Andreas Sargent Larsen in aula: le rivelazioni shock del tuffatore sullo stalking verso l’ex

Andreas Sargent Larsen in aula: le rivelazioni shock del tuffatore sullo stalking verso l'ex

Andreas Sargent Larsen in aula: le rivelazioni shock del tuffatore sullo stalking verso l'ex

Matteo Rigamonti

Novembre 17, 2025

Roma, 17 novembre 2025 – Questa mattina, Andreas Sargent Larsen, tuffatore olimpico di 25 anni, è comparso davanti ai giudici di piazzale Clodio per rispondere alle accuse di stalking mosse dalla ex compagna, Virginia Tiberti, anche lei atleta della nazionale e minorenne all’epoca dei fatti. In aula, Larsen ha ammesso di aver usato “espressioni pesanti” durante la loro relazione, ma ha precisato: «Mi vergogno ancora oggi di averla insultata, ma non l’ho mai picchiata». La vicenda, partita dagli ambienti sportivi romani, è finita in tribunale dopo un anno di sospensione per l’atleta da parte della Federazione.

Procura: gelosia morbosa e comportamenti ossessivi

Secondo la procura di Roma, Larsen avrebbe mostrato una gelosia morbosa. Nel capo d’imputazione si parla di controlli continui, richieste insistenti su dove si trovasse la ragazza, messaggi ripetuti e limitazioni nella sua vita sociale. Gli inquirenti hanno ricostruito anche episodi di minacce e insulti, oltre a presunte aggressioni fisiche: strattoni, mani al collo e un colpo al volto sferrato contro il volante dell’auto. Un quadro che, secondo l’accusa, ha causato in Virginia uno stato di ansia e paura, influendo sulla sua vita di tutti i giorni.

Larsen: “Mai violenza fisica, ma ho sbagliato”

Larsen ha negato con forza ogni accusa di violenza fisica, pur ammettendo che alcuni suoi comportamenti non erano giusti. In aula ha detto che il controllo tra loro era reciproco: «Ci siamo controllati a vicenda». Ha smentito di aver mai avuto accesso ai social della ragazza o di aver chiesto ad amici di sorvegliarla. Raccontando il periodo dopo la rottura, ha spiegato: «Dopo la fine, ho provato a contattarla per un massimo di tre settimane, solo con messaggi e chiamate per chiarire. Ma ci allenavamo insieme ogni giorno: la piscina era il mio lavoro, non andavo lì per parlare con lei». Ha ripetuto più volte questa distinzione tra vita privata e lavoro.

Il percorso terapeutico e i dubbi della procura

Durante l’udienza, Larsen ha detto di aver iniziato un percorso terapeutico su consiglio del direttore del circolo canottieri Aniene. «Ho capito che questa gelosia era sbagliata e dovevo cambiare», ha detto al giudice. La procura, però, ha chiesto spiegazioni sulle tempistiche. Secondo gli inquirenti, il consiglio sarebbe arrivato solo dopo una scenata di gelosia nel parcheggio del circolo. Un dettaglio che potrebbe avere un peso nelle prossime udienze.

La difesa: “Consapevole degli errori, nessuna prova di violenza”

Al termine dell’udienza, l’avvocata Rosa Natale, legale di Larsen, ha ribadito la linea difensiva: «Larsen ha raccontato il suo rapporto con Virginia, un rapporto che è andato avanti anche dopo la denuncia, perché erano molto legati. Ha ammesso che alcuni suoi comportamenti sono stati sbagliati, ma ha negato con fermezza ogni violenza fisica, per la quale non ci sono prove». La legale ha aggiunto che l’atleta si è scusato ancora con la ragazza e la sua famiglia, mostrando consapevolezza degli errori fatti. «Errori nati dalla giovane età e dall’immaturità sentimentale», ha sottolineato Natale. Ora la difesa aspetta le testimonianze dei propri testimoni per chiarire meglio la situazione.

Il futuro del processo: si aspettano le testimonianze

Il processo andrà avanti nelle prossime settimane con l’ascolto dei testimoni indicati dalle parti. In aula si respira un clima teso ma ordinato: presenti anche alcuni colleghi della nazionale e rappresentanti della Federazione. La storia Larsen-Tiberti continua a scuotere il mondo dei tuffi italiani, dove il confine tra vita privata e carriera sportiva è sempre più sottile. Solo le prossime udienze potranno dire se le accuse di stalking saranno confermate o se prevarrà la versione difensiva dell’atleta romano.