Milano, 19 novembre 2025 – Il prezzo del petrolio scivola leggermente questa mattina sui mercati internazionali delle materie prime. Il WTI (West Texas Intermediate) con consegna a dicembre è scambiato a 60,50 dollari al barile, giù dello 0,40%. Anche il Brent per gennaio perde lo 0,40%, attestandosi a 64,64 dollari al barile. Dietro a questa flessione, dicono gli operatori, ci sono le incertezze sulla domanda mondiale e le tensioni geopolitiche che tengono banco.
Petrolio in calo: domanda fiacca e tensioni geopolitiche in primo piano
Tra le 8 e le 9 del mattino, a New York e Londra i prezzi sono scesi con continuità. Gli analisti, come quelli di Energy Aspects, spiegano che il mercato teme una crescita più debole nei grandi importatori, soprattutto in Cina. “I dati sulle scorte americane hanno superato le aspettative”, racconta un trader della City, “e questo ha frenato le speranze sul breve termine”.
Sul fronte geopolitico, la situazione in Medio Oriente resta tesa, ma per ora non si sono viste interruzioni significative nell’offerta. L’OPEC+ ha appena confermato che manterrà i tagli alla produzione fino al primo trimestre del 2026. Tuttavia, questa mossa sembra già essere stata messa in conto dal mercato.
Prezzi del petrolio e reazioni dei mercati
Il calo del petrolio si fa sentire anche in Borsa. A Piazza Affari, Eni ha aperto in lieve ribasso (-0,2% alle 9:30), mentre TotalEnergies e BP segnano piccoli cali a Parigi e Londra. Gli investitori sono in attesa delle prossime mosse delle banche centrali. Un petrolio meno caro potrebbe alleggerire la pressione sull’inflazione, ma allo stesso tempo racconta di una domanda globale meno robusta.
Per gli italiani, un prezzo del greggio più basso potrebbe tradursi in una piccola riduzione dei prezzi alla pompa, se la tendenza si confermerà nei prossimi giorni. Oggi la benzina self costa in media 1,82 euro al litro, il diesel 1,75 euro. “Contiamo su qualche centesimo in meno entro fine settimana”, dice un gestore di una stazione di servizio a Milano.
Mercato petrolifero: cosa ci aspetta nei prossimi mesi
Gli esperti mantengono la prudenza. L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), nel suo ultimo rapporto del 14 novembre, ha rivisto al ribasso la crescita della domanda mondiale per il 2025: +1,1 milioni di barili al giorno contro l’1,2 previsto prima. “La transizione verso le rinnovabili sta iniziando a farsi sentire”, ha spiegato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA.
Intanto, la produzione americana resta alta: secondo l’Energy Information Administration (EIA), negli ultimi sette giorni gli Stati Uniti hanno estratto in media 13,2 milioni di barili al giorno. Un’offerta abbondante che aiuta a tenere sotto controllo i prezzi.
Mercato in attesa, investitori cauti
Negli uffici delle grandi banche si respira prudenza. “Il mercato reagisce subito alle notizie macroeconomiche”, ammette un analista di Goldman Sachs. “Basta un dato deludente sulla crescita o una sorpresa nelle scorte per cambiare rapidamente direzione”. Gli investitori istituzionali preferiscono aspettare i dati sulle scorte Usa, in arrivo domani alle 16:30 ora italiana, prima di muoversi.
Nel frattempo, i piccoli risparmiatori seguono con attenzione l’andamento dei prezzi alla pompa e delle bollette. “Ogni centesimo che si risparmia conta”, racconta una cliente in fila al distributore di via Lorenteggio a Milano.
Petrolio: un futuro ancora tutto da scrivere
In poche parole, la giornata conferma un mercato petrolifero ancora molto volatile. I prezzi restano sotto pressione, tra timori per la domanda e segnali contrastanti sull’offerta. Tutti gli occhi sono puntati sulle prossime mosse dell’OPEC+ e sui dati economici in arrivo. Per ora, il petrolio resta sotto la lente: solo il tempo dirà se questa flessione è solo un passaggio o l’inizio di un periodo più lungo di debolezza.
