Francoforte, 20 novembre 2025 – L’economia tedesca resta bloccata in una fase di stagnazione anche nel terzo trimestre del 2025. Lo conferma il rapporto pubblicato oggi dalla Bundesbank, che mette in luce una situazione complicata. Da una parte c’è l’aumento dei dazi statunitensi, dall’altra il recente rafforzamento dell’euro sui mercati internazionali. Un mix che pesa soprattutto sull’industria manifatturiera, ancora in difficoltà, senza segnali chiari di ripresa negli investimenti.
Industria tedesca sotto pressione tra dazi e euro forte
Nel dettaglio, la Bundesbank evidenzia come l’industria tedesca abbia visto un nuovo calo sia del fatturato sia della produzione. “Non ci sono al momento segnali di un miglioramento significativo per gli investimenti”, si legge nel rapporto diffuso questa mattina. Il settore, già provato da mesi di incertezza, soffre soprattutto per le tensioni commerciali con gli Stati Uniti. L’inasprimento dei dazi deciso da Washington nei mesi scorsi ha colpito soprattutto l’export di macchinari, automobili e componenti. A complicare il quadro c’è anche la forza dell’euro, che rende i prodotti tedeschi meno competitivi fuori dall’Europa.
Gli analisti della Bundesbank sottolineano come questa combinazione tenga debole la domanda estera. “Le aziende stanno rimandando nuovi investimenti”, ha spiegato un funzionario della banca centrale, “in attesa di più chiarezza sul quadro internazionale”. Solo pochi settori, come quello farmaceutico e delle tecnologie verdi, mostrano una certa resistenza.
Mercato del lavoro: stabile, ma senza slancio
Anche il mercato del lavoro in Germania si conferma sostanzialmente fermo. Nel terzo trimestre si registra una lieve flessione degli occupati, pari a -0,1%, mentre il tasso di disoccupazione resta stabile intorno al 6,3%. Un dato che mostra come le aziende riescano a evitare licenziamenti di massa, ma faticano a creare nuovi posti. “La situazione è sotto controllo”, ha detto un portavoce del Ministero del Lavoro a Berlino, “ma non ci sono segnali di una ripresa significativa dell’occupazione”.
Sul fronte dei salari, i recenti accordi tra sindacati e imprese prevedono aumenti più contenuti rispetto agli anni passati. Le richieste sindacali si aggirano tra il 5% e il 7%, riportando le trattative ai livelli pre-pandemia e prima della forte inflazione. Restano ancora aperte le negoziazioni per circa tre milioni di lavoratori dipendenti, con una chiusura prevista entro fine anno.
Inflazione sotto controllo, ma consumi frenati
L’inflazione in Germania si mantiene poco sopra il 2%, secondo le ultime stime della Bundesbank. Un livello considerato gestibile, ma che continua a influenzare le decisioni delle famiglie. “Le persone restano caute nelle spese”, ha ammesso un economista della Deutsche Bank, “soprattutto per quanto riguarda beni durevoli e case”. L’incertezza generale spinge molti tedeschi a rimandare acquisti importanti, con effetti che si ripercuotono sulla crescita.
Quarto trimestre: qualche segnale positivo, ma serve cautela
Per i prossimi mesi la Bundesbank prevede un possibile lieve aumento dell’attività economica. Le esportazioni e l’industria potrebbero stabilizzarsi, anche se su livelli bassi rispetto agli anni passati. Qualche spinta positiva potrebbe arrivare dal settore dei servizi, che tradizionalmente regge meglio nei momenti difficili.
Gli esperti però invitano a non cantare vittoria troppo presto. “Non ci aspettiamo una vera svolta prima del 2026”, ha spiegato un analista della Bundesbank. Solo allora si potrà parlare di una ripresa più solida per la prima economia europea. Nel frattempo, occhi puntati sulle mosse della Banca Centrale Europea e sulle decisioni commerciali degli Stati Uniti: due fattori che continueranno a pesare sulle prospettive tedesche nei prossimi mesi.
