Ridere per la pace: la stand-up comedy che sfida il conflitto israelo-palestinese

Ridere per la pace: la stand-up comedy che sfida il conflitto israelo-palestinese

Ridere per la pace: la stand-up comedy che sfida il conflitto israelo-palestinese

Giada Liguori

Novembre 23, 2025

Torino, 23 novembre 2025 – “Coexistence, My Ass!”, il documentario di Amber Fares in gara al 43° Torino Film Festival, getta uno sguardo crudo sulla convivenza tra israeliani e palestinesi. Girato in cinque anni, il film segue la comica e attivista Noam Shuster Eliassi mentre porta in scena il suo spettacolo satirico, affrontando con ironia e amarezza le contraddizioni di una pace sempre più lontana.

Noam Shuster Eliassi: il sogno infranto di una convivenza possibile

Noam è cresciuta a Oasis of Peace, una comunità alle porte di Gerusalemme nata per ospitare in egual misura famiglie ebree e palestinesi. Qui ha visto da vicino il sogno – e poi la delusione – di una convivenza reale. Figlia di madre ebrea iraniana e padre ebreo rumeno, è stata spesso definita “testimonial del processo di pace israelo-palestinese”. Ma col tempo la sua fiducia nel tradizionale attivismo pacifista si è sgretolata. «Mi sono accorta che molte iniziative erano più una facciata che altro», ha raccontato durante il suo tour.

La satira che smaschera la realtà

La svolta arriva quando Noam si butta sulla stand-up comedy. Il suo spettacolo, dal titolo provocatorio “Coexistence, My Ass!”, fa rapidamente scalpore in tutto il Medio Oriente. Nei suoi monologhi non risparmia nessuno: politici, attivisti, istituzioni. La sua satira è tagliente, spesso scomoda. «Non voglio piacere a tutti», ha detto durante una serata a Tel Aviv, «voglio che la gente inizi a farsi delle domande». Il pubblico reagisce in modo vario: c’è chi ride, chi si indigna, chi resta in silenzio.

L’incontro casuale che ha cambiato tutto

Amber Fares, regista canadese-libanese nota per i suoi lavori sul Medio Oriente, ha incontrato Noam per caso in un bar di Brooklyn nell’autunno 2019. All’epoca Noam si era appena trasferita a Harvard grazie a una borsa di studio annuale. «Stava lavorando a uno spettacolo che prendeva di mira quella che lei chiama ‘l’industria della pace’», ha spiegato Fares al Torino Film Festival. «All’inizio pensavo di fare un cortometraggio sulle sue esperienze negli Stati Uniti, ma poi ho capito che la storia era molto più grande».

Cinque anni tra palco e tensioni crescenti

Le riprese sono durate cinque anni, attraversando momenti delicati della storia recente della regione. Mentre la fama di Noam cresceva – con spettacoli a Gerusalemme, Ramallah, New York – la situazione politica si faceva sempre più tesa. Attacchi a Gaza, escalation al confine con il Libano, proteste nelle piazze. «Intorno a me sembrava che tutto stesse andando in pezzi», ammette Noam in una scena del film. E proprio nei momenti più duri, la sua satira si è fatta ancora più cruda.

Tra speranza e disincanto: il punto di vista della regista

Quando le è stato chiesto se è possibile essere ottimisti sul futuro della regione, Amber Fares non ha nascosto il suo scetticismo. «Israele continua ad attaccare sia Gaza che il Libano», ha detto a Torino. «È difficile trovare motivi per essere ottimisti». Ma ha citato spesso una frase di Noam: «La speranza è un lusso, ma anche perderla lo è». Secondo la regista, oggi il mondo è più consapevole delle sofferenze dei palestinesi rispetto al passato. «Forse qualcosa potrà cambiare», ha aggiunto, «ma io ancora non ci credo del tutto».

In arrivo nelle sale italiane all’inizio del 2026

Dopo l’anteprima al Sundance e la proiezione al Torino Film Festival, “Coexistence, My Ass!” arriverà nelle sale italiane tra gennaio e febbraio 2026, distribuito da Wanted Cinema. Un documentario che non dà risposte facili né consolazioni, ma spinge lo spettatore a confrontarsi con la complessità – spesso dolorosa – della convivenza tra due popoli. E a riflettere su quanto sia difficile ridere quando tutto intorno sembra cadere a pezzi.