Roma, 22 novembre 2025 – Il governo ha definito nuovi criteri per selezionare le aree dove installare impianti rinnovabili in Italia, con il decreto sulla Transizione 5.0 approvato in questi giorni. L’elenco è ampio e variegato: si va dalle vecchie cave e miniere abbandonate alle aree industriali in difficoltà, passando per discariche bonificate, siti ferroviari inutilizzati, parti di demanio militare dismesse, parcheggi e invasi d’acqua. L’obiettivo è chiaro: spingere più velocemente sulle energie pulite, senza intaccare il paesaggio o le terre agricole.
Nuove regole per le rinnovabili: più spazi, ma con limiti
Il decreto stabilisce che sono idonee anche le aree agricole che si trovano entro 500 metri da zone industriali, artigianali o commerciali. Entrano in gioco anche i siti di interesse nazionale già sottoposti a bonifica. Altro punto importante: vicino alle autostrade si potranno montare impianti rinnovabili, purché entro 300 metri dal tracciato stradale.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica punta a snellire le procedure e a far arrivare i permessi più in fretta. “Vogliamo dare un segnale concreto – ha spiegato una fonte del ministero – scegliendo spazi già compromessi o poco utilizzati, per non mettere a rischio l’agricoltura e il paesaggio”.
Agricoltura e impianti: regole strette per non snaturare il territorio
Nonostante l’apertura a nuove aree, il decreto pone paletti precisi sugli impianti fotovoltaici a terra nelle zone agricole. Qui si potrà intervenire solo dove esistono già impianti simili, e solo per lavori di rifacimento, ampliamento o ricostruzione. L’estensione non potrà superare il 20% rispetto a prima. Un modo per proteggere la destinazione agricola del territorio, come si legge nel testo.
Le Regioni avranno un ruolo decisivo: entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto potranno indicare altre aree idonee, rispettando però i criteri nazionali. Niente divieti generali, ogni scelta dovrà tenere conto della tutela del patrimonio culturale, dei paesaggi protetti e delle aree naturali, compresi i siti Unesco.
Riconversione industriale: energia e lavoro insieme
Un punto chiave riguarda la priorità per le aree con poli industriali e quelle classificate come “di crisi industriale complessa”. L’obiettivo è doppio: spingere la riconversione produttiva e salvaguardare i posti di lavoro. “La transizione energetica può essere un’opportunità per territori segnati dalla deindustrializzazione”, ha detto un funzionario della Regione Lombardia, dove ci sono molti siti interessati.
Per quanto riguarda le superfici agricole, il decreto prevede che le aree idonee a livello regionale coprano tra lo 0,8% e il 3% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Un equilibrio pensato per non penalizzare l’agricoltura, ma permettere nuovi impianti.
Anche il mare entra in gioco: piattaforme e porti per l’eolico
Il decreto guarda anche alle aree marine: sono considerate idonee le piattaforme petrolifere dismesse e i porti dove si potranno installare impianti eolici fino a 100 MW. Saranno inoltre incluse le zone previste dai piani di gestione dello spazio marittimo. Una novità che potrebbe dare una spinta decisiva all’eolico offshore, settore su cui l’Italia punta per raggiungere gli obiettivi europei del 2030.
Il quadro tracciato dal decreto Transizione 5.0 rappresenta un passo avanti nella pianificazione delle energie rinnovabili. Ora tocca a Regioni e Province autonome trasformare queste indicazioni in scelte concrete. La partita è appena cominciata: tra tutela dell’ambiente, interessi economici e paesaggio, il confronto nei prossimi mesi si annuncia acceso.
