Milano, 20 novembre 2025 – Il prezzo del petrolio torna a salire questa mattina sui principali mercati delle materie prime. Il WTI (West Texas Intermediate) per consegna a dicembre viene scambiato a 59,66 dollari al barile, con un aumento dello 0,37%. Il Brent, con consegna a gennaio, si attesta a 63,61 dollari al barile, in crescita dello 0,19%. Dietro a questo movimento, secondo gli operatori, ci sono le incertezze geopolitiche e le attese sulle prossime mosse dell’OPEC.
WTI e Brent partono in rialzo
Tra le 8 e le 9 di questa mattina, le piazze di scambio di New York e Londra hanno visto un leggero aumento dei prezzi. Il WTI, punto di riferimento per gli Stati Uniti, ha toccato 59,66 dollari. Il Brent, invece, si è fermato poco sopra i 63 dollari. “Il mercato sta già scontando sia le tensioni in Medio Oriente sia i dati sulle scorte americane”, ha spiegato un analista di una banca d’affari londinese. Le variazioni restano contenute, ma il trend sembra puntare verso una piccola ripresa dopo le flessioni delle settimane scorse.
Perché i prezzi stanno salendo
Gli operatori indicano più cause per questa risalita. Da una parte, le tensioni geopolitiche in zone chiave per la produzione di petrolio. Dall’altra, le attese per la riunione dell’OPEC+ a fine mese a Vienna, che spingono a ipotizzare tagli alla produzione. “Gli investitori vanno coi piedi di piombo – ha detto un trader milanese – perché ogni segnale dai Paesi produttori può cambiare gli equilibri del mercato”. Intanto, i dati sulle scorte statunitensi pubblicati ieri mostrano una leggera contrazione rispetto alle previsioni.
Che effetti sull’Italia
Il rialzo del prezzo del petrolio si fa sentire anche sui prezzi alla pompa e sui costi per le aziende che consumano molta energia. In Italia, secondo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il prezzo medio della benzina questa mattina è salito a 1,87 euro al litro, mentre il gasolio ha raggiunto 1,77 euro. “Ogni cambiamento nel greggio si riflette quasi subito sui distributori”, spiega un gestore di una stazione di servizio vicino Roma. Le imprese del trasporto e della logistica tengono d’occhio la situazione, preoccupate per possibili nuovi aumenti.
Cosa dicono gli esperti
Gli analisti internazionali guardano al futuro con prudenza. “Il mercato resta molto instabile – ammette un esperto di Energy Aspects – e tutto dipenderà dalle decisioni dell’OPEC+ e dall’andamento della domanda mondiale”. L’Agenzia Internazionale dell’Energia sottolinea che la crescita economica rallentata in Cina e in Europa potrebbe frenare ulteriori aumenti. Ma se dovessero scoppiare crisi nei Paesi produttori o arrivassero tagli a sorpresa, la situazione potrebbe ribaltarsi rapidamente.
Le reazioni dal settore
Nel mondo del petrolio italiano domina la prudenza. “Siamo abituati a queste oscillazioni – commenta un dirigente di Eni – ma la vera sfida resta mantenere stabile l’offerta”. Anche le associazioni dei consumatori chiedono trasparenza: “Vogliamo chiarezza su come si formano i prezzi alla pompa”, dice Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori. Intanto, nelle sale operative delle banche d’investimento si segue da vicino ogni mossa dei grandi produttori.
Lo scenario per le prossime settimane
Per ora, il mercato sembra in pausa, in attesa. Gli operatori trattengono il fiato in vista della riunione dell’OPEC+ e di possibili sviluppi geopolitici. Solo allora si capirà se questo rialzo del prezzo del petrolio segna l’inizio di un nuovo trend o resta solo un episodio in un quadro ancora incerto.
