Roma, 19 novembre 2025 – Oggi a Palazzo Chigi si è svolto il confronto tra governo e sindacati sull’ex Ilva di Taranto. L’esecutivo ha annunciato che non ci sarà una nuova proroga della cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento. La decisione, presa nel primo pomeriggio, risponde alla richiesta avanzata dai sindacati durante l’ultimo incontro. Al posto di una nuova estensione degli ammortizzatori sociali, il governo ha scelto di avviare percorsi di formazione professionale rivolti sia ai dipendenti ancora in servizio sia a quelli già in cassa integrazione.
Formazione come chiave per la svolta green
Da una nota di Palazzo Chigi emerge che i nuovi corsi di formazione punteranno a fornire ai lavoratori le competenze necessarie per usare le tecnologie green introdotte nella produzione dell’acciaio. Nel comunicato si legge: “La formazione servirà a far acquisire ai lavoratori le competenze necessarie alla lavorazione dell’acciaio prodotto con le nuove tecnologie green”. Una scelta che, secondo il governo, dovrebbe accompagnare la trasformazione dello stabilimento pugliese verso processi produttivi meno impattanti sull’ambiente.
Sindacati sul piede di guerra, lavoratori delusi
Le sigle sindacali, oggi rappresentate da Fiom, Fim e Uilm, avevano chiesto con forza la proroga della cassa integrazione per proteggere i circa 3.000 lavoratori coinvolti nella crisi. “Non possiamo permettere che la transizione ricada tutta sulle spalle dei dipendenti”, aveva detto qualche giorno fa Giuseppe Romano, segretario provinciale della Fiom Cgil di Taranto. All’uscita da Palazzo Chigi, il clima era teso. Un delegato Uilm ha commentato: “Prendiamo atto della decisione del governo, ma restano forti preoccupazioni per il futuro del lavoro”. Fuori dallo stabilimento, alcuni operai in attesa già dalle 7 di mattina hanno mostrato delusione per la mancata proroga.
Ex Ilva, una crisi che si trascina
La vertenza dell’ex Ilva va avanti da mesi, tra dubbi sulla continuità produttiva e paure per i posti di lavoro. Il sito di Taranto, uno dei più grandi d’Europa, è al centro di un piano di riconversione che prevede l’introduzione di forni elettrici e tecnologie a basso impatto ambientale. Ma la transizione verso l’acciaio “verde” porta con sé una riduzione temporanea della produzione e, di conseguenza, la necessità di gestire gli esuberi attraverso strumenti come la cassa integrazione. Secondo i sindacati, gli operai coinvolti negli ammortizzatori sociali sono circa 2.800.
Governo promette corsi rapidi e coinvolgimento locale
Il governo assicura che i percorsi di formazione partiranno “in tempi rapidi”, coinvolgendo enti accreditati e realtà del territorio. L’obiettivo è chiaro: non lasciare indietro nessuno durante questa fase di cambiamento. “Sappiamo che la situazione è difficile – ha spiegato un funzionario del Ministero delle Imprese – ma la formazione è l’unica strada per garantire occupazione nel nuovo scenario”. Nei prossimi giorni sono previsti incontri tecnici tra aziende, sindacati e istituzioni locali per mettere a punto i dettagli dei corsi e le modalità di accesso.
Incognite sul futuro del lavoro all’ex Ilva
Nonostante le rassicurazioni, l’incertezza tra i lavoratori resta alta. Molti temono che la formazione non basti a garantire un posto di lavoro stabile una volta conclusa la transizione. “Abbiamo bisogno di certezze, non solo di corsi”, confida un operaio all’uscita dal turno serale. Intanto, il Comune di Taranto ha chiesto un tavolo permanente con il governo per seguire da vicino l’evoluzione della crisi e proteggere il tessuto sociale della città.
Il prossimo confronto tra sindacati e governo è fissato per la settimana prossima. Sul tavolo ci saranno i numeri della transizione e le garanzie occupazionali per i lavoratori dell’ex Ilva. Nel frattempo, la tensione rimane alta tra chi teme che la svolta green possa portare nuove incertezze sul fronte del lavoro.
