Ue rivede al ribasso le previsioni sul Pil italiano: +0,4% nel 2025

Ue rivede al ribasso le previsioni sul Pil italiano: +0,4% nel 2025

Ue rivede al ribasso le previsioni sul Pil italiano: +0,4% nel 2025

Giada Liguori

Novembre 17, 2025

Roma, 17 novembre 2025 – La Commissione europea ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per l’Italia. Per il 2025, il Pil dovrebbe aumentare solo dello 0,4%, contro lo 0,7% stimato in primavera. Il dato, presentato oggi a Bruxelles nelle previsioni economiche d’autunno, conferma un ritmo più lento rispetto al resto dell’Unione e mette l’Italia tra i Paesi con la crescita più debole nei prossimi anni.

Italia in fondo alla classifica Ue

Secondo la Commissione, nel 2026 il Pil italiano crescerà dello 0,8%, stesso valore previsto anche per il 2027. Numeri bassi che mettono l’Italia agli ultimi posti tra i 27 Stati membri. Solo Francia (1,1%) e Germania (1,2%) hanno percentuali simili. Il governo, nel recente Documento programmatico di bilancio (Dpb), aveva indicato una crescita dello 0,7% per il 2026 e dello 0,8% nel 2028. “Le nostre previsioni non sono molto diverse da quelle del governo”, ha detto Valdis Dombrovskis, commissario europeo all’Economia, durante la conferenza stampa.

Nel dettaglio, quest’anno l’Italia dovrebbe fare meglio solo di Finlandia (+0,1%) e Germania (+0,2%). In controtendenza invece Irlanda (+2,9%), Spagna (+2%) e Malta (+3,5%), che guidano la classifica europea.

Conti pubblici sotto la lente

Sul fronte dei conti, la Commissione stima che il deficit italiano si manterrà al 3% del Pil nel 2025, per poi calare al 2,8% nel 2026 e al 2,6% nel 2027, in linea con le previsioni del governo. Ma per uscire dalla procedura per deficit eccessivo, l’Italia dovrà chiudere il 2025 con un deficit sotto il 3%. “Le autorità italiane ci hanno confermato più volte l’intenzione di restare appena sotto questa soglia”, ha ribadito Dombrovskis.

Il commissario ha precisato che la decisione finale dipenderà dai dati ufficiali che Eurostat pubblicherà ad aprile: “Solo allora si potrà valutare la chiusura della procedura”. Resta però il dubbio se un deficit al 2,99% sarà davvero sufficiente, visto che Eurostat arrotonda i dati al decimale.

Sul fronte del debito pubblico, Bruxelles prevede un rapporto debito/Pil al 136,4% nel 2025, in aumento fino al 137,9% nel 2026 e in lieve calo al 137,2% nel 2027. L’Italia resterà così tra i quattro Paesi Ue con un debito oltre il 100%, insieme a Belgio (112,2%), Grecia (138%) e Francia (120%).

Crescita a rischio: dazi, geopolitica e clima

La Commissione europea avverte di diversi rischi al ribasso per la crescita europea. “L’incertezza sulle politiche commerciali continua a pesare sull’economia”, si legge nel rapporto. Dazi e restrizioni potrebbero rallentare ulteriormente l’attività. A questo si sommano le tensioni geopolitiche, con possibili shock sulle forniture, e la volatilità dei mercati finanziari, soprattutto nel settore tech statunitense.

Bruxelles mette anche in guardia dalla crescente frequenza dei disastri climatici, che potrebbero frenare la crescita. Dall’altra parte, però, i progressi nelle riforme e nuovi accordi commerciali potrebbero sostenere l’economia più del previsto.

Consumi prudenti e investimenti pubblici spingono la crescita

Dombrovskis ha sottolineato che la crescita italiana si basa soprattutto sui consumi delle famiglie e sugli investimenti pubblici, in particolare quelli legati al Recovery Plan. “Dopo la fine del Pnrr – ha spiegato – ci aspettiamo una ripresa dei fondi per la coesione che sosterranno gli investimenti pubblici”. Però, secondo la Commissione, i consumi delle famiglie italiane saranno più cauti, con un aumento del risparmio precauzionale.

Sul fronte degli investimenti, sia privati che pubblici, si prevede invece un andamento più sostenuto. “Ci aspettiamo una crescita solida della spesa in conto capitale di imprese e società”, ha aggiunto Dombrovskis.

Europa a due velocità

Nel complesso, l’Eurozona dovrebbe chiudere il 2025 con una crescita dell’1,3%, mentre l’intera Ue si fermerà all’1,4%. Per il 2026 le stime calano rispettivamente all’1,2% e all’1,4%. L’Italia resta quindi agganciata alla ripresa europea, ma con un passo più lento. Uno scenario che richiede attenzione ai conti pubblici e alle riforme per evitare nuovi squilibri nei prossimi anni.