Siena, 19 novembre 2025 – Negli ultimi mesi, nei supermercati Pam di Siena e Livorno, alcuni cassieri sono stati licenziati dopo aver fallito il cosiddetto “test del carrello”. Si tratta di una verifica interna che prevede l’invio di ispettori travestiti da clienti per simulare tentativi di furto. La notizia, emersa tra ottobre e novembre, ha scatenato proteste sindacali e riacceso il dibattito sulle condizioni di lavoro nella grande distribuzione.
“Test del carrello”: cosa è successo davvero
Secondo fonti sindacali e testimonianze dirette, il primo caso è avvenuto al supermercato Pam vicino alla stazione di Siena. Qui, Fabio Giomi, 62 anni, dipendente storico e delegato sindacale, è stato licenziato perché non ha segnalato alcuni prodotti nascosti nel carrello da un ispettore. La procedura – spiegano i rappresentanti dei lavoratori – prevede che gli ispettori si presentino come normali clienti, nascondendo merce tra gli acquisti. Se il cassiere non se ne accorge al momento del pagamento, scatta la contestazione disciplinare.
Nei giorni seguenti, episodi simili sono stati segnalati anche a Livorno, nei supermercati di via Roma e nel quartiere Corea. Qui, Tommaso e Davide, entrambi con oltre vent’anni di servizio, sono stati sottoposti allo stesso “test” e poi licenziati. “È una vera e propria trappola”, denuncia Sabina Bardi, responsabile area Livorno di UilTucs Toscana. “Gli ispettori mettono sotto pressione i lavoratori, nascondono prodotti e provocano, con l’obiettivo di farli sbagliare”.
Sindacati in allarme, l’azienda si difende
La pratica del “test del carrello” ha scatenato subito le reazioni dei sindacati. Massimiliano Fabozzi, segretario di Filcams Cgil Siena, ha detto chiaro: “Questi lavoratori non sono poliziotti. Se un cliente nasconde un prodotto e il cassiere non se ne accorge, non può essere accusato di complicità né licenziato per questo. Qui c’è un problema di democrazia sul posto di lavoro”. Fabozzi ha poi ricordato che Giomi, uno dei licenziati, è un delegato sindacale che chiede di essere reintegrato.
I sindacati sostengono che il fenomeno non è isolato. “Abbiamo segnalazioni anche dal Lazio”, aggiunge Bardi. “Si sta creando una vera escalation di contestazioni, spesso senza motivo, che portano dritti al licenziamento”. La tensione è alta tra i dipendenti Pam, molti temono che la procedura venga estesa ad altri negozi.
In arrivo un confronto a Roma
Questa settimana è previsto un incontro a Roma tra i sindacati nazionali e i vertici di Pam Panorama. Al centro della discussione ci saranno proprio il “test del carrello” e le sanzioni degli ultimi mesi. I sindacati hanno già inviato una diffida formale all’azienda, chiedendo di fermare subito questa pratica e di rivedere le regole interne.
“Ci stiamo preparando sia a un accordo sia a una possibile mobilitazione”, spiega Fabozzi. I lavoratori vogliono regole chiare e più protezione contro quello che definiscono un clima di sospetto continuo. “Non si può lavorare con la paura di essere messi alla prova in modo subdolo”, confida uno dei cassieri coinvolti.
La sicurezza o la tensione sul lavoro?
Questa storia riporta al centro il tema delle condizioni di lavoro nella grande distribuzione. I sindacati dicono che test così invasivi rischiano di rompere la fiducia tra azienda e dipendenti. “Serve un vero confronto sulla sicurezza”, conclude Bardi. “La prevenzione delle perdite non può diventare una caccia all’errore”.
Per ora, l’azienda non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sui singoli casi ma, da fonti interne, si apprende che le misure adottate sono ritenute necessarie per proteggere i beni aziendali. Resta da vedere se il confronto a Roma porterà a un accordo o se la vertenza si allargherà. Intanto, nei negozi Pam di Siena e Livorno, l’atmosfera resta tesa. Tra scaffali e casse, la parola d’ordine è una sola: attenzione. Forse più del solito.
