Ue, la bozza di Cop30 mette a rischio un accordo cruciale

Ue, la bozza di Cop30 mette a rischio un accordo cruciale

Ue, la bozza di Cop30 mette a rischio un accordo cruciale

Giada Liguori

Novembre 22, 2025

Belem, 22 novembre 2025 – “Quello che abbiamo davanti è inaccettabile. Siamo lontanissimi da dove dovremmo essere e, purtroppo, ci troviamo davvero a un passo dal fallimento”. Così, nel pomeriggio di ieri a margine della Cop30 di Belem, il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra ha sintetizzato la tensione che si respira tra i negoziatori delle Nazioni Unite. Il summit, partito lunedì nella città brasiliana, avrebbe dovuto segnare una svolta nei negoziati sul clima. E invece, a metà strada, il rischio che tutto sfumi è più concreto che mai.

Clima rovente tra i delegati: l’Europa alza il tiro

Hoekstra, arrivato a Belem con la delegazione europea, non ha nascosto la sua preoccupazione. “Siamo molto lontani dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi“, ha detto ai giornalisti fuori dal centro congressi, poco dopo le 17 locali. Fonti interne all’UE raccontano che la bozza in discussione non garantisce né tagli reali alle emissioni, né impegni chiari sui finanziamenti ai paesi più fragili. “Non possiamo accettare compromessi al ribasso“, ha confidato un funzionario europeo, lasciando intendere che Bruxelles è pronta a spingere fino in fondo, anche a costo di una rottura.

Le richieste dell’Europa e il blocco nei negoziati

Sul tavolo della Cop30 ci sono questioni cruciali: tagliare le emissioni di gas serra, sostenere i paesi in via di sviluppo e mettere regole più rigide per controllare gli impegni presi. L’Unione Europea, ha ribadito Hoekstra, vuole “un piano concreto per mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi“. Ma molti paesi produttori di petrolio e carbone – come Arabia Saudita e India – frenano quando si parla di abbandonare gradualmente i combustibili fossili. “Senza un segnale chiaro su questo punto, rischiamo di perdere credibilità“, ammette un diplomatico tedesco.

Il nodo dei soldi e la pressione dei paesi emergenti

Al centro dello scontro ci sono anche i finanziamenti climatici. Paesi africani e latinoamericani chiedono che le economie avanzate rispettino la promessa – mai del tutto mantenuta – di mettere sul piatto almeno 100 miliardi di dollari l’anno per aiutare la transizione verde nei paesi più vulnerabili. “Non possiamo fare la nostra parte senza risorse vere“, ha detto il ministro dell’Ambiente del Kenya, Soipan Tuya. La bozza attuale, però, prevede solo impegni vaghi e nessuna cifra precisa. Una posizione che, dicono molti osservatori, rischia di far saltare tutto.

Brasile in bilico tra mediazione e interessi nazionali

La scelta di Belem, porta d’accesso all’Amazzonia, non è casuale. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva punta a rilanciare il ruolo del suo paese come ponte tra Nord e Sud del mondo. Ma anche dentro la delegazione brasiliana non mancano le divisioni: alcuni governatori degli Stati amazzonici chiedono più fondi per proteggere le foreste, mentre altri spingono per uno sviluppo economico più veloce. “Serve trovare un equilibrio tra ambiente e crescita“, ha spiegato il governatore del Pará, Helder Barbalho.

Le prossime ore decisive: il rischio del fallimento

La conferenza va avanti fino al 29 novembre. Nei corridoi si parla di possibili incontri tra Stati Uniti, Cina ed Europa nelle prossime ore. Ma l’atmosfera resta tesa. “Se non cambiamo passo entro 48 ore, sarà difficile evitare il fallimento“, confida una fonte vicina alla presidenza della Cop30. La posta in gioco è altissima: secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, senza nuove misure le emissioni globali continueranno a salire fino al 2030.

Fuori dal centro congressi, la voce della società civile

Fuori dal centro, centinaia di attivisti hanno manifestato chiedendo “giustizia climatica ora“. Cartelli colorati, cori e qualche momento di tensione con la polizia hanno animato la giornata. “Non possiamo aspettare altri dieci anni“, ha gridato al megafono Ana Paula Costa, leader dei Fridays for Future Brasil. Il mondo guarda a Belem con attenzione: la sensazione è che questa volta non bastino promesse vaghe o buone intenzioni.

In questo clima incerto, la frase di Hoekstra – “siamo davvero di fronte a uno scenario di mancato accordo” – suona come un avvertimento. Solo nelle prossime ore si capirà se i leader troveranno un punto d’incontro o se la Cop30 finirà per essere un’altra occasione persa.