Roma, 18 novembre 2025 – Spunta una nuova pista nelle indagini sull’omicidio di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano ucciso in Congo il 21 febbraio 2021 insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci. Nelle ultime ore, la Procura di Roma sta esaminando un possibile legame tra l’agguato e una miniera di niobio controllata da una società russa nella zona di Ruthsuru-Lueshe. L’ipotesi, emersa da una trascrizione fornita dai legali della famiglia Attanasio, potrebbe dare una svolta a un’inchiesta ancora aperta a piazzale Clodio.
Miniera russa nel mirino: la trascrizione che cambia tutto
Il documento, consegnato ai magistrati dagli avvocati della famiglia, contiene una conversazione tra un fiduciario in Congo e un interlocutore non identificato. Nel dialogo si sostiene che il convoglio con a bordo Attanasio fosse diretto proprio verso la miniera di pirocloro-niobio, un’area considerata “molto delicata” per gli equilibri economici e politici locali. La miniera, dicono le fonti, è gestita da una società russa attiva nel Nord Kivu, tra Ruthsuru e Lueshe.
La testimonianza, raccolta nell’ambito delle indagini difensive e tenuta sotto stretta protezione per motivi di sicurezza, cita coordinate GPS, mappe e foto che indicano con precisione la destinazione del convoglio. “L’ambasciatore si stava dirigendo verso Ruthsuru-Lueshe, dove si trova la miniera di niobio”, avrebbe detto la fonte, aggiungendo che la presenza italiana in quella zona poteva essere vista come un ostacolo per interessi già radicati.
Procura di Roma: indagini ancora aperte e nuovi scenari
Il fascicolo della Procura è ancora contro ignoti e ipotizza il reato di omicidio. Nel febbraio 2024, il giudice per l’udienza preliminare aveva archiviato per difetto di giurisdizione la posizione di due dipendenti del Programma alimentare mondiale (Pam), Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza. Ma le indagini non si sono mai fermate. Gli investigatori stanno seguendo più piste, cercando elementi per chiarire chi ha organizzato l’attacco.
Fonti vicine all’inchiesta spiegano che la nuova pista della miniera russa ha attirato l’attenzione dopo la consegna della trascrizione. “Stiamo analizzando ogni dettaglio”, ha detto un investigatore romano. “Il quadro è molto complesso: qui si intrecciano criminalità e interessi economici che vanno ben oltre il territorio.”
L’agguato a Kibumba: cosa è successo davvero
L’attacco al convoglio avvenne a Kibumba, vicino al Parco nazionale dei Virunga. Gli assalitori uccisero subito l’autista Mustapha Milambo e cercarono di portare via Attanasio e Iacovacci verso una zona collinare. A quel punto, secondo i testimoni, il gruppo si imbatté in alcuni ranger che sorvegliavano gli operai nella zona delle “Tre Antenne”. La situazione degenerò: Iacovacci fu ucciso e Attanasio ferito gravemente all’addome. Il diplomatico morì poco dopo in ospedale.
Secondo la nuova ipotesi investigativa, il convoglio non si trovava lì per caso. “C’erano indicazioni precise sulla destinazione”, raccontano gli inquirenti. Ma restano molti interrogativi: chi ha organizzato l’agguato? E quali interessi si nascondono dietro le risorse minerarie del Nord Kivu?
La famiglia Attanasio e la ricerca di verità
I familiari di Luca Attanasio non hanno mai smesso di chiedere chiarezza. “Non ci fermeremo finché non avremo risposte”, ha detto la moglie, Zakia Seddiki, nei giorni scorsi. La nuova pista della miniera russa riapre scenari finora rimasti nascosti.
Gli avvocati ribadiscono la necessità di una collaborazione internazionale per fare luce su eventuali responsabilità esterne. Intanto, a Roma, i magistrati aspettano nuovi riscontri dalle autorità congolesi. “Serve prudenza”, ammette una fonte in Procura, “ma ogni elemento può fare la differenza”.
L’omicidio di Attanasio resta uno dei casi più complessi degli ultimi anni per la diplomazia italiana. E la pista della miniera russa, con i suoi intrecci tra economia locale e interessi stranieri, aggiunge un nuovo pezzo a un puzzle ancora lontano dall’essere risolto.
