Zurigo, 16 novembre 2025 – Un gruppo di ricercatori del Politecnico Federale di Zurigo ha messo a punto microrobot in grado di muoversi nei vasi sanguigni più piccoli del cervello, aprendo la strada a nuove cure per ictus, tumori e infezioni localizzate. La scoperta, raccontata su Science, arriva dopo esperimenti su maiali e pecore. Ora, spiegano i responsabili Salvador Pané e Bradley Nelson, si prepara il terreno per i primi test sull’uomo.
Microrobot: la sfida delle dimensioni e il salto tecnologico
Il nodo da sciogliere era tutto nelle dimensioni. Realizzare macchine così piccole da passare nei capillari cerebrali, ma allo stesso tempo facili da controllare e da seguire, non è stato affatto semplice. “Abbiamo cercato a lungo il giusto compromesso tra miniaturizzazione e funzionalità”, racconta Pané. Il risultato sono capsule minuscole che contengono due tipi di nanoparticelle: quelle di ossido di ferro servono a guidare i microrobot con campi magnetici esterni, mentre quelle di tantalio – un metallo pesante – permettono di monitorarli con i raggi X durante il loro percorso nel corpo.
Un dettaglio tecnico, ma fondamentale. Questa combinazione dà ai medici la possibilità non solo di spostare i microrobot con precisione, ma anche di vedere in tempo reale dove stanno andando. “Solo così possiamo essere sicuri che il farmaco arrivi esattamente dove deve agire”, sottolinea Nelson.
Navigare nei vasi con precisione: un salto avanti decisivo
Il vero progresso sta nella capacità di muovere i microrobot anche in condizioni difficili. Nei test fatti tra il 2023 e il 2024 a Zurigo, le capsule sono state pilotate attraverso biforcazioni dei vasi sanguigni e perfino controcorrente rispetto al flusso del sangue. Il team ha sviluppato una strategia che combina tre metodi diversi di navigazione magnetica.
Il risultato? Come riportato su Science, nel 95% dei casi il farmaco è stato rilasciato esattamente dove serviva. Se questo dato verrà confermato negli studi sull’uomo, potrebbe rivoluzionare il trattamento di molte malattie. “Pensiamo soprattutto agli ictus ischemici e ai tumori cerebrali”, spiega Pané. “Qui la precisione nel consegnare il farmaco fa davvero la differenza”.
Verso l’uomo: cosa aspettarsi nei prossimi mesi
Dopo i successi sugli animali, il Politecnico di Zurigo si prepara a testare la tecnologia sull’uomo. “Contiamo di partire entro il prossimo anno”, dice Nelson. I protocolli sono in fase di definizione e si aspettano le autorizzazioni necessarie dalle autorità sanitarie svizzere ed europee.
L’attenzione della comunità scientifica è alta. Usare microrobot per portare farmaci direttamente al punto da curare, evitando effetti collaterali in altre parti del corpo, è visto come una delle strade più promettenti della medicina su misura. “Non è solo una questione di tecnologia”, aggiunge Pané. “È un modo diverso di pensare le cure: più precise e meno invasive”.
I nodi ancora da sciogliere
Rimangono però delle incognite. La sicurezza a lungo termine dei materiali usati – ossido di ferro e tantalio – dovrà essere valutata con attenzione nei prossimi studi clinici. Inoltre, la navigazione nei vasi umani potrebbe presentare sfide diverse rispetto agli animali. “Siamo cauti”, ammette Nelson. “Ma finora i dati sono incoraggianti”.
I costi delle prime procedure potrebbero essere alti, dicono i ricercatori, ma si aspettano una riduzione man mano che la produzione aumenterà. Intanto, nei laboratori svizzeri si lavora già a microrobot ancora più piccoli, in grado forse di raggiungere anche le zone più nascoste del corpo.
Un passo avanti che, se confermato, potrebbe davvero cambiare la partita nella lotta contro malattie difficili da trattare con le terapie tradizionali.
