Milano, 17 novembre 2025 – Questa mattina il prezzo del petrolio ha preso una piega negativa sui mercati internazionali. Il WTI (West Texas Intermediate) con consegna a dicembre è sceso a 59,41 dollari al barile, perdendo l’1,11% rispetto a venerdì. Anche il Brent, punto di riferimento in Europa, ha ceduto terreno: la consegna a gennaio si è fermata a 63,73 dollari al barile, in calo dell’1,03%. Dietro questo calo ci sono, secondo gli operatori di Piazza Affari e delle principali borse europee, sia i dubbi sulla domanda globale sia le tensioni geopolitiche ancora in bilico.
Domanda debole e tensioni internazionali spingono i prezzi verso il basso
Fin dalle prime ore, tra le 8 e le 9, il mercato ha mostrato un andamento al ribasso. Analisti di Goldman Sachs e fonti di ICE Futures Europe collegano questa pressione sui prezzi soprattutto alle previsioni di una domanda più debole nei prossimi mesi. “Le scorte negli Stati Uniti sono aumentate più del previsto”, racconta un trader milanese che preferisce non farsi nominare. “E poi la crescita in Cina sta rallentando, questo pesa sulle aspettative”.
A questo si aggiungono le tensioni in Medio Oriente e Nord Africa, che però per il momento non sembrano aver fatto scattare rialzi significativi. “Il mercato si sta abituando a convivere con un certo livello di instabilità”, spiega un analista di Barclays contattato alle 10.15. “Solo un’escalation improvvisa potrebbe cambiare davvero le cose”.
Energia in calo, prudenza a Piazza Affari e in Europa
A Milano, il settore energetico ha subito l’effetto del calo del petrolio fin dall’apertura. I titoli di Eni e Saipem hanno perso terreno: alle 10.30 Eni lascia sul terreno lo 0,7%, Saipem lo 0,5%. “Gli investitori preferiscono muoversi con cautela”, commenta un operatore di Borsa Italiana. “Attendono segnali chiari sia dalla Federal Reserve che dall’OPEC”.
Situazione simile nelle altre piazze europee: Londra, Francoforte e Parigi hanno visto i titoli legati all’energia partire in negativo, mentre il settore dei trasporti e delle compagnie aeree ha guadagnato terreno, beneficiando della prospettiva di costi del carburante più bassi.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) prevede un rallentamento della domanda globale di petrolio nel primo trimestre del 2026. “Ci aspettiamo una crescita più moderata rispetto agli anni passati”, ha detto Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA, in una nota diffusa ieri sera. “Le economie avanzate puntano sempre di più sull’efficienza energetica e sulle fonti alternative”.
Sul fronte dell’offerta, il 28 novembre si terrà a Vienna la riunione dell’OPEC+ per decidere se modificare le quote di produzione. Secondo Reuters, alcuni paesi membri, tra cui Arabia Saudita e Russia, vorrebbero mantenere i tagli attuali almeno fino a primavera.
Calo del petrolio, cosa cambia per consumatori e imprese
Per chi fa rifornimento in Italia, il calo del prezzo del petrolio potrebbe tradursi in una leggera discesa dei prezzi alla pompa nelle prossime settimane. Oggi la benzina self service si attesta a una media di 1,79 euro al litro, il gasolio a 1,74 euro, secondo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. “Se questa tendenza continua”, spiega il gestore di un distributore IP a Porta Romana, Milano, “potremmo vedere qualche centesimo in meno già entro fine mese”.
Anche le imprese energivore, come i trasporti su gomma e le compagnie aeree, seguono con attenzione l’andamento del prezzo. “Ogni variazione influisce sui nostri costi”, sottolinea un portavoce di Alitalia. “Controlliamo i numeri giorno dopo giorno”.
Petrolio ancora sotto pressione, si aspetta il prossimo capitolo
Insomma, la giornata parte con un messaggio chiaro: il petrolio resta debole, tra una domanda che non decolla e un’offerta che per ora non si riduce. Gli occhi sono puntati sulle prossime mosse dell’OPEC e sulle decisioni delle banche centrali. Solo allora si capirà se questa fase di calo continuerà o se si tratta solo di una pausa nel continuo gioco dei mercati energetici mondiali.
