Il dramma di Andrea Sempio: il killer è Alberto Stasi, ma la verità resta in casa

Il dramma di Andrea Sempio: il killer è Alberto Stasi, ma la verità resta in casa

Il dramma di Andrea Sempio: il killer è Alberto Stasi, ma la verità resta in casa

Matteo Rigamonti

Novembre 21, 2025

Roma, 21 novembre 2025 – Andrea Sempio, 37 anni, è tornato a parlare del delitto di Garlasco, il caso che da più di diciotto anni tiene banco nell’opinione pubblica italiana. Ieri sera, ospite di Bruno Vespa in diretta tv, prima a “Cinque Minuti” e poi a “Porta a Porta”, ha ribadito la sua posizione: “Il colpevole è Alberto Stasi. Non ho motivo di pensare il contrario”, ha detto Sempio, di nuovo al centro delle indagini riaperte sul caso.

Sempio in tv: “Mi sento come ai domiciliari”

Seduto nello studio di Rai 1, Sempio ha risposto alle domande di Vespa con voce ferma, ma si è visto che era provato. “Non posso negarlo, mi sento perseguitato”, ha confessato. Da quando è tornato a essere coinvolto nell’inchiesta sulla morte di Chiara Poggi, la sua vita è cambiata. “Sono tornato a vivere nella cameretta di quando ero ragazzo. A quasi quaranta anni sono chiuso lì, non posso fare niente, è come essere ai domiciliari”, ha raccontato. Una vita sospesa, segnata da sospetti che – secondo lui – tornano ogni volta che il caso finisce di nuovo sotto i riflettori.

Il biglietto su Venditti e le spese segnate dal padre

Uno dei passaggi più discussi dell’intervista è stato il misterioso appunto trovato a casa sua: “Venditti gip archivia per 20-30 euro”. Un dettaglio che ha acceso dubbi, soprattutto perché Mario Venditti, il pm all’epoca dell’indagine, è oggi indagato per corruzione in atti giudiziari. Sempio ha cercato di fare chiarezza: “Era solo un appunto di mio padre. Credo si riferisse ai 20-30 euro per ritirare le carte dell’archiviazione”. Poi ha aggiunto un particolare finora poco noto: “In casa c’era anche un altro appunto, dove mio padre aveva annotato tutte le spese vere, quelle importanti, per migliaia di euro”. Secondo Sempio, la famiglia ha speso circa 50mila euro tra avvocati come Massimo Lovati e consulenti come l’ex comandante dei Ris Mario Garofalo. “Quel foglio è nelle mani degli investigatori”, ha detto, lamentando che i giornali non ne abbiano ancora parlato.

Rapporti con gli inquirenti e accuse di favoritismi

Durante l’intervista, Sempio ha parlato anche dei suoi rapporti con magistrati e carabinieri. Ha smentito con forza che ci fossero domande concordate o trattamenti di favore: “Non è vero che mi hanno detto le domande prima degli interrogatori. Quello che dicevo in macchina erano cose già uscite sui giornali o in tv”. Ha aggiunto: “Con tutti gli inquirenti ho sempre avuto un buon rapporto. Quando mi hanno ascoltato, mi sembrava capissero quello che dicevo, non che mi stessero accusando”. Ha ammesso che si è creato un certo feeling: “Ma l’ho avuto sempre con tutti”.

Un caso senza pace

Il nome di Andrea Sempio – amico di Marco Poggi, fratello della vittima – continua a spuntare negli atti processuali, nonostante le sentenze che indicano in Alberto Stasi il colpevole. La riapertura del fascicolo, però, mantiene alta la tensione intorno alla vicenda. Sempio stesso lo ammette: “Capisco che c’è un certo accanimento, ma spero sia in buona fede”. La sua vita resta segnata da una vicenda giudiziaria che sembra non voler chiudersi mai.

Le indagini non si fermano

Intanto gli investigatori proseguono il lavoro sui nuovi elementi emersi negli ultimi mesi. Il fascicolo resta aperto, la posizione di Sempio sotto controllo, mentre la famiglia Poggi aspetta risposte che tardano ad arrivare. In studio da Vespa, Sempio ha chiuso con una frase amara: “Al momento non ho una vita”. Una frase che racconta il peso di un’inchiesta che, a quasi vent’anni di distanza, continua a interrogare la giustizia italiana.