Scopri la verità dietro il gruppo Facebook “Mia moglie”: la sorprendente identità della sua gestore

Scopri la verità dietro il gruppo Facebook “Mia moglie”: la sorprendente identità della sua gestore

Scopri la verità dietro il gruppo Facebook “Mia moglie”: la sorprendente identità della sua gestore

Matteo Rigamonti

Novembre 21, 2025

Roma, 21 novembre 2025 – Dietro il gruppo Facebook “Mia Moglie”, finito sotto la lente della Procura di Roma per la diffusione illegale di immagini intime, c’è una donna. A confermarlo sono gli investigatori, che nelle ultime ore hanno ribaltato le ipotesi iniziali su chi gestisse la pagina, frequentata da oltre 32 mila iscritti. La vicenda, che ha scosso l’opinione pubblica e acceso un faro sulla sicurezza online, si è sviluppata tra agosto e settembre, coinvolgendo anche altri canali e piattaforme.

Indagine partita ad agosto: la polizia postale entra in azione

Secondo gli accertamenti della polizia postale, tutto è iniziato il 19 agosto. Quel giorno sono arrivate le prime segnalazioni su un gruppo Facebook dove uomini – spesso mariti, compagni o parenti – condividevano senza permesso foto intime delle proprie mogli o conoscenti. Le immagini, scattate in casa, in spiaggia o in luoghi pubblici come supermercati, circolavano all’insaputa delle donne coinvolte. In poche settimane il gruppo è stato chiuso, ma subito dopo è spuntata una nuova versione, “Mia Moglie 2”, che ha attirato rapidamente nuovi iscritti.

Gli agenti hanno individuato due amministratori: una donna, ora indagata come la mente del gruppo, e un uomo che avrebbe aiutato a pubblicare e moderare i contenuti. Entrambi usavano cellulari intestati a terzi e sim anonime, per non farsi scoprire. “L’organizzazione era molto più strutturata di quanto pensassimo”, ha spiegato una fonte della polizia postale. “I telefoni erano stati comprati proprio per evitare i controlli”.

Vittime all’oscuro, le denunce partono dalle donne

Il caso è esploso quando alcune donne si sono accorte che le loro foto giravano su Facebook e Telegram. Molte hanno scoperto tutto per caso. “Non sapevo nulla, me l’ha detto un’amica che ha visto la mia foto in un gruppo”, ha raccontato una delle vittime. Da lì sono arrivate le prime denunce, che hanno fatto partire l’inchiesta.

Nel gruppo c’erano persone di ogni tipo: ex politici, militari, impiegati e disoccupati. In alcuni post, gli autori si vantavano delle loro fantasie o descrivevano le donne con parole crude. Un uomo aveva definito la moglie “uno spettacolo della natura”, accompagnando la frase con immagini private condivise senza alcun permesso.

Sequestrati i siti Phica.net e Phica.eu: indagini ancora aperte

Parallelamente alle indagini su Facebook, a settembre la polizia postale ha sequestrato i siti “Phica.net” e “Phica.eu”, considerati centri di raccolta e diffusione di materiale simile. È scattata anche una perquisizione a casa di Vittorio Vitiello, amministratore delle due piattaforme. L’inchiesta – ancora contro ignoti – riguarda la diffusione illegale di immagini sessuali.

“Stiamo cercando di ricostruire tutta la catena e scoprire chi c’è dietro”, ha detto un funzionario della polizia postale. Le indagini proseguono anche su Telegram, dove alcuni canali hanno continuato a diffondere materiale nonostante i sequestri.

Privacy digitale sotto accusa: la sfida per la sicurezza online

La vicenda ha riacceso il dibattito sulla tutela della privacy digitale e sulle responsabilità di chi gestisce i gruppi online. Secondo gli esperti, casi come quello di “Mia Moglie” mostrano quanto sia facile rubare e diffondere immagini private senza controllo. “Serve più consapevolezza da parte degli utenti e strumenti migliori per evitare questi abusi”, ha commentato un avvocato esperto di diritto informatico.

La Procura di Roma ha ricordato che le indagini sono aperte e che non si escludono nuovi sviluppi nelle prossime settimane. Intanto, molte vittime stanno valutando azioni legali per far rimuovere le immagini e ottenere un risarcimento per i danni subiti.