Nordio avverte: «Togliere i bambini alle famiglie nel bosco è inaccettabile»

Nordio avverte: «Togliere i bambini alle famiglie nel bosco è inaccettabile»

Nordio avverte: «Togliere i bambini alle famiglie nel bosco è inaccettabile»

Matteo Rigamonti

Novembre 23, 2025

Roma, 23 novembre 2025 – Il caso dei tre bambini allontanati dalla famiglia che viveva nel bosco a Palmoli, in Abruzzo, continua a far discutere istituzioni e opinione pubblica. Giovedì scorso, il Tribunale per i Minorenni di L’Aquila ha deciso di trasferire i minori in una casa protetta. Da allora, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha chiesto controlli più approfonditi, mentre l’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) ha difeso i giudici, invitando a non strumentalizzare la vicenda a fini politici.

Magistratura: “La priorità è la sicurezza dei bambini”

L’Anm, attraverso una nota della sua Giunta esecutiva centrale, ha spiegato che la sospensione della responsabilità genitoriale si basa su “valutazioni tecniche e fatti concreti: sicurezza, condizioni sanitarie, socialità, obbligo scolastico”. I magistrati hanno sottolineato che la decisione è stata presa “nel rispetto delle leggi e con l’unico scopo di proteggere i minori”. In sostanza, il tribunale ha ravvisato una “lesione del diritto alla vita di relazione” dei bambini, con possibili danni al loro sviluppo emotivo e cognitivo.

L’Anm ha inoltre esortato a non cadere nelle “strumentalizzazioni di certa politica”, avvertendo che semplificare troppo o mettere tutto sul piano dello scontro politico può mettere a rischio i diritti dei più fragili. “Bisogna avere fiducia nelle scelte dei tribunali”, si legge nel comunicato, “e evitare facili contrapposizioni”.

Politica in campo: Nordio chiama al rigore, Salvini alza la voce

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando da Stresa, ha definito “estremamente doloroso” l’allontanamento dei bambini. “Bisogna fare tutte le verifiche del caso”, ha detto. “Al momento è troppo presto per commenti procedurali”. Il Guardasigilli ha annunciato che il Ministero seguirà da vicino l’evoluzione della situazione.

Molto più duro il vicepremier Matteo Salvini, intervenuto a Milano. Ha parlato di “sequestro indegno, preoccupante e vergognoso” dei tre bambini, portati via dai genitori. Salvini ha promesso che andrà fino in fondo: “La prossima settimana sarò in Abruzzo per incontrare chi è coinvolto”. E ha lanciato un avvertimento ai giudici e agli assistenti sociali locali: “Non rompete le scatole”. Per il leader della Lega, serve una riforma della giustizia.

Il padre: “Voglio riportare i miei figli a casa”

Dall’altra parte, il padre, Nathan Trevallion, cittadino anglo-australiano, non si dà per vinto. In un’intervista ha detto: “Voglio solo riunire la famiglia in questa casa. A breve sistemeremo il bagno, sposteremo la cucina, faremo due camere da letto. È già venuto un ingegnere. In pochi giorni tutto tornerà come prima, felice”.

Trevallion ha anche avvertito che, se non riusciranno a tornare insieme, la moglie Catherine potrebbe tornare in Australia con i bambini. “Io rimarrò con gli animali nel nostro bosco italiano”, ha confidato. Ha poi difeso la scelta di vita della famiglia: “Diamo ai nostri figli ciò di cui hanno bisogno, in una società sempre più avvelenata”.

Le ragioni dietro la decisione e il dibattito che infiamma il paese

Secondo le prime ricostruzioni, il tribunale ha motivato la decisione con l’assenza di servizi igienici adeguati e la mancata frequenza scolastica dei bambini. Gli assistenti sociali hanno segnalato rischi per la sicurezza fisica e lo sviluppo relazionale dei minori. La vicenda ha diviso anche i cittadini: nelle ultime ore sono state raccolte oltre 1.800 firme per chiedere che i bambini restino con i genitori nella casa di Palmoli.

Il caso resta aperto. Nei prossimi giorni sono attese nuove verifiche sulle condizioni abitative della famiglia e sulle possibilità di un eventuale ricongiungimento. Nel frattempo, il confronto tra tutela dei minori e libertà educativa delle famiglie si fa sempre più acceso, tra richieste di garanzie e appelli a rispettare le decisioni dei giudici.