Scoperti i neuroni responsabili dell’ansia: una nuova frontiera nella comprensione della mente

Scoperti i neuroni responsabili dell'ansia: una nuova frontiera nella comprensione della mente

Scoperti i neuroni responsabili dell'ansia: una nuova frontiera nella comprensione della mente

Giada Liguori

Novembre 16, 2025

Madrid, 16 novembre 2025 – Per la prima volta, un gruppo di ricercatori spagnoli ha individuato i neuroni responsabili dell’ansia all’interno dell’amigdala, la cosiddetta “centralina delle emozioni” del cervello. Lo studio, pubblicato su iScience, arriva dall’Istituto di neuroscienze di Alicante e apre nuove strade per capire e trattare i disturbi d’ansia e la depressione.

I neuroni dell’ansia: la scoperta che cambia tutto

Il coordinatore della ricerca, Juan Lerma, racconta come il team abbia trovato una precisa popolazione di neuroni nell’amigdala basolaterale che, se iperattivi, scatenano comportamenti patologici. “Sapevamo che l’amigdala è legata all’ansia e alla paura, ma ora abbiamo isolato i neuroni che, quando si attivano troppo, fanno scattare questi stati”, spiega Lerma. Gli esperimenti sono stati fatti su topi geneticamente modificati per aumentare il livello del gene Grik4, che controlla la produzione di recettori del glutammato GluK4.

Gene Grik4 e comportamenti inquietanti

Nei topi con più Grik4, i ricercatori hanno visto sintomi di ansia e isolamento sociale, simili a quelli di alcune condizioni umane, come autismo o schizofrenia. “Questi animali evitavano i loro simili e si isolavano”, racconta Álvaro García, primo autore dello studio. Fino a oggi si sospettava un legame tra l’iperattività dell’amigdala e i disturbi emotivi, ma ora è stato dimostrato direttamente.

Taglia e cuci genetico per tornare alla normalità

Il passo successivo è stato intervenire proprio su quei neuroni. Grazie a tecniche di editing genetico, il team ha riportato i livelli di Grik4 alla normalità nei neuroni dell’amigdala basolaterale. Così si è ristabilita la comunicazione con un gruppo di neuroni inibitori nell’amigdala centrolaterale, e i comportamenti di ansia e isolamento sono tornati normali. “Bastava questo per far sparire i sintomi”, sottolinea García.

Funziona anche su topi normali con ansia alta

Per testare meglio, hanno provato lo stesso intervento su topi non modificati, ma con ansia naturalmente alta. Anche in questo caso, riducendo il gene Grik4, i sintomi sono calati nettamente. “Questo ci fa pensare che il meccanismo non sia legato a un solo modello genetico”, spiega Lerma. Insomma, quel circuito neuronale potrebbe regolare l’ansia anche nell’uomo.

Nuove speranze per curare ansia e depressione

Questa scoperta apre la strada a cure più precise per i disturbi d’ansia e la depressione. Lerma osserva: “Colpire questi circuiti specifici potrebbe diventare un modo efficace e mirato per curare”. Oggi i farmaci agiscono su ampie zone del cervello o su neurotrasmettitori diffusi, con molti effetti collaterali. Un approccio più diretto potrebbe evitare tutto questo.

Attenzione però: la strada è ancora lunga

Nonostante i risultati incoraggianti, gli autori invitano a non abbassare la guardia. Gli esperimenti sono stati fatti su animali, e serviranno ancora studi prima di passare all’uomo. Però il lavoro dell’Istituto spagnolo segna un passo avanti importante nel capire l’ansia e offre nuove speranze a chi ne soffre.

Nel frattempo, la comunità scientifica segue con interesse le prossime ricerche su questi neuroni dell’amigdala e sulle potenzialità dell’editing genetico per la salute mentale.