Putin avverte: nuova espansione territoriale in caso di rifiuto di Kiev

Putin avverte: nuova espansione territoriale in caso di rifiuto di Kiev

Putin avverte: nuova espansione territoriale in caso di rifiuto di Kiev

Matteo Rigamonti

Novembre 21, 2025

Mosca, 21 novembre 2025 – Il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato un avvertimento chiaro: l’esercito russo potrebbe spingersi più avanti in Ucraina se Kiev dovesse bocciare il piano di pace proposto dagli Stati Uniti. La notizia arriva mentre il conflitto, iniziato nel febbraio 2022, continua a segnare duramente il confine orientale dell’Europa.

Putin: “Se Kiev dice no al piano Usa, prenderemo altro territorio”

Nel pomeriggio, davanti ai vertici del Consiglio di Sicurezza russo, Putin ha detto senza giri di parole: “Se l’Ucraina rifiuterà il piano degli Stati Uniti, il nostro esercito conquisterà più territorio”. Parole pronunciate con tono deciso, senza lasciare spazio a dubbi, secondo fonti del Cremlino. Il presidente ha poi accusato Kiev e i suoi alleati europei di “nutrire ancora illusioni sulla sconfitta strategica della Russia”. Un messaggio diretto sia al governo di Volodymyr Zelensky sia alle cancellerie occidentali che sostengono l’Ucraina con armi e aiuti economici.

Amici e alleati informati: Cina, India e il Sud del mondo

Putin ha raccontato di aver “informato in dettaglio tutti i nostri amici e partner del Sud del mondo”, citando tra gli altri Cina, India, Corea del Nord, Sudafrica e Brasile. “E naturalmente – ha aggiunto – i membri della CSTO”, l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva che riunisce alcune ex repubbliche sovietiche. Secondo il presidente russo, “tutti loro hanno dato il loro sostegno a questi potenziali accordi”. Un chiaro segnale di compattezza diplomatica attorno a Mosca, in un momento in cui le tensioni tra blocchi geopolitici si fanno sempre più forti.

Kiev e i partner occidentali: nessuna resa

Da Kiev non arrivano ancora risposte ufficiali alle parole di Putin. Ma fonti vicine al governo confermano che la posizione resta ferma: nessun negoziato che preveda la cessione di territori occupati. Il presidente Zelensky ha ribadito più volte che “la pace non si costruisce con ultimatum o minacce”. Anche i principali alleati europei – Germania, Francia e Italia in testa – mantengono la linea dura. “Non accetteremo mai una pace imposta con la forza”, ha detto ieri il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock.

Il piano Usa: ancora top secret

Il cosiddetto “piano degli Stati Uniti” resta avvolto nel riserbo. Secondo alcune indiscrezioni della stampa internazionale, si tratterebbe di una proposta per un cessate il fuoco immediato e l’avvio di negoziati sotto controllo internazionale. Mosca, però, sembra voler dettare le condizioni. “Abbiamo chiarito quali sono le nostre richieste”, ha detto Putin. Fonti diplomatiche occidentali confermano che le trattative sono in una fase delicata: ogni errore potrebbe far scattare una nuova escalation.

Sul campo: tensioni e scontri in aumento

La situazione sul terreno resta calda. Negli ultimi giorni si sono intensificati gli scontri nella regione di Donetsk e lungo la linea del fronte nel sud-est dell’Ucraina. Lo Stato Maggiore ucraino segnala un aumento dei bombardamenti russi nelle zone di Avdiivka e Zaporizhzhia. Le autorità locali parlano di civili costretti a fuggire e di infrastrutture danneggiate. Dall’inizio della guerra, secondo dati Onu aggiornati a novembre 2025, sono più di 10 milioni gli sfollati interni e oltre 30 mila le vittime civili accertate.

Reazioni dall’Occidente: allarme e appelli alla calma

Le parole di Putin hanno subito suscitato reazioni nelle principali capitali occidentali. A Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato ha definito “preoccupanti” le minacce russe, invitando tutti a “evitare azioni che peggiorino la crisi”. A Bruxelles, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ribadito il sostegno all’Ucraina e chiesto “unità e determinazione” agli Stati membri.

In questo clima incerto, la diplomazia cammina su un filo sottile tra aperture cautelative e timori di una nuova offensiva. Nelle prossime settimane si capirà se il Cremlino sta preparando un’escalation o sta giocando la carta della pressione negoziale. Intanto, sul confine orientale dell’Europa, la guerra continua a segnare le vite e la politica di tutti i giorni.