Furto da film al museo di Enrico Mattei: spariscono 15 cimeli e la nipote è sotto inchiesta

Furto da film al museo di Enrico Mattei: spariscono 15 cimeli e la nipote è sotto inchiesta

Furto da film al museo di Enrico Mattei: spariscono 15 cimeli e la nipote è sotto inchiesta

Matteo Rigamonti

Novembre 20, 2025

Matelica, 20 novembre 2025 – Quindici cimeli legati a Enrico Mattei sono spariti dal museo di Acqualagna, in provincia di Pesaro e Urbino. Ora la nipote dello storico presidente dell’Eni, Rosangela Mattei, è indagata per furto e ricettazione. Il fatto risale al 25 agosto 2024 e ha acceso una vera e propria faida tra due musei marchigiani, sollevando dubbi su come venga conservata la memoria di uno dei protagonisti più controversi del Novecento italiano.

La radiolina sparita e le immagini che non mentono

Tutto inizia in una mattina di fine estate. Rosangela Mattei, 76 anni, entra al museo di Acqualagna come una turista qualsiasi. Il sindaco Pier Luigi Grassi ricostruisce così la scena: approfitta di un attimo di distrazione del custode e si impossessa di una radiolina a transistor appartenuta allo zio negli anni Cinquanta. «Il custode se ne accorge subito e glielo fa notare, ma lei era già fuori. E si è arrabbiata», ha raccontato Grassi.

Le telecamere esterne hanno ripreso tutto: la donna esce con una borsa, la passa al marito che la mette in macchina. Poi, sempre dalle immagini, l’uomo tira fuori qualcosa dalla borsa e lo butta in una siepe vicino al campo sportivo. Dopo qualche minuto, la coppia torna indietro: Rosangela scende dall’auto, recupera l’oggetto e lo rimette in macchina. «Sembrava una scena da film», ha commentato il sindaco. Quelle immagini hanno convinto la procura di Urbino a mandare subito tutto in tribunale: il processo è già cominciato.

Non solo la radiolina: spariti altri quindici oggetti

Il caso della radiolina ha spinto il sindaco Grassi a fare un controllo più approfondito. Ed è saltata fuori la sorpresa: mancano altri quindici cimeli. Tra questi, un fossile regalato a Mattei dai trivellatori dell’Eni, una foto con il cardinal Montini (poi papa Paolo VI) e una scatola portasigari.

Da qui la scoperta più clamorosa: quegli stessi oggetti spuntano nel museo di Matelica, fondato proprio da Rosangela Mattei otto anni fa. Scatta così una seconda denuncia, questa volta per ricettazione. Le indagini sono ora in mano alle procure di Urbino e Macerata.

La versione di Rosangela Mattei: “Io ladra? La radio vale cinque euro”

Rosangela Mattei nega tutto. «Posso mai rubare una radiolina che vale cinque euro? Io che ho fatto aprire un processo su Mattei, che lavoro con la giustizia per la verità, e che ho subito persino un attentato?» ha dichiarato. Secondo lei, il suo vero interesse erano gli occhiali dello zio, che ha chiesto più volte senza successo.

Poi lancia un’accusa: «Dietro questa storia c’è qualcos’altro. Qualcuno ha paura che racconti certe verità. E poi, diciamolo, la casa del museo non è quella natale di Mattei, come dicono sulla targa». Per Rosangela ad Acqualagna avrebbero usato il nome dello zio solo per far pubblicità al museo del tartufo: «Mio zio non è un tartufo, nessuno tocchi mio zio».

Una faida tra due città per il nome di Mattei

La vicenda ha acceso tensioni forti tra Acqualagna e Matelica, due comuni marchigiani che si contendono il legame con Enrico Mattei. Da una parte il museo di Acqualagna, aperto nel 2016, che custodisce molti oggetti personali; dall’altra quello di Matelica, nato dalla passione e dall’impegno diretto della nipote.

Il sindaco Grassi chiede rispetto per la storia e i luoghi: «Non si può agire così, serve rispetto per la memoria». A Matelica, invece, c’è chi parla di “incomprensioni” e “vecchie ruggini di famiglia” a giustificazione di quello che è successo.

Le indagini vanno avanti

Le procure di Urbino e Macerata stanno cercando di chiarire le responsabilità. Il processo per il furto della radiolina è già in corso, mentre quello per la ricettazione è ancora all’inizio. Per ora, gli oggetti contestati restano esposti nel museo di Matelica.

Resta aperto un grande interrogativo: chi ha davvero il diritto di custodire la memoria di Enrico Mattei? E fino a che punto le dispute familiari possono condizionare il racconto pubblico di una figura così importante per la storia italiana? Domande che, per ora, aspettano ancora una risposta.