Petrolio in ascesa: WTI supera i 60 dollari

Petrolio in ascesa: WTI supera i 60 dollari

Petrolio in ascesa: WTI supera i 60 dollari

Giada Liguori

Novembre 20, 2025

Milano, 20 novembre 2025 – Il prezzo del petrolio ha messo a segno un nuovo rialzo. Il WTI è salito dell’1%, toccando i 60 dollari al barile, mentre il Brent ha superato i 64 dollari, con un aumento dello 0,96%. Questa tendenza, emersa nelle prime ore sui mercati internazionali, arriva dopo settimane di alti e bassi legati a tensioni geopolitiche e segnali contrastanti sulla domanda globale.

Petrolio in salita: cosa spinge i prezzi verso l’alto

Gli operatori di Piazza Affari vedono dietro questo aumento una serie di fattori. Da una parte, le ultime parole dell’OPEC+, il cartello dei principali produttori, che hanno lasciato intendere la possibilità di prolungare i tagli alla produzione anche per il primo trimestre del 2026. “Stiamo valutando tutte le opzioni per mantenere l’equilibrio del mercato”, ha detto un delegato saudita a Reuters. Dall’altra, i dati sulle scorte statunitensi diffusi ieri dal Dipartimento dell’Energia USA hanno mostrato un calo più marcato del previsto, segno che la domanda interna resta sostenuta.

Mercati europei in allerta: il rischio per l’economia

A Milano e nelle principali piazze finanziarie europee, la notizia del rialzo del petrolio è stata accolta con prudenza. Gli esperti di Intesa Sanpaolo avvertono che un prezzo sopra i 60 dollari al barile può mettere a rischio la fragile ripresa dell’area euro, ancora debole dopo mesi di crescita lenta. “L’aumento dei costi energetici si riflette subito sui trasporti e sulla produzione industriale”, spiega Marco Ferri, responsabile ricerca materie prime della banca. Del resto, già questa mattina alcune aziende del settore manifatturiero lombardo hanno anticipato possibili aumenti dei prezzi nelle prossime settimane.

I trader restano vigili: mercato nervoso e volumi in aumento

Sui terminal Bloomberg, poco dopo le 10:30, il WTI viaggiava a 60,05 dollari, mentre il Brent oscillava tra 64 e 64,20 dollari. Gli operatori parlano di un “mercato nervoso”, con volumi di scambio in crescita rispetto alle settimane scorse. “Tutti guardano con attenzione alle mosse dell’OPEC+”, racconta un trader londinese. Secondo Goldman Sachs, se i tagli alla produzione verranno confermati anche nel 2026, il prezzo del Brent potrebbe stabilizzarsi tra 65 e 68 dollari nei primi mesi dell’anno prossimo.

Domanda globale in bilico, tensioni in Medio Oriente

A pesare sul prezzo restano però le incognite sulla domanda mondiale. In Cina, il più grande importatore di petrolio, i dati sull’attività industriale diffusi ieri mostrano segnali di rallentamento. Ma l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) prevede che la domanda globale rimarrà sopra i 102 milioni di barili al giorno almeno fino a metà 2026. Intanto, le tensioni in Medio Oriente non danno tregua: negli ultimi giorni, episodi di instabilità in Iraq e Iran hanno fatto salire i timori su possibili interruzioni nelle forniture.

Aumenti alla pompa: i consumatori italiani già in allarme

Per chi si mette in auto, l’aumento del petrolio si traduce in prezzi più alti alla pompa. Secondo i dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, questa mattina il prezzo medio della benzina self service ha raggiunto 1,89 euro al litro, mentre il gasolio si è fermato a 1,81 euro. Le associazioni dei consumatori hanno già chiesto un intervento urgente del governo per limitare l’impatto sui bilanci delle famiglie. “Serve un tavolo subito con il Ministero”, ha detto Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori.

Tutti gli occhi puntati su Vienna: il futuro del petrolio si decide lì

Il prossimo appuntamento cruciale è la riunione dell’OPEC+ a Vienna, il 28 novembre. I ministri dell’Energia dovranno decidere se confermare o meno i tagli alla produzione. Solo allora si capirà se il prezzo del petrolio continuerà a salire o se si stabilizzerà. Nel frattempo, mercati e imprese restano con il fiato sospeso, seguendo ogni aggiornamento e ogni notizia.