Tensioni e proteste: l’occupazione dell’ex Ilva e i blocchi stradali che scuotono la città

Tensioni e proteste: l'occupazione dell'ex Ilva e i blocchi stradali che scuotono la città

Tensioni e proteste: l'occupazione dell'ex Ilva e i blocchi stradali che scuotono la città

Giada Liguori

Novembre 20, 2025

Taranto, 20 novembre 2025 – È in arrivo un decreto legge urgente per garantire la continuità degli stabilimenti ex-Ilva. La misura è all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato oggi alle 17 a Roma. Intanto, a Taranto la tensione non accenna a calare. Dalle prime ore del mattino, centinaia di lavoratori – tra diretti e dell’indotto – hanno occupato l’area dello stabilimento siderurgico. Hanno allestito presidi fissi e bloccato le strade. “Vergogna, vergogna”, urlano gli operai rivolgendosi a governo e commissari straordinari. Chiedono la cancellazione del piano industriale presentato pochi giorni fa e garanzie concrete su decarbonizzazione, futuro produttivo e tutela del lavoro.

Operai in presidio: vogliono risposte chiare

Il presidio davanti ai cancelli dell’ex Ilva di Taranto è partito poco dopo le 8.30. Alcuni lavoratori raccontano di aver passato la notte vicino allo stabilimento, preoccupati per il loro futuro e quello dell’azienda. “Non ci fidiamo più delle promesse, vogliamo fatti”, dice un delegato della Fiom. I sindacati – Fim, Fiom, Uilm e Usb – chiedono la riconvocazione immediata del tavolo di crisi a Palazzo Chigi. Vogliono un confronto con tutte le istituzioni locali e regionali, senza esclusioni.

In un comunicato inviato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), i sindacati definiscono “elemento divisivo” la decisione di limitare l’incontro ai soli stabilimenti del Nord Italia. “La vertenza è sempre stata seguita con un unico tavolo a Palazzo Chigi – scrivono –. Chiediamo che si convochi di nuovo con tutte le istituzioni locali e regionali per l’intero gruppo”. E avvertono: senza questo, la mobilitazione andrà avanti “ad oltranza”.

Il governo accelera sul decreto

Fonti vicine a Palazzo Chigi spiegano che il decreto legge in discussione oggi dovrebbe prevedere misure per mantenere attive le attività produttive degli stabilimenti ex-Ilva, con particolare attenzione a Taranto. Il testo è ancora in fase di definizione ma potrebbe introdurre strumenti per gestire la crisi industriale e proteggere i posti di lavoro. I dettagli restano riservati fino alla fine della riunione del Consiglio dei ministri.

Nel frattempo, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha fissato un incontro per venerdì 28 novembre alle 15.30 a Palazzo Piacentini. Parteciperanno rappresentanti dei lavoratori e degli enti locali dei siti di Genova-Cornigliano (Liguria), Novi Ligure e Racconigi (Piemonte). L’obiettivo è fare il punto sul piano di manutenzione degli impianti e sulla formazione dei lavoratori, come presentato dai commissari nell’ultimo incontro del Tavolo Ilva.

Sindacati del Sud: no a un confronto a pezzi

La decisione di concentrare il confronto solo sul Nord Italia non è piaciuta alle segreterie territoriali di Taranto. “Così si rischia di dividere la vertenza e perdere di vista il quadro generale della crisi ex Ilva”, dicono Fim, Fiom, Uilm e Usb. Per loro il pericolo è che venga messa da parte l’unità della lotta e il futuro occupazionale dell’intero gruppo siderurgico.

Durante la giornata, alcuni lavoratori hanno bloccato via Appia e viale Magna Grecia, due vie principali della città. Le forze dell’ordine hanno seguito la situazione senza che si registrassero incidenti. “Non ci fermeremo finché non avremo risposte”, confida un operaio dell’appalto, stanco ma determinato dopo ore di protesta.

Bombardieri (Uil) attacca Urso: “Il ministro porta all’Ilva alla chiusura”

Duro il commento del segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, a margine del consiglio confederale regionale della Uil Piemonte. “Il lavoro del ministro Urso sta portando l’Ilva alla chiusura. È da più di un anno che parla di investitori interessati, ma oggi non c’è nulla di concreto”, dice. E aggiunge: “Quello che è successo l’altra sera nell’incontro significa la fine dell’Ilva. Le nostre proposte sono sul tavolo. Quando si parla di formazione, chiediamo: formazione per fare cosa? Per smantellare l’Ilva o per produrre acciaio? Non è chiaro”.

Un futuro incerto, la tensione resta alta

Il governo deve ancora prendere decisioni importanti. Nel frattempo, la situazione resta tesa a Taranto e nelle altre aree coinvolte nella crisi ex Ilva. I lavoratori vogliono “garanzie vere” e i sindacati avvertono: senza un tavolo unitario, la mobilitazione non si fermerà. Solo nelle prossime ore si capirà se il decreto legge porterà risposte concrete alle richieste di chi lavora e delle comunità locali.