Milano, 20 novembre 2025 – Il blackout di Cloudflare di ieri, che ha mandato in tilt per ore piattaforme come X e ChatGPT in tutto il mondo, ha riacceso l’attenzione sulla sovranità digitale europea. A sottolinearlo è stato Giuseppe Mocerino, presidente di Netgroup e esperto di cybersicurezza e innovazione digitale. “La lezione è chiara: l’Europa deve muoversi in fretta per avere più controllo sulle sue infrastrutture e puntare a una rete più resistente e distribuita”, ha detto senza mezzi termini.
Cloudflare ko: quando un guasto diventa un problema globale
Il blocco è partito intorno alle 10 del mattino e si è risolto solo nel primo pomeriggio. Per ore sono stati offline servizi fondamentali per milioni di persone e aziende. “Non si tratta più solo di tecnologia, ma di sicurezza nazionale”, ha spiegato Mocerino. Il problema vero, secondo lui, è la concentrazione di infrastrutture digitali in poche mani, spesso fuori dall’Europa. Un solo malfunzionamento, come quello di ieri, può mandare in crisi l’intero sistema globale. E questo, avverte Mocerino, “è solo un assaggio di cosa potrebbe succedere con un attacco mirato o pressioni geopolitiche”.
Europa in trappola: dipendenza da giganti extra-Ue
Cloudflare, società americana che gestisce una parte enorme del traffico internet mondiale, mostra quanto l’Europa sia legata a fornitori stranieri. “Non basta più risolvere il blackout quando succede”, dice Mocerino. “Bisogna capire quanto siamo dipendenti da pochi grandi player extraeuropei e quanto poco controllo abbiamo davvero sulla catena”. Tradotto: la capacità di monitorare e gestire ogni pezzo dell’infrastruttura digitale è ancora troppo limitata. E senza questo controllo, basta un anello debole per far saltare tutto.
Sicurezza nazionale: serve una rete più solida e distribuita
Mocerino è netto: la soluzione non è solo tecnica. “Bisogna tenere sotto controllo tutta la filiera, dividere i rischi e rafforzare i confini digitali. Solo così eviteremo che il prossimo guasto degeneri in un disastro più grande”. Insomma, serve una strategia europea che punti a una maggiore autonomia tecnologica, con investimenti in infrastrutture cloud locali e sistemi di backup sparsi sul territorio. Solo così si potrà rendere il sistema meno fragile.
Controlli costanti e una governance europea più forte
Per evitare altre crisi, secondo Mocerino, serve anche un monitoraggio continuo della sicurezza e la capacità di mettere mano a ogni passaggio della catena digitale. “Se un semplice guasto può avere effetti globali, immaginate cosa potrebbe fare un attacco coordinato”, si domanda. Il messaggio è chiaro: senza strumenti di controllo indipendenti e senza una governance europea robusta, il rischio resta altissimo.
Un campanello d’allarme per istituzioni e imprese
L’incidente di Cloudflare, conclude Mocerino, “è un campanello d’allarme duro da ignorare: anche i servizi che diamo per scontati nel mondo digitale possono diventare un punto debole per tutto il sistema”. Quando una sola piattaforma può mettere offline social network, intelligenza artificiale e servizi aziendali insieme, significa che la concentrazione delle infrastrutture è diventata un rischio troppo grande per imprese, cittadini e istituzioni.
La giornata di ieri ha lanciato un segnale forte: la sovranità digitale europea non è più un tema da dibattito. È una questione concreta di sicurezza nazionale e competitività. E, avverte chi è in prima linea nella cybersicurezza, la prossima crisi potrebbe essere solo questione di tempo.
