Roma, 21 novembre 2025 – La Commissione europea ha ufficialmente avviato una procedura di infrazione contro l’Italia per come vengono gestiti i poteri discrezionali nelle fusioni bancarie. Secondo Bruxelles, l’Italia non starebbe rispettando le regole dell’Unione. La decisione, annunciata oggi a Bruxelles, riguarda in particolare l’applicazione del cosiddetto “golden power”, che per la Commissione rischia di mettere un freno alla libertà di stabilimento e alla libera circolazione dei capitali all’interno del mercato unico.
Bruxelles bacchetta l’Italia sui poteri speciali nelle fusioni bancarie
La procedura è partita con una lettera di messa in mora e si inserisce nel quadro della “Stabilità finanziaria, servizi finanziari e Unione dei mercati dei capitali”. I dettagli completi non sono ancora stati resi pubblici, ma fonti Ue spiegano che il punto critico riguarda proprio i poteri discrezionali che il governo italiano detiene grazie al Decreto-legge 21/2012, più volte modificato e ampliato negli ultimi anni.
La Commissione avverte che, anche se la norma italiana è pensata per proteggere la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico, così com’è applicata rischia di lasciare spazio a interventi “ingiustificati per motivi economici”. Questo si sovrapporrebbe alle competenze esclusive della Banca centrale europea nell’ambito del Meccanismo di Vigilanza Unico. “Invitiamo l’Italia a rispettare le norme bancarie europee”, si legge nella nota diffusa da Palazzo Berlaymont.
Il “golden power” nel mirino: cosa cambia e cosa dice Roma
Il golden power permette al governo di rivedere, bloccare o imporre condizioni sulle operazioni in settori strategici, tra cui quello bancario. La legge è stata rafforzata nel 2021 e 2022, anche per rispondere alle tensioni internazionali e proteggere asset considerati sensibili. Ma per Bruxelles, così com’è oggi, il sistema rischia di mettere a rischio i principi base del mercato unico europeo.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha provato a smorzare i toni: “La Commissione ha sollevato dubbi sulla norma del Golden Power, riformata nel 2022 con il governo Draghi. Risponderemo alle osservazioni nelle sedi competenti. Con spirito costruttivo faremo una proposta chiara che supererà le obiezioni. Siamo certi che così si potrà avere un quadro di competenze condiviso”.
Due mesi per rispondere, poi si vedrà
Adesso l’Italia ha due mesi per fornire una risposta ufficiale alle contestazioni della Commissione. Se la risposta non sarà ritenuta soddisfacente, Bruxelles potrà passare al parere motivato, un passo avanti nella procedura d’infrazione. Solo dopo questo passaggio, se la situazione resta bloccata, si potrà arrivare a un eventuale ricorso davanti alla Corte di Giustizia europea.
Fonti vicine alla vicenda spiegano che la questione è seguita con attenzione anche dalla Banca d’Italia e dagli operatori del settore. C’è preoccupazione che un irrigidimento delle regole possa rallentare le fusioni tra banche italiane ed europee, proprio mentre il settore deve rafforzarsi per affrontare la concorrenza globale.
Nessun caso specifico nel mirino, dicono a Bruxelles
Durante il briefing con la stampa, la portavoce della Commissione, Arianna Podestà, ha chiarito che la procedura “non riguarda nessun caso specifico”, ma il quadro generale del golden power. “Per quanto riguarda la procedura sull’articolo 21 sulle concentrazioni”, ha aggiunto, “stiamo ancora valutando le risposte dell’Italia alle preoccupazioni sollevate questa estate. È una procedura separata”.
I chiarimenti chiesti da Bruxelles nelle scorse settimane erano legati soprattutto all’uso del golden power nell’Ops di Unicredit su Banco Bpm, operazione poi ritirata. Ma, come ribadito oggi, l’infrazione non è legata a singoli dossier.
Tra integrazione europea e difesa nazionale, un equilibrio da trovare
La vicenda arriva in un momento delicato per il sistema bancario europeo. Da una parte, la Commissione spinge per una maggiore integrazione dei mercati finanziari; dall’altra, molti Stati membri, Italia inclusa, chiedono strumenti per proteggere i propri interessi in settori strategici. Un equilibrio difficile, che torna a far discutere.
Nei prossimi giorni sono attese nuove reazioni da parte delle autorità italiane e degli operatori bancari. Il confronto con Bruxelles si preannuncia duro: in gioco non c’è solo il rispetto delle regole europee, ma anche la definizione di quanto margine di autonomia possano avere gli Stati nella gestione delle proprie infrastrutture finanziarie.
