Torino, 18 novembre 2025 – Per la prima volta, un gruppo internazionale di ricercatori ha messo a punto un atlante completo dei geni e dei tratti agronomici della melanzana, aprendo la strada a una nuova era nella selezione di questa coltura. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, è stato guidato da Lorenzo Barchi dell’Università di Torino, insieme a Björn Usadel del Centro di ricerca di Jülich e Giovanni Giuliano dell’Enea. Dietro il progetto ci sono ventiquattro esperti provenienti da sette Paesi.
Il patrimonio genetico della melanzana sotto la lente
La ricerca parte da una raccolta mondiale di oltre 3.400 varietà di melanzane e dei loro antenati selvatici. Analizzando questo enorme patrimonio genetico, il team ha ricostruito la storia della domesticazione della specie in India e nel Sud-Est asiatico, e poi la sua diffusione lungo le antiche vie commerciali che collegavano Medio Oriente, Europa e Estremo Oriente. “Abbiamo visto chiaramente come la selezione umana e le condizioni ambientali abbiano plasmato nel tempo i tratti morfologici e produttivi della melanzana”, spiega Barchi. Un esempio: le varietà asiatiche mantengono ancora oggi il colore della buccia non viola e le foglie spinose degli antenati selvatici.
Un archivio di dati genetici e fenotipici per il futuro
Dallo studio sono state selezionate 368 varietà rappresentative, inclusi i progenitori selvatici Solanum incanum e Solanum insanum. I ricercatori hanno analizzato le sequenze genomiche di queste piante insieme a 218 caratteristiche agronomiche, dalla resistenza a stress biotici e abiotici fino alla composizione chimica del frutto. Le prove sul campo si sono svolte in Spagna, Italia e Turchia. Attraverso analisi bioinformatiche approfondite, è stato definito un genoma “core” di circa 16.300 famiglie geniche comuni a tutte le varietà, affiancato da altre 4.000 famiglie geniche “dispensabili”, presenti solo in alcune.
Alcuni tratti sono risultati stabili in tutti gli ambienti testati, mentre altri hanno risentito molto delle condizioni locali. “Abbiamo trovato più di 3.000 collegamenti tra tratti specifici e aree del genoma”, racconta Barchi, “e per molti di questi siamo riusciti a individuare le mutazioni del DNA responsabili”. Tra gli esempi più significativi ci sono la formazione delle spine, la resistenza al fungo Fusarium oxysporum e il contenuto di acidi isoclorogenici nel frutto, composti antiossidanti di grande interesse nutrizionale.
Dati aperti e benefici per tutti
Tutti i dati genomici e le varietà analizzate sono stati messi a disposizione del pubblico, a sostegno di una ricerca trasparente e condivisa. Le varietà saranno distribuite secondo un Accordo standard di trasferimento di materiale (Smta), che garantisce la condivisione dei benefici economici derivanti da nuove varietà con chi ha custodito queste risorse genetiche. Il tutto nel rispetto del Trattato internazionale della Fao sulle Risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura.
“Questo lavoro è un punto di svolta: non solo riscrive la storia del miglioramento genetico della melanzana, ma apre nuove strade per il suo miglioramento futuro”, sottolinea Barchi. Per il docente torinese, le informazioni raccolte rappresentano un archivio unico al mondo, pronto ad accelerare lo sviluppo di varietà più produttive, resistenti e sostenibili.
Verso una melanzana più resistente e sostenibile
Combinando dati genomici e caratteristiche fenotipiche, sarà possibile indirizzare la selezione assistita dal genoma – il cosiddetto “pangenome-assisted breeding” – per creare varietà più resistenti ai cambiamenti climatici e alle malattie, con qualità migliori. “Questo metodo crea un vantaggio per tutti: chi custodisce le risorse, i ricercatori, le aziende sementiere e i consumatori”, aggiunge Barchi. “Tutti potranno beneficiare di una ricerca pubblica che valorizza la biodiversità e spinge per un’innovazione sostenibile”.
Il risultato, spiegano gli studiosi, è un passo avanti verso una melanzana più adatta alle sfide di domani, capace di rispondere alle esigenze dell’agricoltura moderna senza perdere il legame con la sua storia millenaria.
