Bologna, 21 novembre 2025 – Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia municipale di Anzola dell’Emilia, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Sofia Stefani, la collega di 33 anni uccisa il 16 maggio 2024 negli uffici comunali. La sentenza, arrivata ieri sera dopo sette ore di camera di consiglio, chiude il primo grado di un processo che ha scosso profondamente la comunità e l’intero corpo della polizia municipale. In aula, Gualandi ha ascoltato senza dire una parola la lettura del verdetto, mentre i familiari di Sofia trattenevano a stento le lacrime.
Ergastolo per Gualandi, risarcimenti milionari alla famiglia Stefani
La Corte d’Assise di Bologna ha riconosciuto l’omicidio volontario aggravato dal legame affettivo, ma ha escluso l’aggravante dei futili motivi. Il verdetto è stato pronunciato poco dopo le 19, in un’aula piena di avvocati, giornalisti e cittadini. Ai genitori di Sofia, Angela Querzè e Bruno Stefani, spettano 600mila euro ciascuno di risarcimento; al fidanzato della vittima, Stefano Guidotti, vanno 500mila euro. Il Comune di Anzola riceverà invece 30mila euro come parte civile. “È una sentenza che rende giustizia a Sofia”, ha commentato a caldo l’avvocato della famiglia, uscendo dal tribunale poco dopo le 20.
Il giorno dell’omicidio negli uffici della polizia municipale
La mattina del 16 maggio 2024, Sofia Stefani si trovava nella sede della polizia municipale di Anzola, in via XXV Aprile. Poco dopo mezzogiorno, un colpo di pistola ha spezzato il silenzio degli uffici: il proiettile, sparato dall’arma d’ordinanza di Gualandi, ha raggiunto la giovane al volto. I soccorsi sono arrivati in fretta, ma per Sofia non c’è stato nulla da fare. Le indagini hanno subito preso una direzione chiara: Gualandi e Sofia avevano una relazione extraconiugale, scoperta da poco dalla moglie dell’ex comandante.
La Procura punta il dito su Gualandi: “Manipolatore e bugiardo”
Durante il processo, la Procura di Bologna, con la pm Lucia Russo, ha descritto Gualandi come un uomo manipolatore. “È un bugiardo seriale”, ha detto la pm in aula. “Ha mentito alla moglie, ha mentito a Sofia, non ha mai detto la verità”. Secondo l’accusa, Gualandi ha ucciso per riprendere il controllo su una situazione che gli stava sfuggendo di mano. La richiesta di ergastolo era già stata avanzata nelle settimane scorse: “Ha voluto eliminare Sofia perché non riusciva più a gestirla”, ha spiegato Russo davanti ai giudici.
Silenzio e dolore in aula, lacrime fuori dal tribunale
Al momento della sentenza, l’ex comandante era in aula. Nessuna reazione plateale: solo uno sguardo basso e le mani strette tra le gambe. I genitori di Sofia, in prima fila accanto al loro avvocato, hanno ascoltato con il volto segnato dalla stanchezza e dal dolore. Fuori dal tribunale, alcuni colleghi di Sofia sono rimasti fino a tardi per stringersi attorno alla famiglia. “Sofia era solare, sempre pronta ad aiutare”, ha ricordato una collega con la voce rotta dalle lacrime.
Anzola sotto choc: un delitto che ha cambiato la comunità
L’omicidio di Sofia Stefani ha lasciato un segno profondo a Anzola dell’Emilia. Nei giorni dopo il fatto, centinaia di persone si sono radunate in una fiaccolata silenziosa davanti al municipio. Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino. Ora, a più di un anno da quella tragica mattina, la sentenza è vista da molti come un primo passo verso la giustizia. “Non ci ridarà nostra figlia”, ha detto il padre Bruno Stefani ai giornalisti, “ma almeno sappiamo che chi l’ha uccisa pagherà”.
Il futuro del processo: la difesa annuncia appello
La difesa di Gualandi ha già fatto sapere che ricorrerà in appello. “Crediamo che alcuni elementi non siano stati valutati nel modo giusto”, ha detto l’avvocato poco dopo la sentenza. I tempi della giustizia si allungano ancora: solo in appello si capirà se l’ergastolo sarà confermato o meno. Nel frattempo, ad Anzola resta vivo il ricordo di Sofia, che continua a camminare tra le strade del paese.
