Roma, 22 novembre 2025 – L’Italia ha annunciato oggi, durante l’ottava conferenza di rifinanziamento del Fondo Globale a Johannesburg, un contributo di 150 milioni di euro per la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria. Una cifra importante, ma che rappresenta una riduzione di 35 milioni rispetto all’ultima tornata di finanziamenti. Una scelta che ha subito acceso dubbi e critiche tra le organizzazioni internazionali e nel mondo della cooperazione.
Taglio al contributo italiano, le ONG non ci stanno
Secondo One Campaign, la ong fondata da Bono Vox, questo nuovo stanziamento è “un passo indietro per un Paese del G7 che è stato tra i fondatori del Fondo Globale, impegnato a costruire un futuro più sano e sicuro”. Nel comunicato diffuso nel pomeriggio si sottolinea come l’Italia, da sempre tra i promotori più attivi, abbia deciso di ridurre il suo impegno proprio mentre la comunità internazionale spinge per investimenti maggiori nella salute globale.
Il Ministero dell’Economia ha confermato i 150 milioni. Fonti vicine alla delegazione italiana spiegano che “la decisione è arrivata nel quadro di una revisione della spesa pubblica”. Ma le critiche non sono mancate. “Questa scelta non rispecchia la responsabilità internazionale dell’Italia”, ha detto a caldo Elisa Bacciotti, direttrice di One Campaign Italia. “Tagliare i fondi rischia di compromettere i progressi fatti finora nella lotta a queste malattie”.
Italia e Africa: tra impegni e contraddizioni
Solo pochi mesi fa, a giugno, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva rilanciato l’attenzione sull’Africa, presentando il Piano Mattei come un progetto chiave per rafforzare i rapporti con il continente. Meloni aveva definito l’Africa “cruciale per il nostro futuro”, puntando su investimenti a lungo termine e partnership solide.
Eppure, per One Campaign, “il contributo annunciato oggi non è all’altezza di queste ambizioni”. Il Fondo Globale è uno degli strumenti più importanti per sostenere i sistemi sanitari africani e combattere epidemie che ancora ogni anno colpiscono milioni di persone. Nel 2024, i dati ufficiali parlano di oltre 1,5 milioni di nuovi casi di tubercolosi e 600mila morti per Aids solo in Africa.
Il Fondo Globale: numeri e peso della scelta italiana
Nato nel 2002 con un forte impulso dall’Italia, il Fondo Globale ha raccolto più di 60 miliardi di dollari e ha finanziato programmi in oltre 100 Paesi. Per questo ciclo di rifinanziamento l’obiettivo era raccogliere almeno 18 miliardi di dollari. La quota italiana, ora ridotta a 150 milioni, ha anche un valore simbolico. “L’Italia era uno dei pochi Paesi a rispettare sempre gli impegni”, ha ricordato una fonte diplomatica europea presente a Johannesburg.
Le prime stime degli organizzatori dicono che questo taglio potrebbe tradursi in meno risorse per vaccini e farmaci nei Paesi più fragili. “Ogni euro in meno significa meno vite salvate”, ha spiegato Peter Sands, direttore esecutivo del Fondo Globale. “Capisco le difficoltà economiche in Europa, ma la salute globale non può passare in secondo piano”.
Sguardo al futuro: società civile e società civile spingono per un cambio di rotta
Durante la conferenza, molte delegazioni hanno chiesto all’Italia di rivedere la sua posizione nei prossimi mesi. “Aspettiamo un segnale diverso dal governo italiano”, ha detto un rappresentante dell’Unione Africana. Anche alcune associazioni italiane hanno espresso preoccupazione: “Il taglio rischia di indebolire la credibilità internazionale dell’Italia proprio mentre si presenta come partner strategico per l’Africa”, ha commentato Silvia Stilli, portavoce dell’AOI (Associazione delle Ong Italiane).
Al momento, dal governo non arrivano aperture su possibili cambiamenti. La decisione resta quella annunciata oggi a Johannesburg: 150 milioni di euro per il prossimo triennio. Un impegno concreto, certo, ma più basso rispetto al passato, che riapre il dibattito sul ruolo dell’Italia nella cooperazione internazionale e sulla distanza tra parole e fatti.
