Milano, 22 novembre 2025 – Questa mattina, nel carcere di San Vittore, sono partiti gli interrogatori di garanzia per i due diciottenni accusati, insieme a tre minorenni, di aver accoltellato un ragazzo di 22 anni lo scorso 12 ottobre, vicino a corso Como a Milano. Secondo gli inquirenti, i cinque avrebbero prima preso in giro e picchiato la vittima, poi l’avrebbero derubata e infine accoltellata quando il giovane ha provato a riprendersi i soldi. Le accuse sono pesanti: rapina e tentato omicidio.
I primi interrogatori: due versioni a confronto
Nel corso della mattinata, i due maggiorenni sono stati sentiti separatamente dalla gip Chiara Valori. Entrambi hanno provato a smorzare il loro ruolo, dando la colpa agli altri ragazzi del gruppo. Uno dei due, assistito dall’avvocata Elena Patrucchi, ha detto di essersi trovato “lontano dagli altri” quando è scoppiata l’aggressione. “Pensavo fosse solo una rissa senza importanza”, ha raccontato, spiegando di essere “molto preoccupato e sconvolto” per le condizioni della vittima. Ha anche detto di voler scrivere una lettera di scuse allo studente e alla sua famiglia.
Secondo la difesa, nessuno dei ragazzi avrebbe capito quanto fosse grave la situazione. “Non pensavamo potesse finire così male”, ha ripetuto più volte il giovane durante l’interrogatorio. La sua posizione, però, resta complicata: per lui e per l’altro diciottenne i legali hanno chiesto di alleggerire la misura cautelare, proponendo gli arresti domiciliari.
La versione del secondo maggiorenne
L’altro diciottenne, ritenuto dagli investigatori chi ha inferto le coltellate, ha raccontato una storia un po’ diversa. “Non ci vedevo più, non pensavo di averlo ferito così”, ha ammesso davanti al giudice. Ha spiegato di avere sempre con sé un coltello “perché in passato era stato aggredito”. Ha poi cercato di scaricare la responsabilità iniziale sui tre minorenni: “Sono stati loro a iniziare”, ha detto, sottolineando che lui è intervenuto solo dopo.
Il suo avvocato, Giovanni Giovanetti, ha già annunciato che la difesa punterà a dimostrare che non c’era l’intenzione di uccidere. Ora tocca alla gip Valori decidere sulla misura cautelare. La decisione arriverà nei prossimi giorni, dopo aver ascoltato anche il pubblico ministero Andrea Zanoncelli.
I tre minorenni al carcere Beccaria
Intanto, sono stati interrogati anche i tre minorenni, che si trovano nel carcere minorile Beccaria. Secondo le prime informazioni, anche loro hanno dato versioni diverse e hanno cercato di minimizzare il loro ruolo nell’aggressione. Gli investigatori stanno lavorando per ricostruire con precisione cosa è successo e chi ha fatto cosa.
Le indagini della Polizia si basano sulle immagini delle telecamere di sorveglianza e sulle intercettazioni ambientali raccolte dopo l’aggressione. Da queste ultime sono emerse frasi inquietanti. “È in fin di vita, così almeno non parla”, avrebbe detto uno degli arrestati, secondo quanto riferito dagli investigatori.
La vittima resta in condizioni critiche
Le condizioni dello studente ventiduenne aggredito quella notte in corso Como sono ancora molto serie. Il giovane è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Fatebenefratelli, dove ha subito diversi interventi chirurgici. “Per fortuna è ancora vivo, poteva andare molto peggio”, ha detto il direttore del dipartimento di pediatria, Luca Bernardo. Ma il quadro resta complicato: “Dovrà affrontare una vita difficile senza aver colpa. Probabilmente non potrà più avere una vita normale a causa di questa vile aggressione”, ha aggiunto.
I familiari attendono notizie più precise sulle sue condizioni, mentre la città è ancora sotto shock per un episodio che, dicono chi conosce i ragazzi coinvolti, sembrava impossibile solo poche settimane fa. Le indagini vanno avanti, per chiarire ogni dettaglio e capire le responsabilità di ciascuno dei cinque giovani fermati.
