Garlasco: il mistero del sequestro di pc e telefoni dopo l’annullamento dei giudici

Garlasco: il mistero del sequestro di pc e telefoni dopo l'annullamento dei giudici

Garlasco: il mistero del sequestro di pc e telefoni dopo l'annullamento dei giudici

Matteo Rigamonti

Novembre 18, 2025

Milano, 18 novembre 2025 – Per la terza volta in meno di due mesi, il Tribunale del Riesame di Brescia ha annullato il sequestro dei dispositivi elettronici di Mario Venditti, ex procuratore capo di Pavia. Venditti è sotto indagine in due filoni: uno riguarda la corruzione in atti giudiziari legata al caso Garlasco, l’altro il cosiddetto “sistema Pavia”. Questa nuova decisione solleva ancora molte domande: cosa succederà ora ai suoi pc e telefoni? E soprattutto, si potrà mai accedere ai dati contenuti?

Sequestro annullato: i motivi dietro la decisione

La questione si gioca tutta sulla tutela dei dati personali e i limiti stabiliti dalla legge sul sequestro digitale. I giudici del Riesame hanno accolto il ricorso dell’avvocato Domenico Aiello, difensore di Venditti, annullando il provvedimento per un problema nella motivazione. In pratica, secondo la difesa, il decreto di sequestro non indicava con chiarezza gli indizi che giustificavano la richiesta, né il periodo di tempo delle ricerche o le parole chiave da usare per estrarre i dati. “Così si rischia di trasformare un sequestro mirato in una perquisizione indiscriminata su undici anni di lavoro professionale”, ha spiegato Aiello.

La legge italiana richiede che ogni accesso a dispositivi digitali sia ben circoscritto e basato su prove concrete. Senza questi elementi, il sequestro non regge. Non è la prima volta che succede: nelle settimane scorse, il Riesame aveva già annullato provvedimenti simili, sottolineando l’importanza di una base giuridica solida.

Il paradosso: dispositivi ancora in mano alla Procura

Nonostante l’annullamento, i dispositivi elettronici – computer e telefoni – restano sotto il controllo della Procura. Questo paradosso nasce dalla procedura già avviata: era stato disposto un accertamento irripetibile per la duplicazione forense dei dati, cioè la creazione di copie digitali esatte senza modificare gli originali. Quindi, anche se il sequestro è stato dichiarato illegittimo, gli investigatori hanno già in mano copie dei contenuti.

La situazione è in stallo. Formalmente il sequestro non vale, ma gli apparecchi non sono ancora tornati a Venditti. “È una situazione complicata”, dice una fonte vicina all’inchiesta. “Da una parte si protegge la privacy dell’indagato, dall’altra si rischia di vanificare mesi di lavoro degli investigatori”.

Le prossime mosse: ricorso in Cassazione e nuove richieste della difesa

L’unica via possibile per uscire da questo impasse sembra il ricorso in Cassazione. Solo la Suprema Corte potrà mettere la parola fine sulla legittimità dell’operazione e decidere se i dati potranno essere usati nell’inchiesta sulla presunta corruzione legata al caso Garlasco. Nel frattempo, la difesa di Venditti prepara una nuova richiesta per avere indietro i dispositivi sequestrati lo scorso 26 settembre.

L’avvocato Aiello ha spiegato: “La priorità è ottenere la restituzione dei device e impedire ulteriori acquisizioni senza una motivazione precisa”. Non si escludono nuove eccezioni procedurali, che potrebbero allungare ancora i tempi.

Indagini e diritti: il difficile equilibrio

Sul fondo resta una questione più grande: fino a che punto si può bilanciare l’esigenza delle indagini con la difesa dei diritti personali? Il caso Venditti mette a nudo le difficoltà di magistrati e investigatori quando devono mettere le mani sui dati digitali. Da un lato c’è la necessità di raccogliere prove importanti; dall’altro, il rischio concreto di violare la privacy e i diritti fondamentali dell’indagato.

Per ora, il contenuto dei dispositivi resta un mistero. Come ha confidato un investigatore, “solo allora sapremo se davvero contengono elementi decisivi per l’inchiesta”. Fino a quel momento, tutto resta sospeso tra diritto e tecnologia, tra garanzie processuali e necessità investigative.