Scopri i dieci film imperdibili da 22 nazioni al Terraviva Film Festival

Scopri i dieci film imperdibili da 22 nazioni al Terraviva Film Festival

Scopri i dieci film imperdibili da 22 nazioni al Terraviva Film Festival

Giada Liguori

Novembre 22, 2025

Bologna, 22 novembre 2025 – Dieci lungometraggi e quattro cortometraggi da ventidue Paesi diversi. Il Terraviva Film Festival torna a Bologna e Casalecchio di Reno dal 26 al 30 novembre, proponendo uno spazio di riflessione su mobilità, migrazione, accoglienza e libertà. Nato dall’Associazione Amici di Giana intorno al Premio Gianandrea Mutti, il festival punta soprattutto sui giovani registi migranti, ma coinvolge tutta la città in un dialogo aperto sulle responsabilità comuni verso il presente e il futuro.

Un festival che mette al centro l’umanità

Il tema scelto per il 2025 è “Essere o non essere, umano”. Un invito a riflettere sull’urgenza di ripensare i rapporti umani in un mondo segnato da crisi geopolitiche e ambientali. “Vogliamo soprattutto stimolare i giovani a sviluppare un pensiero autonomo che metta l’essere umano al centro”, ha spiegato Laura Traversi, direttrice artistica insieme a Giampiero Judica. Non solo cinema, quindi. Il festival prevede anche incontri, masterclass e momenti di confronto, con una particolare attenzione agli studenti delle scuole superiori della città metropolitana.

Un programma internazionale tutto da vedere e gratuito

Tutti gli eventi del Terraviva Film Festival sono a ingresso libero. Le proiezioni si alternano tra Bologna e Casalecchio di Reno, con appuntamenti sia pomeridiani che serali. Oltre alla giuria ufficiale del Premio Terraviva, guidata quest’anno dallo scrittore Marcello Fois, c’è anche la giuria Terraviva Studenti, formata da ragazzi delle scuole superiori. “Il coinvolgimento diretto degli studenti è fondamentale – ha sottolineato Judica – perché sono loro i primi a ricevere i messaggi che il festival vuole lanciare”.

Storie dal mondo: da Gaza all’Ucraina

Tra i film più attesi c’è “Put Your Soul on Your Hand and Walk” di Sepideh Farsi. Racconta la vita quotidiana a Gaza sotto i bombardamenti israeliani, attraverso le videochiamate tra la regista e la giovane fotoreporter Fatima Hassona. Una testimonianza raccolta poco prima che Hassona perdesse la vita in un attacco missilistico. “È una storia che non ti lascia indifferente”, ha detto uno degli organizzatori durante la presentazione.

Altro titolo in programma è “2000 metri to Andriivka” di Mstyslav Chernov, già premio Oscar per “20 Days in Mariupol”. Il film segue un plotone ucraino impegnato in una difficile traversata nella foresta per raggiungere un villaggio occupato. Chernov racconta quel viaggio, mostrando l’orrore della guerra e l’incertezza che cresce sul suo futuro. Dalle prime anticipazioni, il film promette uno sguardo diretto e senza filtri sulla realtà del conflitto.

Un palcoscenico per il futuro del cinema sociale

Nelle cinque edizioni precedenti, sotto la guida di Traversi e Judica, il festival ha ospitato registi, attori, giornalisti e attivisti da tutto il mondo. Spesso i film scelti hanno poi fatto strada a livello internazionale: è successo con “20 Days in Mariupol”, “Sugarcane”, “Dying to Divorce”, “Writing with Fire” e “Fremont”. “Abbiamo visto crescere film che poi hanno conquistato grandi premi”, ha ricordato Traversi durante l’incontro con la stampa locale.

Giovani protagonisti e comunità in prima fila

Il coinvolgimento delle scuole non si ferma alla giuria: molti studenti parteciperanno anche alle masterclass e agli incontri con i registi. “Per noi è importante che i ragazzi si sentano parte attiva del festival”, ha spiegato uno degli insegnanti coinvolti. L’obiettivo è far nascere nei giovani una riflessione critica su temi come identità, accoglienza e responsabilità sociale.

Un appuntamento che va oltre lo schermo

Il Terraviva Film Festival si conferma uno degli appuntamenti italiani più importanti dedicati al cinema sociale e d’autore. Un’occasione per interrogarsi insieme su cosa significhi oggi essere umani, in un mondo attraversato da conflitti e migrazioni. E tra una proiezione e l’altra, resta spazio anche per la speranza: quella che nasce dal confronto diretto tra generazioni diverse, unite dalla voglia di capire e raccontare il presente.