Innovazione terapeutica e big data: la nostra arma contro le epidemie future

Innovazione terapeutica e big data: la nostra arma contro le epidemie future

Innovazione terapeutica e big data: la nostra arma contro le epidemie future

Giada Liguori

Novembre 19, 2025

Roma, 19 novembre 2025 – La ricerca italiana si prepara a fronteggiare le prossime epidemie con nuovi strumenti, terapie e una rete di dati condivisi. È quanto è emerso oggi a Roma durante il convegno organizzato dalla Fondazione Inf-Act e dall’Istituto Superiore di Sanità. Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati del partenariato esteso, coordinato dalla Fondazione, un progetto nato dopo la pandemia di Covid-19 e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con 114,5 milioni di euro nell’ambito del Pnrr. L’obiettivo è rafforzare la capacità di risposta del sistema sanitario nazionale.

Un network in espansione per le emergenze sanitarie

“Questo evento, che arriva quasi a chiusura del Pnrr, non è la fine di un percorso, ma solo una tappa importante”, ha detto con chiarezza Federico Forneris, presidente della Fondazione Inf-Act, parlando davanti a ricercatori e rappresentanti delle istituzioni. “I risultati raggiunti ci dicono che bisogna andare avanti”. In tre anni il partenariato esteso è cresciuto parecchio: da 25 enti pubblici e privati coinvolti all’inizio, oggi sono circa 70 gli enti e oltre 800 i ricercatori che lavorano insieme.

Non si tratta solo di numeri. È cambiata anche la qualità delle collaborazioni. “Abbiamo allargato e rafforzato una rete scientifica multidisciplinare”, ha spiegato Forneris. La presenza di università, centri di ricerca e aziende private ha messo insieme competenze diverse, dalla microbiologia alla bioinformatica, fino alla medicina clinica.

Terapie all’avanguardia e dati condivisi

Tra i risultati concreti del progetto spiccano lo sviluppo di terapie innovative contro la resistenza agli antibiotici, la creazione di banche dati condivise e nuovi strumenti diagnostici. “La pandemia ci ha insegnato quanto sia importante scambiare dati velocemente”, ha ricordato uno dei coordinatori scientifici. Per questo sono stati realizzati database accessibili a tutti i partner, utili a monitorare le infezioni e a individuare subito eventuali focolai.

Sul fronte delle terapie, i ricercatori hanno messo a punto molecole in grado di superare i meccanismi di resistenza che alcuni batteri hanno sviluppato. “Le infezioni resistenti agli antibiotici sono una minaccia seria per la salute pubblica”, ha spiegato una ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità. “Stiamo testando nuove combinazioni di farmaci e strategie su misura”.

Puntare sui giovani e sulla formazione

Un altro punto chiave del progetto riguarda il reclutamento di giovani ricercatori. Negli ultimi anni, gli enti coinvolti hanno assunto oltre 120 giovani a tempo determinato e più di 300 collaboratori. Inoltre, è stato avviato un dottorato nazionale che oggi conta più di 90 dottorandi, distribuiti in 25 enti, con un investimento che supera gli 8 milioni di euro.

A questo si aggiungono altri 750mila euro destinati sia ai ricercatori agli inizi sia a quelli più esperti, grazie a una collaborazione con la Fondazione Armenise-Harvard. “Investire sulle nuove generazioni è essenziale per garantire continuità e innovazione”, ha commentato uno dei responsabili della formazione.

Prepararsi a rispondere più in fretta alle epidemie

Il bilancio emerso oggi a Roma mostra come la ricerca italiana stia cercando di imparare dai successi e dagli errori della gestione della pandemia. L’obiettivo è arrivare pronti alla prossima emergenza sanitaria, con strumenti diagnostici più efficaci, terapie aggiornate e una rete di dati capace di supportare le decisioni in tempo reale.

“Solo allora potremo dire di aver imparato davvero dal passato”, ha concluso Forneris. Tuttavia, tra i corridoi del convegno si fa sentire un dubbio: il vero test sarà la capacità di mantenere questa rete anche dopo la fine dei finanziamenti straordinari. Per ora, però, la strada è chiara: ricerca, formazione e collaborazione restano le parole d’ordine per il futuro della salute pubblica in Italia.