Bruxelles, 20 novembre 2025 – Nella serata di ieri, durante la Conferenza dei capigruppo dell’Eurocamera, è stata bloccata la missione in Italia proposta dal gruppo di monitoraggio sullo stato di diritto della commissione Libertà civili del Parlamento europeo. Fonti parlamentari riferiscono che la maggioranza formata da Popolari, Ecr, Patrioti ed Esn ha votato per cancellare l’iniziativa, che avrebbe dovuto svolgersi entro fine anno.
Maggioranza unita: stop alla missione in Italia
L’idea di inviare una delegazione in Italia era arrivata nelle settimane scorse dal gruppo di monitoraggio interno alla commissione Libertà civili, giustizia e affari interni (Libe). Lo scopo era controllare da vicino la situazione dello stato di diritto nel Paese. L’iniziativa, dicono le fonti, avrebbe coinvolto parlamentari di diversi schieramenti e previsto incontri istituzionali a Roma e in altre città. Ma ieri pomeriggio, intorno alle 18, la Conferenza dei capigruppo riunita a Bruxelles ha bocciato la proposta. “Non ci sono le condizioni politiche”, ha spiegato un esponente dei Popolari, che ha voluto restare anonimo.
Perché è saltata la missione
Dietro la decisione, secondo quanto si apprende, c’è la voglia di evitare scontri tra le istituzioni europee e il governo italiano. I gruppi che hanno detto no – Popolari, Ecr (Conservatori e Riformisti europei), Patrioti ed Esn – formano una maggioranza trasversale che negli ultimi mesi ha spesso mostrato scetticismo verso le missioni di controllo nei Paesi membri. “Non vogliamo creare polemiche inutili”, ha detto un eurodeputato vicino ai Patrioti. I promotori, invece, volevano focalizzarsi su temi come l’indipendenza della magistratura, la libertà di stampa e il rispetto dei diritti fondamentali.
Reazioni divise in aula
La cancellazione della missione ha scatenato reazioni contrastanti tra i gruppi politici del Parlamento europeo. Da un lato, i sostenitori dell’iniziativa – soprattutto socialisti e liberali – hanno espresso “profondo rammarico”. “È un’occasione persa per il dialogo e la trasparenza”, ha commentato in serata l’eurodeputata olandese Sophie in ‘t Veld, da tempo impegnata sulle questioni dello stato di diritto. Dall’altro lato, chi ha sostenuto il no parla di “atto di responsabilità istituzionale”. Fonti vicine ai Popolari sottolineano che “non c’erano motivi concreti per una missione specifica in Italia in questo momento”.
Lo scenario europeo
Negli ultimi anni il tema dello stato di diritto ha dominato il dibattito tra Bruxelles e vari governi nazionali. Missioni simili si sono svolte in Polonia, Ungheria e Slovacchia, spesso con polemiche e tensioni diplomatiche. L’Italia era rimasta finora ai margini di queste iniziative, ma alcune vicende giudiziarie e discussioni sulla libertà dei media avevano spinto alcuni eurodeputati a chiedere un controllo diretto. La decisione di ieri segna quindi uno stop netto a questa ipotesi, almeno per il 2025.
Che succede adesso?
Per ora non è in programma una nuova missione in Italia. I promotori assicurano che continueranno a seguire la situazione tramite audizioni e richieste di documenti ufficiali. “Il Parlamento europeo non abbassa la guardia”, ha detto un membro della commissione Libe. Ma, secondo fonti interne, è improbabile che il dossier venga riaperto prima delle elezioni europee della prossima primavera. Nel frattempo, il governo italiano resta in attesa: da Palazzo Chigi nessun commento ufficiale, ma fonti vicine all’esecutivo parlano di “decisione accolta con favore”.
La vicenda resta aperta, sullo sfondo di rapporti complessi tra istituzioni europee e Stati membri. E mentre a Bruxelles si discute sulle priorità dell’agenda comunitaria, il tema dello stato di diritto continua a dividere maggioranze e opposizioni anche oltre le Alpi.
