Il Papa avverte: la tecnologia minaccia la nostra libertà

Il Papa avverte: la tecnologia minaccia la nostra libertà

Il Papa avverte: la tecnologia minaccia la nostra libertà

Matteo Rigamonti

Novembre 20, 2025

Roma, 20 novembre 2025 – Papa Francesco, oggi nella Sala Clementina del Vaticano, ha chiamato a raccolta i vescovi italiani con un messaggio chiaro: serve costruire relazioni vere e promuovere una cultura dell’incontro in un’epoca segnata da divisioni profonde e troppa incertezza. Intervenuto poco dopo le 10, il Pontefice non ha evitato di affrontare con franchezza le sfide che la società di oggi si trova ad affrontare, sottolineando che “viviamo un tempo segnato da fratture, sia a livello nazionale che internazionale”.

Papa Francesco: “Il nostro tempo è segnato da fratture e ostilità”

Nel suo discorso, il Papa ha messo in luce un quadro preoccupante: “Spesso si diffondono messaggi e parole carichi di ostilità e violenza”. Una frase che ha colpito chi sedeva in prima fila, come il presidente della CEI, cardinale Matteo Zuppi. Francesco ha proseguito: “La corsa all’efficienza lascia indietro chi è più fragile; la tecnologia onnipresente limita la libertà; la solitudine spegne la speranza, mentre tante incertezze pesano sul nostro futuro”. Parole che hanno trovato riflesso nei volti attenti dei vescovi, alcuni dei quali hanno preso appunti su piccoli taccuini.

Un appello forte alla fraternità e all’ascolto

Nonostante il tono preoccupato, il Papa ha voluto lanciare un segnale di speranza. “Eppure, la Parola e lo Spirito ci chiamano ancora a essere artigiani di amicizia, di fraternità, di relazioni autentiche nelle nostre comunità”, ha detto Francesco. Ha esortato i vescovi a non avere paura di affrontare le tensioni dentro le comunità ecclesiali: “Senza paura e senza nascondere nulla, dobbiamo ascoltare e mettere insieme le tensioni, creando una cultura dell’incontro e diventando così un segno di pace per il mondo”.

Il concetto di “cultura dell’incontro” non è una novità per Bergoglio. In passato aveva già insistito sull’importanza di superare le divisioni con il dialogo e l’ascolto. Ma oggi il richiamo è stato più urgente, quasi pressante. “Non possiamo permettere – ha detto – che la solitudine distrugga la speranza delle persone”.

Tecnologia e fragilità: le sfide che pesano sulla Chiesa

Parlando dei cambiamenti sociali, Francesco ha sottolineato come la tecnologia, pur offrendo nuove possibilità, rischi di stringere troppo le maglie della libertà personale. “L’onnipotenza tecnologica limita la libertà”, ha ribadito. Un tema caldo, che negli ultimi mesi ha tenuto banco anche tra i vescovi italiani, preoccupati per l’effetto dei social e dell’intelligenza artificiale sulle relazioni umane.

Il Papa ha poi richiamato l’attenzione sui “più fragili”, quelli che spesso restano esclusi dalla corsa all’efficienza economica e sociale. Secondo fonti vicine alla CEI, molti vescovi hanno colto in queste parole un invito a intensificare l’impegno nelle periferie urbane e nelle zone interne del Paese, dove povertà e isolamento sono problemi concreti e quotidiani.

Il richiamo a diventare profezia di pace

“Diventare profezia di pace per il mondo”: con queste parole Francesco ha chiuso il suo intervento. Un appello che richiama la responsabilità della Chiesa non solo dentro le proprie mura, ma anche a livello internazionale. In un momento in cui i conflitti – dall’Ucraina al Medio Oriente – dominano le prime pagine, il Pontefice invita a non arrendersi.

“Solo così – ha concluso – potremo davvero essere artigiani di amicizia”. Le sue parole hanno raccolto un lungo applauso dai vescovi. Poco prima di mezzogiorno, il Papa si è fermato a parlare informalmente con alcuni prelati, tra cui monsignor Giuseppe Satriano di Bari-Bitonto, che ha raccontato: “Ci chiede di stare vicini alla gente, ogni giorno”.

Il messaggio è chiaro: in un tempo segnato da fratture e incertezze, la Chiesa deve riscoprire il valore della fraternità e dell’ascolto. Non solo parole, ma un impegno reale.