Sanzioni più leggere per i datori di lavoro morosi: cosa cambia?

Sanzioni più leggere per i datori di lavoro morosi: cosa cambia?

Sanzioni più leggere per i datori di lavoro morosi: cosa cambia?

Giada Liguori

Novembre 20, 2025

Roma, 20 novembre 2025 – Un emendamento di Forza Italia alla manovra finanziaria di quest’anno propone di ridurre le sanzioni per il mancato o ritardato pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali da parte dei datori di lavoro. La firma è del senatore Claudio Lotito, che intende così correggere il sistema sanzionatorio introdotto dalla legge di bilancio del 2001, con l’obiettivo dichiarato di favorire l’emersione del lavoro irregolare.

Sanzioni più leggere per chi paga in ritardo

Nel testo dell’emendamento, la sanzione civile per chi non versa o versa in ritardo i contributi o premi dovuti alle gestioni previdenziali e assistenziali verrebbe calcolata sul tasso ufficiale di riferimento aumentato di 3,5 punti percentuali, invece degli attuali 5,5 punti. Un taglio pensato per alleggerire il peso sulle imprese in difficoltà temporanee e spingerle a sistemare i debiti.

La proposta arriva in un momento complicato, con molte aziende, soprattutto piccole e medie, che faticano a rispettare le scadenze contributive. “Non è un condono – chiarisce una fonte vicina a Forza Italia – ma un modo per rendere più sostenibile il percorso verso la regolarizzazione, senza punire chi vuole mettersi in regola”.

Sconti per chi si mette in regola da solo

L’emendamento prevede anche sanzioni ridotte per quei datori di lavoro che scelgano di segnalare spontaneamente la propria posizione debitoria. In pratica, la riduzione si applicherà quando l’evasione riguarda registrazioni, denunce o dichiarazioni obbligatorie presentate in ritardo. L’idea è di premiare chi collabora con gli enti previdenziali prima che partano controlli ufficiali.

Le prime stime parlano di qualche migliaio di aziende che potrebbero usufruire della misura ogni anno. Il meccanismo della denuncia spontanea, già usato in altri settori fiscali, si allarga così al mondo previdenziale per recuperare risorse e ridurre le controversie.

La maggioranza divisa sul tema

La proposta di Forza Italia ha acceso il dibattito anche dentro la maggioranza. Alcuni esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia mettono in dubbio l’opportunità di intervenire sulle sanzioni proprio mentre si parla di lotta all’evasione e tutela dei lavoratori. “Serve equilibrio – dice un deputato della Lega – perché bisogna aiutare chi ha difficoltà, ma senza dare l’impressione che chi non paga venga premiato”.

Il senatore Lotito difende l’emendamento, sottolineando che la misura è rivolta “a chi vuole mettersi in regola, non a chi agisce in malafede”. “Solo chi si sistema volontariamente potrà godere della riduzione”, ha ribadito ieri pomeriggio in una riunione con i capigruppo.

Le origini delle sanzioni nel 2001

Le sanzioni civili per il mancato versamento dei contributi arrivano dalla legge finanziaria del 2001, nata per combattere il lavoro nero e l’evasione contributiva. Da allora il sistema ha subito vari cambiamenti e interpretazioni. Oggi la maggiorazione sul tasso ufficiale è di 5,5 punti percentuali, una soglia che molte associazioni datoriali giudicano troppo alta rispetto alla situazione economica attuale.

Secondo i dati dell’INPS, nel 2024 sono stati scoperti oltre 18mila casi di ritardi nei pagamenti da parte delle imprese italiane. Circa il 40% riguarda aziende con meno di 15 dipendenti. “Sanzioni troppo pesanti rischiano di spingere le aziende verso l’insolvenza invece che verso la regolarizzazione”, spiega un funzionario dell’ente.

Cosa succederà in Parlamento

L’emendamento sarà discusso nei prossimi giorni in Commissione Bilancio al Senato. Il governo non ha ancora preso una posizione ufficiale, anche se dal Ministero del Lavoro fanno sapere che “ogni intervento sulle sanzioni va valutato con attenzione per evitare effetti indesiderati”.

Le associazioni di categoria seguono da vicino il dibattito. “Una sanzione più giusta può aiutare le imprese a uscire dall’irregolarità”, commenta il presidente della CNA, Dario Costantini. I sindacati, invece, restano cauti: “Bisogna evitare che passi il messaggio che non pagare convenga”, avverte la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti.

Il confronto resta aperto. Solo nei prossimi giorni si capirà se la proposta riuscirà a mettere d’accordo le diverse sensibilità politiche e sociali in Parlamento.