Milano, 18 novembre 2025 – Il settore siderurgico italiano sta attraversando un momento difficile. Un mix di rallentamento economico e instabilità geopolitica, evidenziato dall’ultima analisi “Bilanci d’Acciaio” dell’Ufficio Studi Siderweb, sta mettendo sotto pressione i bilanci delle aziende nel 2024. Ebitda, utili e fatturato sono in calo, e gli operatori vedono una ripresa solo dopo il 2026.
Fatturato e utili in calo: le aziende non nascondono la preoccupazione
Dall’indagine emerge che il 53% delle imprese del settore prevede un nuovo calo del fatturato nel 2025. Una percentuale simile si aspetta un calo dell’Ebitda rispetto alle vendite. Solo il 17% guarda con fiducia a un miglioramento, mentre il 30% pensa che la situazione resterà stabile. “La situazione è complicata – racconta un dirigente di una grande azienda lombarda – e la domanda non dà segnali di ripresa”.
Il clima generale resta di prudenza. Il 43,4% delle aziende si aspetta un aumento del fatturato sotto il 10%, mentre il 34% prevede stabilità. Solo il 13,2% immagina una crescita tra il 10% e il 20%. Numeri che parlano chiaro: l’incertezza è ancora la parola d’ordine.
Prezzi delle materie prime e dazi: le spine nel fianco delle imprese
Uno dei problemi più sentiti è il costo e la disponibilità del rottame. Il 35,8% delle aziende lo considera un fattore rilevante, mentre il 26,4% lo definisce addirittura molto rilevante. “Il prezzo del rottame è diventato imprevedibile, e questo rende difficile qualsiasi programmazione”, confida un imprenditore veneto.
Non meno pesante è il tema dei dazi Usa-Ue. Per il 56,6% delle imprese hanno un impatto importante sulla domanda, per il 18,9% addirittura molto forte. “Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti ci penalizzano – spiega un responsabile commerciale di una media impresa emiliana – soprattutto per le esportazioni di prodotti finiti”.
Energia e competitività: i veri nodi da sciogliere
Il costo dell’energia è la principale preoccupazione per quasi un terzo delle aziende (29,5%). Seguono il basso valore aggiunto dei prodotti (19,3%) e il costo delle materie prime e semilavorati (17,5%). “Le bollette restano troppo alte rispetto ai nostri concorrenti europei”, sottolinea un manager piemontese.
A pesare sono anche le politiche green dell’Unione europea (19,2%), la perdita di competitività (18,6%) e la concorrenza sleale o dumping (12,8%). “Le nuove norme ambientali richiedono investimenti che non tutte le aziende riescono a sostenere”, spiega un rappresentante di categoria durante un convegno a Brescia.
Ripresa lontana: il 2026 come possibile svolta
Gli addetti ai lavori guardano con cautela al futuro. Per l’Ufficio Studi Siderweb, un’inversione di rotta potrebbe arrivare solo nel 2026. “Serve più stabilità geopolitica e un aumento della domanda, sia interna che estera”, commenta un analista del settore.
Nel frattempo, le aziende cercano di resistere puntando su efficienza e innovazione. Ma la pressione dei costi e l’incertezza globale frenano investimenti e assunzioni. “Siamo costretti a rinviare nuovi progetti – ammette un direttore finanziario – fino a quando non vedremo segnali chiari di ripresa”.
In questo quadro, la siderurgia italiana naviga tra vecchie difficoltà e nuovi rischi. Il settore aspetta risposte concrete dalla politica industriale nazionale ed europea, mentre resta alta l’attenzione sulle evoluzioni dei mercati mondiali.
