini potrebbe essere un gioco politico del governo di Nicolás Maduro che usa i prigionieri stranieri come leva contro i Paesi ostili. Alberto sarebbe diventato uno strumento di pressione.

La famiglia chiede ora un intervento più deciso dalle istituzioni italiane e internazionali. “Questi 12 mesi sono stati durissimi per me e la mia famiglia”, ha detto Armanda ai cronisti. La speranza è di poter riabbracciare presto Alberto. Ma oggi, da Milano, la distanza con Caracas sembra ancora enorme.