Austin, 22 novembre 2025 – La Food and Drug Administration americana ha dato il via libera alla sperimentazione su esseri umani di un nuovo chip cerebrale impiantabile, sviluppato dalla società texana Paradromics, con sede ad Austin. Il primo passo coinvolge due persone con gravi disabilità motorie. L’obiettivo è chiaro: restituire loro la possibilità di comunicare trasformando i segnali del cervello in parole. Un traguardo che, secondo gli esperti, segna un salto avanti nel campo delle interfacce cervello-computer, un settore in forte crescita che ha attirato l’attenzione mondiale dopo i recenti progressi di Neuralink.
Paradromics: un chip per dare voce a chi non ce l’ha più
Il chip di Paradromics è un piccolo disco, di appena 7,5 millimetri di diametro, con una superficie piena di elettrodi in platino-iridio, così sottili da essere più fini di un capello umano. Questi elettrodi penetrano circa un millimetro e mezzo nella corteccia cerebrale, proprio nell’area che controlla labbra, lingua e laringe. Il dispositivo è collegato tramite un cavo a un ricetrasmettitore wireless impiantato nel torace del paziente. Da qui, i segnali raccolti vengono inviati a un computer esterno che li trasforma in parole o testi scritti.
Secondo l’azienda, i primi due pazienti dovranno solo “immaginare di parlare”. Un algoritmo di intelligenza artificiale tradurrà in tempo reale l’attività del cervello in voce sintetica o in testo sullo schermo. “Vogliamo restituire la comunicazione a chi l’ha persa”, ha detto Matt Angle, fondatore e amministratore delegato di Paradromics.
Test in corso e cosa ci aspetta
Il sì della FDA arriva dopo mesi di test su animali e simulazioni. La sperimentazione riguarda due persone, ma la società texana punta a estenderla in fretta: “Se i risultati saranno positivi, potremmo arrivare a coinvolgere fino a dieci volontari”, si legge in una nota diffusa ieri. Nella seconda fase, ogni paziente riceverà due chip per raccogliere più segnali e di migliore qualità.
Oltre a decodificare la parola immaginata, i ricercatori vogliono capire se il chip può anche rilevare l’intenzione di muovere la mano. Se funziona, il dispositivo potrebbe permettere di controllare un cursore sullo schermo solo con il pensiero, aprendo nuove possibilità di autonomia per chi ha problemi motori.
La sfida globale delle neurotecnologie
Il campo delle neurotecnologie è oggi terreno di una gara serrata. Paradromics si inserisce in un confronto che vede già protagonisti nomi come Neuralink, la società fondata da Elon Musk. Proprio Neuralink, a maggio 2025, aveva annunciato che uno dei suoi pazienti paralizzati era riuscito a registrare e pubblicare un video su YouTube usando solo il pensiero. Un risultato che ha fatto il giro del mondo, accendendo il dibattito sulle potenzialità – ma anche sui rischi – delle interfacce cervello-macchina.
Non si tratta solo degli Stati Uniti. Negli ultimi mesi sono emerse nuove realtà come Merge Labs, sostenuta da OpenAI di Sam Altman, che punta a sviluppare interfacce sempre più avanzate tra cervello e computer. Anche la Cina è in prima fila: secondo fonti del settore, Pechino considera le neurotecnologie una priorità per l’innovazione nazionale. Aziende come StairMed e NeuroXess di Shanghai stanno investendo molto nello sviluppo di chip neurali, spesso con il sostegno diretto delle autorità locali.
Tecnologia e coscienza: i nodi etici
L’avanzamento delle interfacce cervello-computer solleva domande importanti. “Dobbiamo chiederci quali siano i limiti accettabili nell’interazione tra uomo e macchina”, ha detto la neuroscienziata americana Karen Liu in un’intervista a Nature. Il dibattito si concentra su sicurezza degli impianti, tutela della privacy dei dati cerebrali e possibili effetti sull’identità personale.
Per ora, questa sperimentazione autorizzata dalla FDA è una speranza concreta per chi ha perso la parola. Ma apre anche scenari nuovi – ancora in gran parte da esplorare – sul rapporto tra tecnologia e mente umana.
