Nola, 21 novembre 2025 – Un fratricidio consumato in pieno giorno, in un appartamento di via San Paolo Bel Sito 150, a Nola, ha scosso la provincia di Napoli nel pomeriggio di ieri. Vincenzo Riccardi, 25 anni, ha chiamato i carabinieri poco dopo le 15.15: «Ho ucciso mia sorella. L’ho accoltellata. Venite». La vittima, Noemi Riccardi, aveva 23 anni. Secondo le prime ricostruzioni, il giovane avrebbe agito in preda a un raptus, restando poi nell’abitazione ad attendere l’arrivo delle forze dell’ordine.
Un dramma che si poteva evitare: richieste d’aiuto ignorate
La tragedia è durata pochi minuti, ma dietro c’era un clima familiare già teso da tempo. I parenti di Vincenzo – raccontano fonti vicine alla famiglia – erano da tempo preoccupati per la sua pericolosità. Già nel 2024 avevano allertato i carabinieri, anche se allora non era stata fatta una denuncia formale. Nonostante questo, la Procura di Nola, guidata da Marco Del Gaudio, aveva coinvolto i servizi sociali. Un campanello d’allarme, che però non ha portato a misure più rigide.
A maggio di quest’anno, un altro episodio aveva fatto scoppiare la tensione tra i due fratelli. Durante una lite, Vincenzo aveva aggredito Noemi, che aveva riportato ferite e aveva denunciato l’accaduto. La Procura ha chiesto nuovi accertamenti a ottobre, ma i familiari – compresa Noemi – hanno raccontato che Vincenzo sembrava più calmo. Nessuno poteva immaginare che ieri sarebbe andata a finire così.
La telefonata choc e la confessione diretta
Alle 15.15 è arrivata la chiamata al 112 che ha spezzato il silenzio del quartiere. «Guardate, questa è Noemi, l’ho uccisa», avrebbe detto Vincenzo, anche alla madre Mariarosaria, raggiunta al telefono poco dopo il delitto. I carabinieri della compagnia di Nola riferiscono che il giovane si è descritto come “in preda a un raptus di follia”, aggiungendo: «Ero esasperato, non ce la facevo più». Sul corpo di Noemi sono state trovate almeno sei o sette coltellate.
Quando i militari sono arrivati nell’appartamento – una palazzina popolare a due passi dal centro storico – Vincenzo era ancora lì. Non ha opposto resistenza. Era seduto sul divano, con lo sguardo perso nel vuoto. In cucina, il coltello ancora insanguinato.
Una famiglia fragile e spezzata
I due fratelli erano disoccupati e seguiti dal Centro di salute mentale di Nola. Questa situazione aveva reso il loro rapporto sempre più complicato negli ultimi mesi. La madre, Mariarosaria, lavorava come addetta alle pulizie; da quando era rimasta vedova, il suo stipendio era l’unica fonte di sostentamento per la famiglia. Ogni mattina usciva presto, lasciando i figli da soli in casa.
«La ricchezza del mio cuore è infinita come il mare», aveva scritto tempo fa Mariarosaria in un post dedicato ai figli. «Così profondo il mio amore: più te ne do, più ne ho». Oggi, quelle parole sembrano un addio amaro.
Le indagini e il futuro incerto dei Riccardi
La Procura di Nola ha aperto un fascicolo per omicidio volontario. Gli investigatori stanno ascoltando parenti e amici, cercando di ricostruire le ultime settimane di Vincenzo e Noemi. Gli esperti del Centro di salute mentale spiegano che Noemi era seguita per una fragilità psicologica, ma non aveva mai mostrato atteggiamenti pericolosi verso gli altri.
Nel quartiere la notizia si è sparsa in fretta. Alcuni vicini raccontano di aver sentito urla nel primo pomeriggio, poi un silenzio pesante. «Non avremmo mai pensato potesse succedere una cosa del genere», racconta una donna che abita al piano di sopra. «Sembravano ragazzi tranquilli, almeno a prima vista».
Ora resta solo una madre, con un dolore enorme e una comunità che si interroga su cosa si poteva fare prima. Il dramma dei Riccardi riporta al centro la questione della gestione delle fragilità mentali e il ruolo dei servizi sociali quando si tratta di persone a rischio.
