Roma, 17 novembre 2025 – L’economia irregolare in Italia resta un problema che fatica a trovare una soluzione. Secondo il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, questo fenomeno continua a rallentare la crescita e a mettere a rischio i valori di equità su cui si basa la nostra società. Lo ha ribadito stamattina, durante l’Inaugurazione dell’Anno di Studi 2025-26 alla Scuola di Polizia Economico-Finanziaria di Ostia, davanti a ufficiali, studenti e rappresentanti delle istituzioni. “Negli ultimi dieci anni abbiamo fatto qualche passo avanti”, ha detto Panetta, “ma la strada è ancora lunga”.
Economia sommersa: tra difficoltà e qualche segnale di miglioramento
L’economia sommersa – cioè il lavoro in nero, l’evasione fiscale e le attività non dichiarate – resta al centro del dibattito pubblico. Secondo gli ultimi dati dell’ISTAT, il valore prodotto da questo settore nascosto si aggira intorno ai 190 miliardi di euro ogni anno, circa il 10% del PIL nazionale. Un numero che, come ha ricordato Panetta, “non si può ignorare se vogliamo parlare di sviluppo vero e duraturo”. Tuttavia, negli ultimi dieci anni qualche segnale positivo c’è stato: la quota dell’economia sommersa sul PIL è leggermente calata, anche grazie a nuove leggi e a controlli più serrati.
Istituzioni e credibilità: la vera sfida dietro i numeri
“Combattere l’economia irregolare significa recuperare risorse importanti per lo Stato”, ha detto Panetta dalla Scuola di Ostia. Ma, ha aggiunto, il problema va oltre i conti pubblici. “Prima di tutto, si tratta di rafforzare la fiducia nelle istituzioni, difendere la dignità del lavoro e proteggere la libertà delle imprese”. Un messaggio chiaro, rivolto sia alle forze dell’ordine sia ai politici: la lotta all’irregolarità non riguarda solo i numeri, ma anche il rispetto delle regole e la fiducia nel sistema.
Controlli e cultura della legalità: gli strumenti per andare avanti
Negli ultimi anni la Guardia di Finanza ha intensificato i controlli in tutto il Paese. Solo nel 2024 sono stati scoperti oltre 50.000 lavoratori in nero, secondo i dati ufficiali del Comando Generale. Le multe e le denunce hanno colpito soprattutto i settori dell’edilizia, della ristorazione e dell’agricoltura. Ma Panetta ha sottolineato che “reprimere da solo non basta”. Serve una vera “cultura della legalità” che coinvolga imprese, lavoratori e cittadini. In questo senso, la formazione nelle scuole e nelle università è un investimento fondamentale per il futuro.
Equità sociale e crescita: il costo dell’irregolarità
L’economia irregolare, ha spiegato Panetta, “scalfisce i principi di equità su cui si basa la convivenza civile”. Chi evade le tasse o sfrutta il lavoro nero sottrae risorse alla collettività e crea un’ingiusta concorrenza per chi rispetta le regole. Il risultato è un sistema più debole e meno giusto. Uno studio della Banca d’Italia stima che se l’economia sommersa si riducesse del 20%, il gettito fiscale crescerebbe di circa 30 miliardi di euro all’anno. Soldi che potrebbero andare a scuola, sanità e infrastrutture.
Guardare avanti: investire nella legalità conviene
“Investire nella legalità è investire nel futuro dell’Italia, per una crescita duratura e più giusta”, ha concluso Panetta, accolto da un lungo applauso. La sfida è aperta: ridurre l’economia irregolare richiede tempo, risorse e una visione condivisa tra istituzioni, imprese e cittadini. Solo così – ha lasciato intendere il governatore – si potrà costruire un sistema economico più solido e inclusivo. Qualche segnale incoraggiante c’è già: la collaborazione tra pubblico e privato si sta rafforzando e cresce la consapevolezza che la legalità non è solo un dovere morale, ma anche una leva per lo sviluppo.
Nei corridoi della Scuola di Polizia Economico-Finanziaria qualcuno ha sussurrato: “Non è facile cambiare le abitudini di un Paese intero”. Ma il messaggio di Panetta è chiaro: la strada è segnata, ora bisogna percorrerla insieme.
