Chieti, 21 novembre 2025 – Tre bambini, una madre australiana e un padre britannico: questa è la famiglia che per anni ha vissuto nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti. Oggi è stata trasferita in una comunità protetta su ordine del Tribunale per i minorenni dell’Aquila. L’operazione, avvenuta nelle prime ore del mattino, chiude mesi di grande attenzione mediatica e un acceso dibattito sulle scelte di vita della coppia, che aveva deciso di vivere a impatto zero sull’ambiente.
Stop alla responsabilità genitoriale: il tribunale prende posizione
A finire sotto tutela sono una bambina di otto anni e due gemelli di sei, figli di Catherine Birmingham, 45 anni, e Nathan Trevallion, 51. La madre è stata trasferita insieme ai bambini nella struttura, mentre il tribunale ha sospeso “in via esecutiva” la responsabilità genitoriale, come ha spiegato l’avvocato della coppia, Giovanni Angelucci. “Sono consapevoli, anche i bambini,” ha detto il legale al telefono. “I giudici hanno sollevato dubbi sullo stato fisico e sull’educazione dei piccoli. Però i genitori sanno che questo passo è necessario, per poter tornare un giorno alla vita libera che hanno sempre voluto.”
Dagli atti emerge che i minori saranno osservati nella comunità educativa. Verrà valutato il loro benessere e la capacità della famiglia di garantire uno sviluppo sano. Una scelta che vuole proteggere i bambini, senza però spezzare il rapporto con la madre.
La vita “off grid” che ha diviso l’opinione pubblica
La vicenda dei Trevallion-Birmingham aveva già acceso l’Italia. In pochi giorni, una petizione su Change.org ha raccolto oltre 30 mila firme per evitare la separazione dei bambini dai genitori. La famiglia abitava in un casolare isolato nei boschi abruzzesi: acqua dal pozzo, cucina a legna, bagno all’aperto, tutto a basso impatto ambientale. L’elettricità arrivava dai pannelli solari sul tetto. I bambini facevano home schooling, seguito e documentato dalla madre con foto e video sui social.
Molti residenti della zona avevano preso le loro difese. “Li vedevamo spesso al mercato di Vasto, i bambini sembravano sereni,” racconta una vicina, Anna Di Gregorio, davanti al municipio di Palmoli. Ma dietro quella tranquillità qualcosa ha fatto scattare l’allarme.
Funghi velenosi e l’intervento dei servizi sociali
Il caso è esploso a settembre, quando tutta la famiglia è stata portata d’urgenza all’ospedale di Vasto per un’intossicazione alimentare dovuta a funghi raccolti nei boschi. Solo allora, raccontano i carabinieri, sono venute alla luce le condizioni di vita: isolamento quasi totale, nessuna scuola tradizionale, cure mediche gestite da soli.
I servizi sociali hanno subito avviato una serie di controlli. “Non si tratta solo di uno stile di vita fuori dal comune,” spiega una fonte vicina all’inchiesta. “Ci sono regole minime di sicurezza e salute che devono essere garantite ai bambini.” Da qui la decisione del tribunale: osservazione in comunità e sospensione temporanea della responsabilità genitoriale.
Il futuro incerto della famiglia
La storia non si chiude qui. La madre, Catherine Birmingham, ha deciso di seguire i figli nella struttura. Il padre Nathan Trevallion, invece, non è stato trasferito con loro. L’avvocato Angelucci parla di “situazione in evoluzione”. Nei prossimi mesi saranno decisive le valutazioni di assistenti sociali e psicologi incaricati dal tribunale.
A Palmoli e sui social, intanto, il dibattito continua acceso. Da una parte chi difende il diritto delle famiglie a scegliere come vivere; dall’altra chi chiede garanzie per salute e istruzione dei bambini. Nel mezzo, tre piccoli che per ora dovranno abituarsi a una vita diversa da quella nei boschi d’Abruzzo.
