Netanyahu esclude un futuro Stato palestinese a ovest del Giordano

Netanyahu esclude un futuro Stato palestinese a ovest del Giordano

Netanyahu esclude un futuro Stato palestinese a ovest del Giordano

Matteo Rigamonti

Novembre 16, 2025

Tel Aviv, 16 novembre 2025 – Questa mattina, all’apertura della riunione di governo a Gerusalemme, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha ribadito con forza la posizione del suo esecutivo: nessuno Stato palestinese nascerà nei territori a ovest del fiume Giordano. Una presa di posizione chiara, che arriva in un momento di tensione crescente nella regione, mentre la comunità internazionale continua a cercare una via d’uscita per il futuro di Gaza e della Cisgiordania.

Netanyahu: “Nessuna apertura su uno Stato palestinese”

La nostra opposizione a uno Stato palestinese in qualsiasi territorio a ovest del Giordano resta ferma e non è cambiata di una virgola”, ha detto Netanyahu, parlando ai ministri riuniti attorno al grande tavolo nella sala del governo. Il premier, a capo di una coalizione di destra e partiti religiosi, ha voluto mettere nero su bianco la linea dura dell’esecutivo, dopo le crescenti pressioni internazionali per una soluzione politica al conflitto con i palestinesi. “Non c’è nessun cambiamento, nessuna apertura”, ha spiegato un funzionario vicino al premier, lasciando intendere che Israele manterrà il controllo diretto su tutta l’area tra il Giordano e il Mediterraneo, puntando tutto sulla sicurezza.

Gaza: niente concessioni su Hamas e la smilitarizzazione

Nel corso della riunione si è parlato anche del futuro della Striscia di Gaza, soprattutto alla luce delle ultime operazioni militari e delle richieste di riorganizzare la governance del territorio. Netanyahu ha risposto con fermezza alle voci circolate nei giorni scorsi su possibili concessioni a Hamas, chiarendo che non ci sarà alcuna tolleranza per la “non smilitarizzazione” delle zone ancora sotto il controllo del movimento. “Non succederà”, ha detto il premier, riferendosi all’ipotesi che Hamas possa mantenere anche solo parzialmente le sue capacità militari. “Nel piano in 20 punti, e in tutto il resto, Gaza sarà smilitarizzata e Hamas disarmata”, ha aggiunto, citando i documenti discussi dal governo nelle ultime settimane.

Fonti governative confermano che il piano prevede una serie di misure per impedire a qualsiasi gruppo armato di operare nella Striscia una volta terminate le ostilità. Netanyahu ha sottolineato che il disarmo di Hamas avverrà “nel modo più facile o nel modo più difficile”, lasciando intendere che Israele è pronto a proseguire le azioni militari se necessario. “Questo è quello che ho detto, e quello che ha detto anche il presidente Trump”, ha ricordato il premier, richiamando la linea dura già sostenuta dall’ex presidente americano.

Pressioni esterne e reazioni in patria

Le parole di Netanyahu arrivano mentre Stati Uniti, Unione Europea e diversi Paesi arabi spingono per una soluzione politica che preveda la nascita di uno Stato palestinese accanto a Israele. Ma il governo israeliano sembra non voler cedere terreno. “Non possiamo permetterci un’entità ostile a due passi da Tel Aviv”, ha confidato un esponente del Likud, il partito del premier, sottolineando le forti preoccupazioni per la sicurezza nazionale.

Sulle strade di Gerusalemme e Tel Aviv, le dichiarazioni del premier hanno suscitato reazioni contrastanti. Alcuni cittadini, intervistati dalle emittenti locali, hanno espresso sollievo per la fermezza della linea di governo. Altri temono che questa chiusura possa allontanare ancora di più la possibilità di una pace duratura. “Senza una soluzione politica, resteremo incastrati in un circolo vizioso senza fine”, ha commentato Yael Cohen, insegnante di Haifa.

Un futuro sempre più incerto

Mentre i negoziati internazionali vanno avanti tra dichiarazioni pubbliche e incontri riservati, il destino della questione palestinese resta avvolto nell’incertezza. Le parole di Netanyahu segnano un punto fermo nella strategia israeliana: nessuno Stato palestinese tra Giordano e Mediterraneo, nessuna tolleranza per milizie armate a Gaza. Una posizione destinata a irrigidire ancora di più i rapporti con l’Autorità Nazionale Palestinese e con i partner occidentali.

Per ora, la linea del governo israeliano non sembra cambiare. Eppure, dietro le quinte della diplomazia internazionale, qualcuno continua a sperare in una breccia. Ma oggi, almeno a parole, il margine per trattative appare davvero ridotto al minimo.