Lagarde propone di estendere il voto Ue: una nuova era per il fisco europeo

Lagarde propone di estendere il voto Ue: una nuova era per il fisco europeo

Lagarde propone di estendere il voto Ue: una nuova era per il fisco europeo

Giada Liguori

Novembre 21, 2025

Francoforte, 21 novembre 2025 – L’Unione europea rischia di impantanarsi nei suoi stessi meccanismi decisionali, senza riuscire a completare il mercato unico e a dare slancio alla crescita futura. È questo il monito lanciato da Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, durante il suo intervento questa mattina allo European Banking Congress di Francoforte. Di fronte a banchieri e funzionari, Lagarde ha puntato il dito contro il sistema dell’unanimità che, in settori chiave come la fiscalità, blocca ogni passo avanti.

Unanimità e veti: il freno nascosto dell’Europa

Lagarde non ha usato mezzi termini: “In molti casi, il voto all’unanimità blocca il completamento del mercato interno”. Il riferimento è chiaro: fisco, armonizzazione dell’Iva, consolidamento delle tasse sulle imprese. Riforme ferme da anni, bloccate dai veti incrociati tra gli Stati membri. “Le imprese – ha spiegato la presidente della BCE – si trovano a districarsi in un vero labirinto di regole fiscali diverse”, un problema che pesa soprattutto sulle aziende digitali europee.

Il sistema attuale, che richiede l’accordo di tutti i 27 Paesi su molte decisioni importanti, si traduce in una vera paralisi. “Bisogna estendere il voto a maggioranza qualificata nelle aree da cui dipende la crescita futura”, ha ribadito Lagarde. Solo così, ha detto, l’Europa potrà diventare più competitiva e meno esposta agli shock esterni.

Un modello di crescita da aggiornare

Lagarde ha poi allargato lo sguardo, parlando del modello economico europeo, oggi “ancora legato a un mondo che sta cambiando in fretta”. L’Europa ha costruito la sua crescita sull’export e sul reinvestimento dei suoi risparmi nei mercati finanziari americani. Un equilibrio che oggi mostra tutte le sue fragilità.

“Questi limiti non hanno ancora scatenato crisi drammatiche”, ha ammesso Lagarde, “ma erodono la crescita poco a poco, ogni scossa ci spinge verso un percorso più lento”. In pratica, l’Europa rischia di scivolare lentamente in secondo piano nello scenario globale, senza rendersene conto.

La sfida delle imprese digitali nella giungla fiscale

Un capitolo a parte è stato dedicato alle imprese digitali europee, tra le più penalizzate dalla frammentazione fiscale. “Il mosaico di regole diverse – ha sottolineato Lagarde – rende difficile per queste aziende competere alla pari con i colossi americani o asiatici”. La mancanza di un sistema fiscale unificato costringe le imprese a spese extra e limita la loro crescita su scala europea.

Secondo la Commissione europea, le differenze tra i regimi fiscali nazionali possono far lievitare i costi fino al 30% per chi opera in più Paesi dell’Unione. Un ostacolo che rischia di frenare proprio l’innovazione, il settore su cui l’Europa dovrebbe puntare per il futuro.

Serve una svolta politica forte

Lagarde non ha nascosto la necessità di una svolta. “Ci vuole coraggio – ha detto – per superare i veti nazionali e prendere decisioni che guardino all’interesse comune”. Ha invitato i leader europei a non rimandare più le riforme che servono a rafforzare il mercato unico e a rendere il continente più competitivo.

Il messaggio, raccolto nei corridoi del congresso, è stato visto da molti come un appello diretto ai governi più restii a cedere sovranità fiscale. “Se non cambiamo le regole del gioco – ha confidato un funzionario europeo presente – rischiamo di restare indietro rispetto a Stati Uniti e Cina”.

Crescita in frenata, il tema torna in cima all’agenda

La questione del superamento dell’unanimità non è nuova a Bruxelles, ma le parole di Lagarde arrivano in un momento delicato, con la crescita europea che rallenta. Secondo le ultime stime della BCE, il PIL dell’area euro crescerà solo dello 0,8% nel 2025, lontano dai livelli di prima della pandemia.

Nel pomeriggio, fonti vicine alla Commissione hanno confermato che il tema sarà al centro del prossimo Consiglio europeo. Nel frattempo, tra gli imprenditori a Francoforte cresce la preoccupazione: senza una riforma delle regole interne, l’Europa rischia davvero di perdere terreno nella gara globale.