Bruxelles, 20 novembre 2025 – La Commissione Europea accoglie con soddisfazione la sentenza della Corte di Giustizia Ue sulla direttiva europea sul salario minimo. Per il direttore generale della Dg Occupazione, Affari sociali e Inclusione, Mario Nava, si tratta di un passo decisivo per tutelare la dignità e l’equità dei lavoratori in tutta Europa. In un’intervista concessa ad Adnkronos/Labitalia, Nava ha spiegato come la Commissione sia ora pronta a controllare che la direttiva venga applicata davvero in tutti gli Stati membri, Italia compresa.
La sfida: controllare che la direttiva sia rispettata davvero
«Siamo molto soddisfatti della sentenza della Corte», ha detto Nava, sottolineando che in questi mesi si è lavorato per far sì che «tutto funzionasse». Ora la decisione della Corte mette la questione “al di là di ogni dubbio”. Per Bruxelles, la priorità è accertarsi che la direttiva sul salario minimo sia recepita in modo chiaro e completo.
Al momento, ha riferito Nava, 19 Paesi, tra cui l’Italia, hanno già comunicato di aver recepito la direttiva. Ma la Commissione non si fermerà alle parole: controllerà che il recepimento non sia solo sulla carta, ma si traduca in fatti concreti.
Ci sono ancora otto Stati in ritardo: cinque non hanno ancora dato segnali, mentre tre hanno notificato una trasposizione solo parziale. «Ora la priorità è fare in modo che la trasposizione sia fatta bene», ha avvertito Nava, lasciando intendere che i controlli saranno severi.
Una sentenza che segna una svolta per dignità ed equità
La sentenza della Corte di Giustizia Ue è stata definita da Nava, riprendendo la presidente Ursula von der Leyen, una vera e propria “pietra miliare” per i cittadini europei. Perché? «Per la loro dignità, per l’equità, per la sicurezza finanziaria», ha spiegato il direttore generale.
Un punto chiave, secondo Bruxelles, è che la direttiva può essere applicata rispettando le diverse tradizioni nazionali e il ruolo dei partner sociali, senza imporre un modello unico a tutti.
Nava ha sottolineato che questa scelta sta già portando risultati concreti: «Negli ultimi anni, dove più Paesi hanno introdotto un salario minimo, non solo non è cresciuta la disoccupazione, ma è addirittura calata, mentre i tassi di occupazione sono saliti». Un dato che, per lui, conferma la validità dell’approccio adottato.
Il dibattito sul salario minimo in Italia resta aperto
Sul tema di un salario minimo legale in Italia, Nava è stato prudente: «Non spetta a me dire cosa fare», ha chiarito. Tuttavia, ha ricordato che la direttiva europea lascia diverse strade agli Stati membri e che la sentenza della Corte conferma che una legge per un salario minimo giusto è del tutto legittima. «È corretta da un punto di vista legale e, aggiungo, anche sotto il profilo economico e sociale», ha ribadito.
Secondo Nava, il salario minimo non serve solo a proteggere il potere d’acquisto e ridurre le disuguaglianze salariali. Aiuta anche a combattere il lavoro povero, quel lavoro che non permette di arrivare a fine mese. Inoltre, sostiene la domanda interna e incentiva più persone a entrare nel mercato del lavoro.
Donne e lavoro: un legame da rafforzare
Un aspetto spesso dimenticato è l’occupazione femminile. Nava ha ricordato che molte persone fuori dal lavoro sono donne e che un salario minimo può contribuire a ridurre il gender gap, spingendo più donne a cercare e trovare un’occupazione. «Il salario minimo alza il tasso di occupazione perché crea più incentivi a lavorare», ha spiegato.
Guardando avanti, Nava ha annunciato che nelle prossime settimane la Commissione lancerà la “Quality Jobs Roadmap”, un piano per migliorare la qualità del lavoro in Europa. La direttiva sul salario minimo, secondo lui, è un “piedistallo solido” su cui costruire altre misure per garantire lavori dignitosi e ben pagati.
«Quando si parla di lavoro di qualità – ha concluso Nava – la prima cosa che viene in mente è che sia un lavoro che paghi bene, che non sia povero e che consenta di vivere dignitosamente». Un concetto semplice ma fondamentale per le politiche sociali europee nei prossimi anni.
