Gaza, 22 novembre 2025 – Almeno 21 palestinesi sono morti nelle ultime ore dopo una nuova serie di raid israeliani sulla Striscia di Gaza, secondo la Difesa civile locale, che opera sotto il controllo di Hamas. L’attacco, avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 novembre, è stato confermato anche dall’esercito israeliano, che ha parlato di bombardamenti mirati contro “obiettivi terroristici di Hamas”, in risposta a un miliziano armato che aveva sparato contro soldati israeliani nel sud della Striscia.
Raid notturni, almeno 21 morti: la nuova escalation
Le sirene sono suonate poco dopo le 2 del mattino nei quartieri orientali di Gaza City e a Khan Yunis, nel sud della Striscia. I soccorritori della Difesa civile di Gaza raccontano che i raid hanno colpito diversi palazzi residenziali e zone molto popolate. “Abbiamo tirato fuori corpi dalle macerie per tutta la notte”, dice Ahmed al-Sheikh, un volontario raggiunto al telefono all’alba. Le ambulanze hanno fatto la spola tra le aree colpite e l’ospedale Shifa, dove parenti disperati cercavano notizie.
La risposta israeliana all’attacco armato
L’esercito israeliano spiega che l’operazione è scattata dopo che un miliziano armato ha sparato contro una pattuglia vicino al valico di Kerem Shalom, al confine sud della Striscia. “Abbiamo colpito infrastrutture militari di Hamas”, ha detto il portavoce Daniel Hagari, in una nota diffusa alle 4.30 del mattino. Secondo fonti israeliane, nessun soldato è rimasto ferito nell’attacco iniziale, ma la tensione resta alta lungo tutta la linea di separazione.
Bilancio provvisorio e difficoltà nei soccorsi
Il numero delle vittime – almeno 21 secondo la Difesa civile – potrebbe salire nelle prossime ore. Le squadre di soccorso lavorano tra le macerie di palazzi crollati e strade bloccate dai detriti. “Ci sono ancora persone sotto le macerie”, spiega un funzionario locale, che ha chiesto di restare anonimo per sicurezza. Gli ospedali della Striscia, già sotto pressione dopo settimane di bombardamenti, affrontano una nuova emergenza: “Le sale operatorie sono piene, mancano farmaci e sangue”, racconta un medico dell’ospedale Al-Quds.
Reazioni internazionali e clima di tensione
La nuova ondata di bombardamenti ha scatenato subito le reazioni delle organizzazioni umanitarie internazionali. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha chiesto “protezione immediata per i civili” e libero accesso agli aiuti. Anche l’ONU ha espresso “profonda preoccupazione” per l’escalation. Dal lato israeliano, il governo di Benjamin Netanyahu ha ribadito che “ogni attacco contro i nostri soldati avrà una risposta proporzionata”. Intanto, le autorità egiziane hanno aumentato i controlli al confine di Rafah, temendo che il conflitto possa allargarsi.
Gaza, la popolazione tra paura e incertezza
Nelle strade di Gaza l’ansia è palpabile. Molti hanno passato la notte in rifugi improvvisati o nelle scuole gestite dall’UNRWA. “Non sappiamo dove andare, ogni zona può essere colpita”, confida Samira, madre di tre figli, davanti a un centro di distribuzione alimentare nel quartiere di Zeitoun. Le scuole restano chiuse, i negozi aprono solo per poche ore. Il timore di nuovi raid è costante: “Ogni rumore ci fa sobbalzare”, racconta un giovane volontario della Mezzaluna Rossa.
Il rischio di una nuova escalation nelle prossime ore
Fonti diplomatiche europee dicono che nelle prossime ore potrebbero intensificarsi i tentativi di mediazione per evitare un’escalation su larga scala. Ma la situazione resta molto fluida e difficile da prevedere. Chi è sul posto ricorda che la popolazione civile continua a pagare il prezzo più alto del conflitto: “Qui ogni giorno si lotta per sopravvivere”, dice un operatore umanitario internazionale presente a Gaza dal 2023.
Il bilancio delle vittime – almeno 21 palestinesi uccisi – rischia di salire ancora, se non si troverà presto una via per fermare i raid e mettere al sicuro i civili intrappolati nella Striscia.
