Rivoluzione scientifica: il progetto Einstein Telescope per una mappa 3D della Sardegna

Rivoluzione scientifica: il progetto Einstein Telescope per una mappa 3D della Sardegna

Rivoluzione scientifica: il progetto Einstein Telescope per una mappa 3D della Sardegna

Matteo Rigamonti

Novembre 20, 2025

Cagliari, 20 novembre 2025 – Una mappa 3D del sottosuolo sardo per capire se la Sardegna può ospitare una grande infrastruttura scientifica. È questo il nuovo traguardo del Centro per la caratterizzazione geofisica dell’Einstein Telescope, appena varato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). L’annuncio arriva proprio alla vigilia del convegno dedicato al futuro osservatorio delle onde gravitazionali, che si tiene in questi giorni sull’isola. Un passo importante che rafforza il ruolo della geofisica nella corsa italiana per l’Einstein Telescope, il progetto europeo di punta per studiare l’universo.

Sardegna nel mirino: un progetto strategico

Dal 2019, l’Ingv lavora in Sardegna con una serie di ricerche per raccogliere dati sulla quiete sismica e sulla stabilità geodinamica del territorio. L’obiettivo è dimostrare che il sottosuolo dell’isola è adatto a ospitare una struttura sotterranea di grandi dimensioni, come richiesto dall’Einstein Telescope. “Stiamo facendo il possibile per avere dati geofisici di qualità”, spiega Carlo Giunchi, fisico della sezione di Pisa dell’Ingv. Tutto rientra nel progetto Faber (Far fAult oBsERvatory), che fa parte del più ampio programma Meet (Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics), finanziato dal Pnrr e coordinato dall’Ingv.

Tecnologie all’avanguardia per scoprire il sottosuolo

Il nuovo Centro, che entrerà in funzione all’inizio del 2026, comincerà presto con un rilievo elettromagnetico aerotrasportato. In pratica, un elicottero con una grande antenna sorvolerà vaste zone della Sardegna a poche decine di metri dal suolo. “L’antenna manderà onde elettromagnetiche verso terra”, spiega Giunchi, “e le onde riflesse ci daranno dettagli preziosi sulla composizione del sottosuolo, come la distribuzione di rocce e fluidi”. Un metodo che permette di ottenere una vera e propria mappa tridimensionale fino a qualche centinaio di metri di profondità.

La mappa 3D, chiave per la candidatura italiana

Questa mappa sarà uno strumento essenziale per mettere insieme tutte le osservazioni raccolte in questi anni e dimostrare, con dati concreti, che le rocce sarde sono adatte a ospitare un’infrastruttura sotterranea come l’Einstein Telescope. “Useremo questi dati per dare peso alla candidatura italiana”, aggiunge Giunchi. Il lavoro sul campo partirà nei primi mesi del 2026 e dovrebbe chiudersi entro l’estate. Solo dopo si passerà a elaborare e interpretare i dati.

Una chance per la Sardegna e la scienza

La scelta della Sardegna non è casuale. L’isola è tra le aree più stabili d’Europa dal punto di vista sismico, un requisito fondamentale per ospitare strumenti scientifici così sensibili come quelli dell’Einstein Telescope. Se la candidatura andrà a buon fine, le ricadute potrebbero essere importanti non solo per la ricerca, ma anche per l’economia e la società locale. “Sappiamo quanto questo progetto significhi per il territorio”, sottolinea Giunchi, “e lavoriamo a stretto contatto con le comunità locali”.

Cosa ci aspetta nei prossimi mesi

L’Ingv prevede di chiudere le indagini geofisiche entro giugno 2026. Poi, un team formato da geofisici, ingegneri e fisici delle particelle si occuperà di analizzare i dati. Solo dopo questa fase si potrà dare un giudizio definitivo sulla candidatura della Sardegna come sede dell’Einstein Telescope. “Sarà un lavoro complesso”, ammette Giunchi, “ma siamo ottimisti”.

Nel frattempo, la comunità scientifica segue con attenzione le attività dell’Ingv sull’isola. Un progetto che potrebbe cambiare il volto della ricerca europea sulle onde gravitazionali – e non solo – nei prossimi anni.