Il Cairo, 23 novembre 2025 – Questa mattina una delegazione di alto livello di Hamas è arrivata al Cairo per un incontro chiave con i vertici dell’intelligence egiziana. Lo scopo è affrontare la nuova ondata di violenze che ha colpito la Striscia di Gaza negli ultimi giorni. La notizia, diffusa dal quotidiano saudita Al-Hadath e confermata da fonti diplomatiche locali, arriva in un momento di forte tensione nella regione, mentre la comunità internazionale cerca una via per fermare il conflitto.
Al Cairo il faccia a faccia di Hamas con i mediatori
Secondo una fonte anonima citata da Al-Hadath, la delegazione di Hamas – composta da almeno cinque membri del politburo, tra cui figure vicine al leader Ismail Haniyeh – è arrivata a Cairo nelle prime ore del mattino. L’obiettivo è chiaro: discutere come fermare l’escalation e valutare una possibile nuova fase politica per la regione.
Fonti egiziane parlano di un incontro che si svolge in “massima riservatezza”, con la presenza di rappresentanti dei principali paesi mediatori: Egitto, Qatar e Stati Uniti. Questi ultimi, a quanto si apprende, hanno presentato una versione aggiornata del piano per Gaza promosso dall’ex presidente americano Donald Trump.
Gaza sotto assedio, i mediatori al lavoro
Negli ultimi dieci giorni la situazione nella Striscia di Gaza è peggiorata drasticamente. Secondo dati dell’ONU, almeno 120 civili palestinesi sono morti tra raid aerei e scontri a fuoco. Le strutture sanitarie sono al collasso. “La gente è esausta, servono risposte immediate”, ha detto al telefono un funzionario dell’UNRWA, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, dal quartiere di Shuja’iyya.
In questo scenario, il ruolo dei mediatori internazionali è fondamentale. Il Qatar ha confermato la sua disponibilità a mediare un cessate il fuoco temporaneo, mentre l’Egitto si propone come garante per l’apertura di corridoi umanitari. Gli Stati Uniti spingono per una “transizione ordinata” che porti a una pace stabile nella regione.
Il piano Trump e il futuro di Gaza
Al centro del confronto al Cairo c’è la cosiddetta “seconda fase” del piano elaborato dall’amministrazione Trump. Fonti occidentali spiegano che il documento prevede la creazione di un’amministrazione provvisoria a Gaza, con il coinvolgimento diretto delle autorità palestinesi e la supervisione di osservatori internazionali. “Non ci sono alternative serie sul tavolo”, ha detto un diplomatico europeo presente ai lavori preparatori.
Ma la posizione di Hamas resta incerta. Da un lato il movimento mostra disponibilità al dialogo; dall’altro continua a chiedere garanzie sulla fine delle operazioni militari israeliane e sulla riapertura dei valichi di frontiera. “Se non arrivano impegni concreti, non firmeremo nulla”, avrebbe confidato uno dei delegati durante i negoziati.
Reazioni nel mondo e speranze a Gaza
L’arrivo della delegazione di Hamas al Cairo ha diviso le cancellerie occidentali. A Gerusalemme, fonti vicine al governo israeliano hanno espresso “scetticismo” sulla reale volontà del gruppo palestinese di fare compromessi. A Washington, invece, si guarda con cauto ottimismo all’iniziativa egiziana: “Ogni passo verso la calma è un passo avanti”, ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato.
Intanto, a Gaza City, la gente aspetta segnali concreti. Nel quartiere di Zeitoun, negozi chiusi e scuole deserte raccontano una vita sospesa. “Siamo stanchi di questa guerra”, dice Ahmed, 42 anni, padre di quattro figli. “Vogliamo solo tornare a vivere”.
Le prossime ore saranno decisive. Il vertice di Cairo potrà aprire una strada verso la tregua o sarà ancora una volta la diffidenza a prendere il sopravvento.
